Capitolo 17: essere umili

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Precipitarono in una pozza d’acqua sotterranea entro una cavità rocciosa, Ahmanet risalì subito in superfice,
Jennifer sbucò pochi secondi dopo di lei.
Ahmanet guardò verso l’alto «per risalire dovremmo scalare la parete» disse, davanti a loro sulla spiaggetta,
una enorme porta dorata con sopra un falco con il disco solare in testa e le ali spalancate circondato da
striscie blu scuro e bianche lucenti veniva ora illuminato dalla luce del sole, che filtrava dall’alto della volta
della cavità.
A fianco di essa due statue in granito nero con gli scettri del potere due statue di Khephri il dio della
resurrezione dalla testa di scarabeo, e corpo umano sorvegliavano la porta, dell’ingresso della tomba di Horus,
«Raggiungiamo la riva» disse Jennifer. Una volta raggiunta, uscirono dall’acqua e si avvicinarono alla porta.
Davanti la porta, le statue animate da un antico meccanismo, cominciarono a muoversi improvvisamente,
aprendo le braccia e piantando i due scettri a incrocio sbarrando loro il passaggio.
Nela cavità risuono una voce nella lingua degli dei, «Chi osa disturbare il sonno eterno del signore dei cieli»
dissero contemporaneamente le due statue di Khephri.
La loro voce rimbombò in tutta la grotta. Ahmanet avanzò di qualche passo seguita da Jennifer e pronunciò
nella stessa lingua «O grande dio Khephri, sono ambasciatrice di una grave minaccia. Una grande guerra
incombe, Seth cerca di nuovo di prendere il potere assoluto. Il grande signore dei cieli ha affidato alla mia
discendenza questo» disse mostrandogli il papiro e aggiunse «abbiamo bisogno dell’aiuto del signore dei
cieli, per fermare questa guerra incombente».
Le statue rivolsero lo sguardo ad Ahmanet e Jennifer come per studiarle.
Jennifer era imapaurita e allo stesso tempo incuriosita, non riusciva più a comprendere se ciò che vedeva
stava realmente accadendo o fosse un’altra allucinazione, sentiva la sua mente scivolare velocemente verso
la follia e istintivamente porto la mano al suo pugnale.
«Sta ferma non muoverti, non pensarci neanche» disse Ahmanet vedendo il gesto di Jennifer.
Jennifer abbassò con cautela la mano, le statue si mosserro nuovamente, puntarono i loro scettri contro
Ahmanet e con ira pronunciarono le seguenti parole «Tu!! Traditrice!! Pagherai con la dannazione eterna per ciò che hai fatto!!» dissero.
Ahmanet con lo sguardo rivolto a terra rispose calma «Ho tradito la fiducia degli dei, e di coloro che amavo, e so che non posso
sfuggire al mio terribile destino. So quello che ho fatto, vi supplico lasciate passare me e questa donna
insieme alla quale il papiro si è rivelato. Se ciò e accaduto ci sarà un motivo»disse.
Le statue sbatterono gli scettri a terra «la tua consapevolezza non farà aprire queste porte, e anche se tu
Ahmanet, figlia di Menerepthre, riusciresti a passare, quello che si cela dietro di esso si rivolterà contro di te»
dissero le statue.
Jennifer avanzò facendo un passo avanti «grande dio Kheprhi, comprendo che il tuo compito sia di
proteggere il signore dei cieli e il suo riposo eterno, ma se la tomba si è rivelata è perché c’è stato un
richiamo, qualcosa ha fatto rivelare la tomba, noi siamo qui per difendere la pace che è minacciata dal
signore delle sabbie rosse. E’ vero Ahmanet avrà fatto dei grossi errori, ma tutti hanno una seconda
possibilità» disse.
Le statue si voltarono verso Jennifer «Sei saggia Jennifer Halsey e ciò che hai detto è giusto» dissero.
Poi rivolgendosi ad Ahmanet «il tuo cuore è freddo come il ghiaccio. Ahmanet, sarai anche senza pietà, ma ciò non significa che tu non possa scegliere cosa sia giusto, ti concedo una possibilità, una via, l’accetti
essendo consapevole dei suoi pericoli?» dissero le statue.
Ahmanet annuì, le statue aprirono la porta della tomba di Horus  «avete superato la prima prova, essere umili» dissero.
Le porte della tomba di Horus si aprirono, Ahmanet si fermò a guardare le statue, che a sua volta guardarono lei, Ahmanet fece un cenno di ringraziamento verso le statue esse annuirono, ma mentre stava per varcare la
soglia una voce che sembrava chiamarla riecheggiò nell’aria ma era troppo lontana, Ahmanet si voltò
indietro ma nulla, si rigirò pensando che fosse la magia protettiva di quel luogo che cercava di farla
disorientare, quindi la ignorò e varcò la soglia della porta della tomba di Horus.
Ahmanet e Jennifer varcarono l’ingresso e sprofondarono in un abisso di oscurità.
Non si vedeva niente il buio era troppo fitto, avanzarono lentamente, Jennifer teneva la mano sull’elsa del
pugnale, Ahmanet stringeva il pugnale di Seth.
Le pesanti porte si richiusero dietro di loro. Sembrava notte, Ahmanet prese il suo arco prese una freccia e
tese l’arco verso l’alto «che la luce di Ra illumini le tenebre oscure di Apopi» disse in egiziano antico.
Pronunciate queste parole la punta della sua freccia prese fuoco illuminando qualcosa della grande stanza, la sua voce rimbombò in tutta la zona vicina e oltre, qualcosa di profondo si stagliava nel mezzo dell’oscurità.
Ahmanet scoccò la freccia verso l’alto centrando in pieno un braciere dorato, pieno di olio che a solo
contatto con la freccia si accese.
Un enorme fiamma illuminava la stanza che ora era visibile, di fronte al braciere una parete con dei
geroglifici e due figure scolpite nella dura arenaria combattevano l’uno contro l’altro.
La prima figura indossava un gonnellino di lino bianco con cintura dorata, petto nudo con la classica corona da guerra dei faraoni blu scura con il cobra reale, combatteva con una lancia dorata con la punta di granito nero era impegnato in combattimento molto difficile contro l’altra figura, che sembrava avere la meglio, era armato fino ai denti, a differenza della prima figura il suo petto non era scoperto ma  protetto da una solida corazza rossa e un gonnellino di lino argentato con cintura di bronzo, era equipaggiato con un arco e faretra dietro la schiena, stava parando il fendente della lancia con una particolare arma egiziana: una specie
di ascia da guerra solo che possedeva due lame alle estremità sopra e sotto il bastone a cui erano attaccate.
Ahmanet e Jennifer non avevano bisogno di capire i volti dei due combattenti, avevano sentito quella
leggenda troppe volte.
Ma il racconto continuava, la prima figura viene sottomessa dalla seconda figura, disarmato, ferito
gravemente senza forze la seconda figura lo tiene bloccato a terra con il suo piede, sembra che stia per dargli
il colpo di grazia, ma la seconda figura viene abbagliata quasi acciecata da quella luce che entra nel petto
della prima figura ridandogli la forza per alzarsi.
Il cambiamento della prima figura è assurdo, ora aveva un disco solare sopra la testa, la punta della sua
lancia si era incendiata, e ora possedeva uno scudo che raffigurava un falco con le ali spalancate, la prima figura sconfisse la seconda e gli risparmiò la vita essendo clemente lo mandò in esilio nel deserto, e la prima figura guardava trionfante la luna-
Iimprovvisamente nel muro sopra la fine del racconto spuntò un’ iscrizione geroglifica con una domanda
«Grande è il trionfo del giusto, il cui nome è stato dimenticato, consumato dalle sabbie del deserto. Il giusto
ha pietà, il giusto prova paura, gioia, rabbia, coloro che ricorderanno il suo nome saranno degni del suo
sguardo? O della sua furia
Jennifer guardò dubbiosa il testo, Ahmanet fece cenno di fare silenzio facendo cenno con la mano verso
Jennifer che stava alla sua destra «se la tua risposta è sbagliata, scatterà una trappola ogni volta che la
sbaglierai e che non ti darà neanche il tempo di fuggire» disse Ahmanet sottovoce.
Studiò con lo sguardo la storia per non lasciarsi sfuggire nessun minimo particolare, era strano qualcosa non
andava nelle scene delle pareti, come se ci fosse qualcosa fuori posto.
Jennifer si avvicinò al muro per osservare le azioni delle figure, ma una scena in particolare non aveva
senso, quando Horus viene aiutato da Ra che lo potenzia in modo da sconfiggere Seth, ma la scena accade di giorno, l’esilio di Seth invece avviene di notte, con la luna piena e Horus la guarda trionfante.
Era forse un indizio alla risposta che cercavano? Le due scene avrebbero dovuto combaciare nello stesso arco di tempo e invece no, perché? Si chiedeva Jennifer.
«Ahmanet qual è l’antico nome di Horus?» chiese guardando le pareti,
Ahmanet la guardava da dietro incuriosita «ci sono molti nomi, ognuno per ogni fusione con una divinità ma non capisco dove tu voglia arrivare» disse seria, Jennifer si girò verso Ahmanet «la fusione tra Horus e Ra, è quella ma non ricordo come si chiamava……….» disse sforzandosi di ricordarselo.
Ahmanet drizzò lo sguardo  «Ra-harakhti» disse, la voce rimbombò, Jennifer si preparò ad una possibile trappola, anche Ahmanet perlustrava con lo sguardo, ma non accadde nulla.
la parete con le raffigurazioni della battaglia si aprirono lentamente, la risposta era giusta, la seconda prova
era stata superata.

La Mummia: Il risveglio della Luna  (Fan Made)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora