capitolo 12

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12. CAPITOLO

Ragazziiiii! Ho avvistato qualcosaaaaa!!!- urlò Usopp dalla vedetta.

Prepariamoci a sbarcareeeeeee!!!- esclamò entusiasta Rufy.

Franky, vai al timone e vira di quarantacinque gradi a ovest!- ordinò Nami.

Ricevuto!- alzò il pollice il cyborg, eseguendo i comandi.

Perché viriamo?- chiese perplesso il capitano, intento alla sua esplorazione del naso quotidiana.

Perché laggiù a ovest c’è un’insenatura, ed è meglio se nascondiamo la nave lì- spiegò la navigatrice.

Nami, tesoro, sai sempre cosa fare! Sei fantastica!!!- le volteggiò intorno Sanji.

Per tutto il tempo era rimasto seduto contro il parapetto, gli occhi chiusi e le braccia incrociate.

Dopo la scorsa notte, faticava a guardarla negli occhi per più di pochi secondi.

Quel bacio innocente gli aveva confuso le idee più del dovuto.

Le donne non lo avevano mai interessato più di tanto, la sua attenzione era sempre stata rivolta alle spade e al suo obiettivo.

Ma Nami era diversa.

Con un solo, inaspettato gesto, lo aveva spiazzato.

E, per quanto non volesse ammetterlo, quel bacio gli era piaciuto.

Ricevere la sua attenzione lo aveva reso felice.

Non lo aveva preso a pugni, non aveva urlato, non lo aveva rimproverato perché dormiva.

Gli aveva dedicato la sua attenzione nel modo più dolce che esistesse.

Ehi, marimo! Invece che star lì a poltrire, vedi di aiutarmi ad ammainare le vele!- lo riprese il cuoco, destandolo dai suoi pensieri.

Non darmi ordini!- ribatté, alzandosi e andando ad eseguire la manovra richiesta.

In pochi minuti, raggiunsero la baia indicata da Nami, gettando l’ancora e attraccando.

Erano tutti entusiasti di toccare terra, dopo giorni trascorsi in mare.

Che fame!!! Andiamo subito a cercare una locanda!- partì in quarta Rufy, come suo solito.

Frena! Non abbiamo soldi da sperperare in cibo, tranne quelli destinati alle provviste!- spense il suo spirito la rossa.

Ma io ho fame…!- si lamentò il ragazzo di gomma, subito messo a tacere da un pugno.

Sanji? Ti occupi tu di fare un po’ di spesa?- si rivolse al biondo.

Ma certo, tesoro mio!- gli volteggiò intorno spargendo cuoricini.

Non è tua…- proferì Zoro.

Si stupì lui stesso di quella frase.

Gli era uscita involontariamente, come se la sua bocca avesse avuto vita propria.

Si irrigidì, temendo che gli altri avrebbero interpretato male le sue parole.

Che lei avrebbe interpretato male le sue parole.

Ma, abituati com’erano ai battibecchi fra lui e il cuoco, non ci fecero caso.

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