Capitolo 37

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Daniel's Pov

-Dove cazzo è quel maledetto caricabatterie?!?- borbotto stizzito. Percorro con lo sguardo la scrivania in legno dove Michelle ha detto che si trovava. Evidentemente si è volatilizzato da un momento all'altro. Osservo il resto della stanza e rifletto: Se fossi un caricabatterie dove mi metterei? Potrebbe essere in uno di quei cassetti sotto l'armadio... Ne apro uno e... beh, direi che non si trova proprio qua: ci sono tanti tipi di reggiseno e di slip. Sento una vampata di calore in viso: da quanto in qua arrossisco?!? Questa ragazza mi sta mostrando la parte migliore di me, il vero me, quello che non conoscevo nemmeno io. Richiudo di scatto il cassetto. Ok, decisamente non è qui il caricabatterie. Devo far venire lei a prenderlo perché non lo trovo per niente. Non sono mai stato bravo a trovare ciò che mi chiedevano di trovare; non è per niente il mio forte.

Esco dalla stanza e mi affaccio dalle scale cercando Michelle. -Michelle, credo che devi andarlo a cercare tu il tuo caricabatterie. Non lo trovo!- Ma tutto ciò che ricevo come risposta é silenzio. Aggrotto le sopracciglia. Forse è di nuovo nel suo mondo come lo è stata fino ad adesso. Ho notato come fosse strana ma ho pensato che forse era solamente persa nei suoi pensieri intenta a farsi i suoi soliti problemi. -Ehi piccola... Mi hai sentito?- Ancora silenzio. Scendo le scale e arrivato in mezzo al salone osservo che di quella ragazza dai capelli lunghi non c'è nessuna traccia. Mi guardo intorno alla sua ricerca ma niente: la casa sembra deserta. Inizio a preoccuparmi. -Michelle?- Mi affaccio sotto l'arco della cucina, ma stesso risultato. Controllo tutte le stanze violando la privacy sua e della sua famiglia ma d'altronde l'ho già fatto guardando nel suo cassetto.

Provo a chiamarla. Uno, due, tre, quattro, cinque squilli. La vocina della segreteria telefonica mi provoca un crampo allo stomaco. Dov'è?!? Forse è andata da Martina anche se dubito che lo farebbe senza avvisarmi... Mia sorella risponde al secondo squillo con la sua solita voce piena di allegria ma di allegro non ci trovo niente in questo momento. -Martina, lei è da te? Michelle intendo.- Sento silenzio dall'altra parte ma poi sento il suo tono di voce fattosi serio tutt'a un tratto. -No, non è qui... Ma cosa è successo?- La sua voce è carica di ansia, Martina mi ha fatto capire quanto ci tiene alla mia ragazza qualche giorno fa. -Mi ha detto di andare a prenderle il caricabatterie nella sua stanza e quando sono tornato per dirle di non averlo trovato non ho trovato neanche lei da nessuna parte. Non ho idea di dove sia... Tu hai qualche idea?- Farfuglio, sono agitato. Se le succede qualcosa... Non voglio neanche pensarci. -No... Non ne ho la più pallida idea.- Sospiro, poi sento una voce maschile di sottofondo. -Di chi state parlando, tesoro?- Matteo. Martina allontana il telefono dell'orecchio in modo da rispondergli. -Beh, mio fratello Daniel dice che non trova più Michelle. Tu sai dove può essere andata? Una volta mi ha detto che la conosci bene.- Sento che borbotta qualcosa del tipo "Passamelo". Mia sorella da curiosa qual è risponde con: -No, metto il vivavoce.- Sbuffo per l'impazienza. Poi sento la voce del ragazzo: -È vero la conosco da una vita e ci sono due posti in cui potrebbe essere: o al mio locale, il bar oppure al parchetto. In quest'ultimo passava molto tempo quando era triste o cose del genere.- Annuisco, anche se so che non può vedermi. -Va bene, allora facciamo così: voi due controllate al bar e io intanto vado al parco, ok?- Dico mentre sto già andando verso la porta. -Ok, ti aggiorniamo.- Risponde Martina e aggancia. Bene amore, aspettami. Sto arrivando.

Michelle's Pov

Sono quasi arrivata nel luogo dell'appuntamento. Il mio telefono è spento, impossibile da rintracciare. Meglio cosí, non mi troverà nessuno; almeno spero. Cammino fino al mio rifugio che è sempre stato così sicuro e confortante ma che adesso rappresenta un luogo di timore, paura, morte. Ogni cosa bella è destinata a finire, ne ero sicura eppure il mio amore per Daniel l'ho sempre sentito forte, sincero, eterno. Ma ora, osservando le fronde degli alberi che si alzano a picco verso il cielo tempestato quasi interamente di stelle delicate, osservo come il mio posto preferito sia diventato un luogo oscuro. Il fruscìo lieve dell'acqua del fiume nelle vicinanze mi incute timore e ansia, come il ticchettìo delle lancette di un orologio che segna il tempo che scorre velocemente. E tu non puoi fare niente per fermarlo, puoi solo accettarlo e goderti ogni istante, ogni secondo della tua vita. E io questo ultimo periodo della mia vita, me lo sono goduto appieno. Grazie a Daniel, con cui ho scoperto cosa significa amare ed essere amati, grazie a Martina, con cui ho scoperto la vera amicizia, quella che ho sempre sognato e desiderato, grazie alla mia cara famiglia, con la quale ho capito cosa significa essere voluta bene. Con tutti loro ho scoperto quanto sono importante e chi sono davvero. Qual è la vera Michelle. E vorrei ringraziarli tutti, uno per uno e fargli capire quanto sono importante loro per me! Ma mi rendo conto che ormai non è possibile, me ne rendo conto quando sento una mano grande afferrarmi violentemente per il braccio e quando sento il telefono scivolarmi lentamente dal palmo della mano, finendo tra le foglie. Prima di poter cacciare un urlo, sento una mano sulla bocca che spinge in modo da non farmi emettere neppure un monosillabo. -Stai zitta, tesoro. Fai come ti dico e andrà tutto bene. Fidati di me.- Riconosco la voce di Matias alle mie spalle e spalanco automaticamente gli occhi. Non può essere... Non lui, non... -Felice di vedermi? Che c'è, ti stupisci che dietro a tutto questo ci sia io?- Una risata piena di cattiveria si mescola al vento che spazza via le foglie. Da piccola, mio zio Tony mi ha sempre insegnato delle semplici mosse di autodifesa. Forse è arrivato il momento di metterle in atto. Mordo la mano di Matias e approfitto del suo urlo di dolore per assestargli un bel calcio nei gioielli di famiglia. Scappo più veloce che posso approfittando del tempo che impiega per rimettersi in posizione eretta dopo essersi piegato per il dolore. Ovviamente, la mia goffaggine mi fa inciampare in un ramo sollevato di un albero che fuoriesce dalla terra (al buio non l'ho visto) e mi ritrovo con la faccia e il corpo tra le foglie umide per la lieve pioggerella che cade facendo rumore su di esse e sugli alberi. Mi rimetto in piedi e ricomincio a correre cercando di prestare più attenzione a dove metto i piedi. Dopo un po', inizio a scorgere una piccola luce in fondo al bosco isolato, il che significa che ho trovato l'uscita da questo labirinto. Ma non riesco neanche a capacitarmene e a provare sollievo che mi sento afferrare dai polpacci e sollevare dalle stesse mani di prima. Matias mi ha raggiunta e ora mi ha caricata in spalla, ritrovandomi a testa in giù con le gocce di pioggia che picchiano violente sulla nuca. Mi dimeno tra le sue braccia ma l'unico risultato è che mi ritrovo ben presto tutta bagnata e fradicia con i vestiti e i capelli.

Quando arriviamo allo stesso posto di prima, mi fa entrare in un piccolo recinto di mattoni vecchi e sbriciolati tra i quali ci sono delle fessure rotonde che permettono di guardarci attraverso. Mi lega una benda sottile in modo da chiudermi la bocca e una alle mani e ai piedi. Poi, con una spintonata, mi fa indietreggiare fino a sbattere con la schiena contro il muro. Finisco seduta a terra, sul terriccio umido contornato da fili d'erba. Alzo gli occhi al cielo in un tentativo disperato di pregare Dio in modo da aiutarmi e riesco a pensare implorandolo soltanto di aiutarmi e di far stare bene Daniel e tutte le altre persone che amo. Poi vedo il ragazzo che credevo fosse mio amico, abbassandosi sulle ginocchia in modo da guardarmi in faccia. Mi parla arrogantemente: -Non trovi che la pioggia sia a mio favore? Ci divertiremo ancora di più, non è vero?- Gemo non riuscendo a parlare, cercando di farlo sembrare un ordine, come se volessi ribattere. -Oh, tesoro... Risparmia il fiato per dopo. Gemerai per puro piacere non per queste stronzate! Sarai tutta mia...- Il mio cuore accelera all'impazzata per paura e ansia: vuole violentarmi, ne sono sicura. Sento le lacrime rigarmi le guance assorbendosi nella benda di stoffa. Quando va a controllare fuori dal recinto in pietra che non ci sia nessuno ad ostacolarlo, ne approfitto per mordere la stoffa e cercare di liberarmi per poter almeno gridare per attirare l'attenzione di qualcuno. Ma so che è un tentativo inutile: siamo nel punto più alto e isolato del parco e giú non ci sono persone a quest'ora. Però non so perché ho un briciolo di speranza.

Daniel's Pov

Parcheggio nell'area al di fuori del parco che è deserta se non fosse per una Smart blu in disparte. Mi affretto a scendere dalla mia auto e inizio a correre superando le panchine, una fontanella e tanti alberi. Quando non vedo più tavoli da picnic capisco di essermi addentrato nel bosco. Potrei perdermi facilmente ma devo trovarla. A me potrebbe succedere di tutto ma non m'importa. M'importa solo della mia ragione di vita: Michelle. Alzo lo sguardo e scorgo, dietro a degli alberi e a dei cespugli, un tipo di torre in pietra. Devo percorrere un bel po' di salita per raggiungerla e spero sia lì, anche perchè Matteo e Martina mi hanno informato dicendomi che Michelle al bar non c'era quindi se non è nemmeno qui non ho idea di dove potrebbe essere. Ma non per questo mi arrenderò, questo mai!

Arrivato lì, non sento alcun rumore. Sto per tornare in dietro per cercare un altro luogo, ma dentro di me sento il cuore che scalpita e l'adrenalina in circolo. Soprattutto sento l'amore per lei. Sento che è lì dentro, dietro quelle mura di pietra. Mi avvicino lentamente e calpesto qualcosa sotto le foglie, mi piego a guardare cos'è e vedo che si tratta del telefono di Michelle. Per fortuna non l'ho rotto! Ora ne sono ancora piú certo: è qui! Cerco di sbirciare tra le fessure circolari che formano i mattoni in pietra. E mi si gela il sangue nelle vene: la vedo lì, tra le braccia di un ragazzo dall'aria familiare... Matias!?! Non è possibile! Sento la rabbia montarmi addosso e l'adrenalina aumenta il doppio di prima. Sta spogliando la mia ragazza prepotentemente, con movimenti bruschi, riducendo a brandelli i vestiti che indossava e lasciandole soltanto la biancheria intima addosso. Tra la pioggia però, riesco a notare le lacrime che scorrono impetuose sul suo viso e il respiro affannoso quando cerca di toglierselo di dosso. Resterà nuda completamente se non faccio qualcosa e non posso permettere che quell'energumeno la tocchi ancora di più di come sta facendo adesso. Sta cercando di baciarla ma lei si oppone girando la testa di lato in modo da fargli incontrare la guancia. Le mani di Matias toccano i suoi fianchi, le sue cosce nude imperlate di acqua, i suoi capelli bagnati... Ora basta! Penso a un modo per portar via con me la mia ragazza e la possibilità arriva quando Matias si allontana per un attimo per togliersi i pantaloni, dandomi così le spalle. Corro verso Michelle e vedo che ha una luce di speranza negli occhi ma viene sostituita subito dalla paura. Noto che cerca di mordere la benda che ha sulla bocca. Le accarezzo il viso per rassicurarla e le sussurro: -Andrà tutto bene, amore mio.- Inizio velocemente a slegarle la benda dai piedi. Poi sento la voce di Michelle che si è liberata dalla benda alla bocca: -Daniel attento!- Ma non riesco a capire bene in tempo cosa ha detto. Poi comprendo tutto quando sento un pugno sullo zigomo che mi fa sbattere la testa al muro. Sento il sangue scorrermi sulla nuca e scivolare lungo la schiena, dentro la maglia fradicia d'acqua piovana. Sento l'urlo disperato e carico di dolore della donna della mia vita e gli occhi chiudersi dal dolore. Ma devo lottare, combattere per lei. Apro gli occhi.

Ciao gente! Come state? Capitolo ricco di suspance, la sentite??? ❤❤❤

E' dal dolore che si può ricominciare #Wattys2019 [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora