Capitolo 10

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Sento i raggi tiepidi del sole sfiorare fievolmente punti precisi del mio viso. Il calore è in contrasto con l'aria gelida invernale e quest'aria che si respira ha qualche nota di primavera. Siamo ormai alla fine di febbraio e, mentre le altre persone accantonano già i vestiti pesanti, io non modifico il mio stile e continuo ad indossare maglioni o felpe dal tessuto caldo. Sto passeggiando con lo scopo di raggiungere la scuola ed osservo il paesaggio del centro della mia città: ai margini della strada, percorrendo il contorno dei marciapiedi della piazza, vi sono angoli di verde; le piante di un verde opaco sono ricoperte da brina e rugiada e lungo l'asfalto una leggera spolverata di neve e ghiaccio mi fa percepire un senso di prudenza. Con la mia goffaggine, sarei capace di scivolare maldestramente e rompermi la testa su questo marciapiede ricoperto di sale per prevenire tutto ciò. Sarei potuta andare con il pullman, ma c'è sciopero dei trasporti pubblici e per oggi va così; inoltre i miei genitori sono andati al lavoro presto, più del solito: mio padre è un veterinario, mia madre lo aiuta. Li ammiro per il lavoro che praticano: aiutare gli animali è una cosa importantissima per la mia famiglia. Gli animali sono da amare e sono felice che la pensino in questo modo: ho ereditato quest'amore per i cuccioli a quattro zampe proprio grazie a loro.

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Ormai sogno ad occhi aperti e appena capisco di essere arrivata a scuola, scrollo la testa e mi immergo nella realtà. Cosa faccio? Dove vado? Mi sento così fuori posto qui tra tutte queste persone... Decido di entrare in classe dopo aver attraversato a testa bassa il corridoio gremito di gente.

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Osservo ciò che succede nel cortile della scuola e noto che una classe sta facendo educazione fisica. Il professore richiama l'attenzione con il suo fischietto e tutti gli studenti della classe iniziano a correre per tutto il perimetro del cortile. Ci sono ragazze che fanno gli squat per mettere in bella vista il loro fondoschiena e i ragazzi saltellando sul posto non perdono occasione dello spettacolo che gli si presenta davanti. Ogni ragazzo indossa una tuta blu costituita da pantaloni di tuta, maglia bianca a maniche corte leggera con da sopra abbinata ai pantaloni, una felpa aperta blu con la scritta rappresentante il nome della nostra scuola stampata in plastica bianca. Questa è l'uniforme che siamo obbligati ad indossare (anche noi ragazze, anche se al posto dei pantaloni di tuta abbiamo i leggings blu) nell'ora di ginnastica. Sposto lo sguardo verso un ragazzo di spalle. La sua schiena vibra sotto il tessuto della felpa e quando si gira di profilo capisco che il ragazzo è Daniel. Il mio cuore perde un battito quando noto che sta ridendo, con il viso rivolto verso l'alto, le palpebre socchiuse che fremono sotto la luce del sole e il petto che si contrae per poi rilassarsi. Il suo sorriso quando smette di ridere, è qualcosa di luminoso, più del sole; e i suoi denti brillano. Ha un'aria spontanea, rilassata, divertita... La mia leggerezza si conclude bruscamente quando scorgo la figura talmente bassa di Jennifer che era nascosta dietro Daniel.

Mi viene in mente del messaggio di Matias, così, tutto ad un tratto: -Eravamo...amici.- mi aveva risposto così, con una semplice frase ed io gli avevo chiesto spiegazioni (dopo essermi ripresa dalla sorpresa di scoprire che quei due si conoscevano) ma mi ignorò e propose di incontrarci all'hotel dove abiterà per questi mesi. Io gli avevo risposto con un'affermazione ed una conferma per "l'appuntamento", il tutto tranquillamente, ma sentivo dentro me un presentimento che non andava via facilmente ed io dovevo scoprire qual'era la verità.

-Signorina Martini, vede qualcosa di così interessante fuori dalla finestra? Vuole ripetermi l'ultima cosa che ho spiegato?- Tutta la classe si è girata a guardarmi e prima di collegare il tutto, sento la mia voce tagliare il silenzio ripristinato dopo la ripresa da parte del prof. di chimica. -Sì.- Con voce sussurrata ed un accenno di sorriso timido e le guance in fiamme. E non so neanche io se quell'affermazione era per la consapevolezza di essere preparata sulla lezione che dovevo ripetere da lì a qualche minuto; oppure per aver trovato qualcosa, o meglio qualcuno da osservare, qualcuno di così interessante da aver rubato il mio sguardo ed averlo nascosto nei pochi spiragli di luce presenti nel mio cuore tenebroso.





Ciao! Scusatemi se ieri non ho aggiornato, ma come ho scritto nella mia bacheca, ho dovuto studiare molto. Avevo, inoltre, detto che oggi avrei pubblicato due capitoli ma non l'ho fatto. Scusatemi ancora. Provvederò a farmi perdonare pubblicando due capitoli domani oppure un capitolo più lungo del solito: quindi i due capitoli insieme in un unico capitolo. Non so se mi sono spiegata. Comunque a domani. Scusatemi ancora. Vi voglio bene, ciao!❤

E' dal dolore che si può ricominciare #Wattys2019 [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora