Capitolo 48

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Al mattino, a svegliarmi fu la suoneria del mio cellulare. In particolare, lo stridulo dell'allarme, suoneria personalizzata apposta per mia madre. Tastai il comodino accanto il mio letto, con gli occhi ancora chiusi e la stanchezza ad affliggermi la testa come un peso di almeno venti chili.

"Mamma." Biascicai, con la bocca ancora impastata dal mio sonno interrotto.

"Ehi." Mi rispose lei, la voce squillante già di prima mattina. "Sto per portarti di nuovo Carter, va bene?"

"Mh, si. Benissimo." Borbottai, lasciandomi poi andare ad uno sbadiglio. "Ci vediamo tra poco."

Non le diedi il tempo di rispondere, e chiusi la chiamata. Mi voltai a pancia in su, ed aprii le braccia sul mio comodo letto a due piazze, cercando di stiracchiarmi. Poi mi resi conto che la mia mano sinistra toccò il muro. «Da quando il mio letto è vicino al muro?»

Mi voltai confusa, e quasi ebbi un infarto quando riconobbi la sagoma di Chase accanto a me. In particolare, i suoi occhi erano fissi quasi con disprezzo nei miei, mentre io continuavo a testargli il petto, credendo fosse il muro. Stridulai e caddi letteralmente giù dal letto, portando con me il lenzuolo, con il quale riuscii a coprirmi giusto prima che lui si affacciasse per constatare se fossi viva o meno.

"Tutto bene lì sotto?" Chiese, con un sorriso di scherno sulle labbra. Mi massaggiai la nuca, non avevo più l'età per cadere dal letto ed uscirne illesa.

"Cosa diavolo ci fai tu qui?" Mormorai, tenendo stretto il lenzuolo attorno il mio corpo. Questa situazione era estremamente imbarazzante.

"Memoria a breve termine o vuoi forse che ti racconti davvero tutto?" Il suo sorriso crebbe, diventando malizioso. Mi sollevai in piedi di scatto, lui si stese di nuovo comodamente a letto e chiuse le mani dietro la sua nuca.

«Ottima scelta, Cris» mi dissi, mentre mi permisi di osservare i suoi muscoli; sembrava essere quasi scolpito, accidenti. Ed io non avevo autocontrollo, era risaputo.

"No, aspetta." Mi beccò lui, sollevando le sopracciglia velocemente. "Magari vuoi il replay?"

Un messaggio arrivò sul mio cellulare, ed io mi ricordai del perché mi fossi svegliata. Tolsi velocemente il cuscino da sotto la testa del ragazzo e lo usai come un'arma per colpirlo dritto al petto.

"Sloggia, amico." Borbottai, stringendo i denti. "Mio figlio sta tornando."

Chase mi osservò per qualche istante, e prima che me ne potessi rendere conto, con una velocità inumana per chiunque mi afferrò il polso e mi spinse sul letto, esattamente sopra di lui.

«Eh no, ti prego»

Flashback della sera precedente tornarono con prepotenza nella mia mente, mi accaldai in un solo istante. Il viso di Chase era esattamente ad un soffio dal mio; poteva essere qualcuno così attraente già di prima mattina?

"Sicura della tua scelta?" Mi chiese con voce rauca, mentre le sue mani scesero sui miei fianchi per tenermi saldata a lui. "È un'occasione che potrebbe non ricapitare."

"Per quanto mi piacerebbe..." bastò solo quella frase per far crescere la malizia sul suo volto. "Devi andartene."

Riuscii con non poche difficoltà ad alzarmi dal suo corpo, bollente come una pietra incandescente, e con molta disinvoltura mi misi alla ricerca del mio intimo. Lo adocchiai accanto la porta e lo indossai velocemente, cercando di non far cadere il lenzuolo, e poi feci lo stesso con degli shorts ed una canotta. Quando mi voltai di nuovo, Chase era quasi completamente rivestito, e saltellava su se stesso per rimettersi i jeans.

"Potresti muoverti?" Borbottai, serrando i denti. "Non vorrei traumatizzare mio figlio."

"Mi amerebbe, invece." Mi rispose lui, finalmente chiudendo la zip dei pantaloni. "I bambini mi adorano."

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