Capitolo 21: Seth

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Jennifer, separatasi da Ahmanet, attraversava il tunnel buio con passo lento e furtivo, un silenzio quasi eterno regnava.
Improvvisamente, il silenzio venne interrotto da un sibilo sinistro, proveniva dalla direzione verso cui
andava Jennifer.
La cosa non le piacque affatto, voleva tornare indietro, ma non poteva.
Chissà come se la stava cavando Ahmanet pensava, Ahmanet aveva dei poteri pari ad un dio, non avrebbe
avuto problemi a sopravvivere a qualsiasi cosa le si fosse parato contro.
Jennifer no, non aveva poteri, solo un pugnale scheggiato, non aveva così tanta sicurezza e sangue freddo in
queste situazioni, invece Ahmanet rimaneva sempre calma in qualsiasi situazione.
Ora il sibilo si accentuava sempre di più, davanti a lei una enorme stanza, decorata con un intera storia in geroglifico, le si
sviluppava davanti, dal soffitto, un debole fascio di luce rossastra illuminava un tavolo di pietra grigio
cupo, con iscrizioni geroglifiche, su di esso era poggiato un cuscino cilindrico rosso, sembrava soffice,
morbido, caldo, e rilassante.
Jennifer rimase a guardare quella specie di letto di pietra, i sibili erano cessati, la luce rossastra del tramonto
irradiava stanchezza, Jennifer si sentiva stanca, tanto stanca, doveva riposare, ma qualcosa non quadrava.
Un letto di pietra proprio lì al momento giusto proprio quando Jennifer aveva sonno? No, era una trappola,
era di certo una trappola, ma Jennifer era così stanca.
«Che stai facendo Jennifer?»disse una voce molto familiare.
Dall'oscurità con un pugnale di pietra in mano, i capelli lunghi neri, la pelle grigio pallida, gli occhi
sdoppiati gialli che la fissavano
«Dovresti riposare, sei stanca, si percepisce» disse, ma la voce di Ahmanet era più profonda del solito,
rimbombava, come un sibilo.
Jennifer la guardò stranita, non si fidava, qualcosa le diceva che non era la vera Ahmanet «non posso
riposare, Seth ci sta addosso e.....» disse ma venne interrotta da la voce profonda di Ahmanet «Seth non
vuole te, vuole me, dovresti passare dalla sua parte, lui vincerà, verserà il sangue dorato di Horus, sii furba
per una volta, non ha senso continuare a lottare, arrenditi a Seth» disse Ahmanet, «riposa» continuò, «io farò la guardia» disse.
Jennifer non sembrò convinta di quello che vedeva, ma stette al gioco di Ahmanet, si distese sul letto di
pietra appoggiò la testa e fece finta di addormentarsi, sentiva i passi di Ahmanet che si avvicinavano
lentamente verso di lei, poi si fermarono, probabilmente era all'altezza del suo volto, la stava guardando dormire ma perché?
Poi ci fu un rumore strano, inquietante, della sabbia cadeva a terra, lo sentiva, una mano che non era quella di Ahmanet, ma di un uomo, le carezzò i capelli «so che sei sveglia Jennifer» disse la voce di Nick, Jennifer era incredula, ma improvvisamente qualcosa di appuntito le strisciò sulla gola «adesso tu verrai con me, o ti ucciderò» disse una voce profonda, era quella di Seth, Jennifer era in trappola.
Seth la portò nella stanza dove Horus era stato risvegliato.
Vedendoli entrare tutti si allarmarono, Ahmanet sguainò la lancia stringendo forte l'elsa del pugnale.
Horus si piazzò davanti ad Ahmanet, le fece cenno con la mano di restare indietro «Che cosa vuoi Seth».
Seth aveva ancora il pugnale puntato sulla gola di Jennifer «Ahmanet.......io......» disse Jennifer tremante
con il pugnale puntato alla gola, Ahmanet la guardò con uno sguardo minaccioso «sta' zitta» disse.
Seth voltò lo sguardo verso Ahmanet con un verso di scherno disse «Sei convinta di aver fatto la scelta
giusta?» Disse con voce profonda.
Ahmanet avanzò, ma Nefer la bloccò mettendole la sua spada davanti al petto.
Seth continuò a parlare «si Ahmanet, continua a nasconderti dietro Nefer,lui non può proteggerti da me»disse
Seth sorridendo malvagiamente.
Po rivolgendosi ad Horus «dammi l'ank nipote, non sei in grado di custodire la tua tomba, e dovresti
custodire l'ank?» continuò con prepotenza «dammelo» disse stringendo più la presa con i suoi artigli slla schiena di Jennifer che gemette dal dolore «non vorrai che la tua amica muoia Ahmanet, vero? Sei in debito con lei è per questo che la mantieni in vita, sembra che lei sia l'unica che ti capisca» disse Seth, ma Ahmanet non reagì, sapeva che era la verità e non rispose.
Nefer e Ahmanet guardarono Horus, che lentamente si sfilò dal collo l'ank e lo lanciò a Seth che lo prese al
volo lasciando cadere Jennifer.
Nefer approfitto della situazione, superando Horus disse ringhiando «adesso basta Seth»
Jennifer si alzò e lentamente si allontanò da Seth, che distratto dall'ank che teneva in mano, rivolse il suo sguardo penetrante verso Nefer, sorrise.
«Nefer-Khepher-Ra, il sopravvissuto, il grande guerriero d'Egitto dall'occhio vigile, una parte del tuo
passato è legata a me......e Ahmanet» disse rivolgendo il suo sguardo verso Ahmanet, che rimaneva
impassibile, poi si rivolse a Nefer guardandolo dritto negli occhi.
Lo sguardo di Nefer, si tramutò in uno sguardo sconvolto e impaurito, tanto da abbasarlo.
«Si Nefer, come puoi non ricordare?» disse continuando a sorridere malvagiamente, Nefer lo sapeva, non
voleva ricordare, alzò lo sguardo verso Seth pieno di ira «si.......» disse ringhiando «ricordo cosa successe» .
Ahmanet guardò stranita Nefer, Horus ascoltava in silenzio.
Jennifer cercava di riprendersi, guardava tutta la scena incredula di ciò che aveva davanti, una mummia
immortale, un guerriero praticamente un semidio e due Dei fra i maggiori dell'antico Egitto e secondi
soltanto a Ra.
«Dimmi guerriero, che cosa è successo dopo la guerra?» disse sorridendo freddo Seth, Nefer sentì che la
cicatrice sul petto si stava riaprendo, si portò una mano al petto «tu mi hai salvato...»disse con un filo di
voce, ricordandosi ciò che accadde.
Nefer si voltò verso Ahmanet e la guardò con rabbia poi abbassò lo sguardo verso il suo pugnale che adesso era impregnato di qualcosa una goccia di questo misterioso liquido colò a terra impregnando la roccia: era sangue.
Nefer incominciò a ricordare. Lui c'era quando Ahmanet tradì, e lui c'era anche quando il faraone morì
sanguinante, accorse in suo aiuto quando era troppo tardi.
Il faraone pronunciò le sue ultime parole dicendogli «ferma Ahmanet» lui, tentando di salvarlo si era
ritrovato con le mani insanguinate, colmo di rabbia aveva dato la caccia ad Ahmanet per tutto il palazzo,
furioso come una tempesta di sabbia, mandando sacerdoti e guardie, a setacciare il palazzo, ma fu lui,
correndo con la spada ricurva, a trovarla per primo.
Da solo con la sua spada, si nascose per sbirciare e capire cosa stava facendo.
Ahmanet si stagliava sopra un uomo, pronta a pugnalarlo con quello strano pugnale, dall'elsa rossa, Nefer
saltò fuori da dietro il muro «Tu........»disse ringhiando.
Ahmanet si accorse di lui, drizzò lo sguardo, fu' lì che Nefer rimase sconvolto: era vestita con una tunica di lino bianco, il corpo pieno di geroglifici neri, e i suoi occhi.... Erano sdoppiati, giallo oro scuro, e lo
guardavano con odio.
Nefer si sentiva penetrare il petto  sulla cicatrice a forma di fulmine.
Nefer iniziava ad avere paura, non sapeva cosa fare, improvvisamente, Ahmanet lo attaccò disarmandolo,
con un solo fendente del pugnale di pietra.
Una forza sovrannaturale alimentava Ahmanet, la spada di Nefer cadde a terra spezzandosi in frantumi,
divenendo polvere nera, Ahmanet tentò di prendere Nefer per il collo, ma Nefer era preparato, si abbassò per poi rialzarsi prendere il braccio di Ahmanet dal polso e ripiegarlo verso il basso in una dolorosa leva.
Ahmanet gemette dal dolore cadendo in ginocchio, ma fu giusto per un attimo.
Nefer teneva ancora salda la presa sul suo polso, non voleva farle del male, ma Ahmanet non sembrò avere le
stesse intenzioni di Nefer, con un colpo d'elsa del pugnale colpì violentemente lo stomaco di Nefer, che per il dolore fu' costretto a lasciare la presa.
Nefer indietreggiò pronto per riattaccare, sferrò dei pugni su Ahmanet, ma lei riuscì a pararli e lo prese violentemente per il collo sbattendolo contro muro , quasi strozzandolo, i suoi occhi ora gli trasmettevano, dolore, e rabbia.
Nefer si arrese ad Ahmanet, non aveva la forza di attaccarla, non aveva la forza di combattere, aveva perso la
sua famiglia, aveva perso Ahmanet, doveva proteggerla e non lo aveva fatto, aveva perso tutto un'altra volta.
Ahmanet era cambiata, non era più la principessa, saggia, buona di cuore, che lo aveva strappato dalla morte,
ma all'improvviso, Ahmanet lo lasciò andare.
Nefer cadde in ginocchio tenendosi con una mano il collo respirando a fatica, Ahmanet lo guardava con i
suoi occhi gialli scuro sdoppiati  «vattene, non voglio ucciderti» disse seria.
Nefer si alzò e scappò via, ma in quel momento poco dopo, due sacerdoti passavano nella direzione opposta
«è da quella parte......» sospirò colmo di tristezza:«uccidetela» disse loro, i sacerdoti ubbidirono, catturarono Ahmanet e uccisero il suo
prescelto.
Nefer entrò nella stanza, Ahmanet era immobilizzata a terra, i sacerdoti avevano neutralizzato la sua forza.
Guardò Nefer con tutto il suo odio e la sua rabbia «traditore!!» disse urlando in egiziano antico, Nefer
la guardò con le lacrime agli occhi «No, sei tu che hai tradito te stessa, la tua famiglia i tuoi Dei»rispose in
egiziano antico.
Nefer uscì lasciandosi dietro le urla strazianti di Ahmanet che gemeva dal dolore «Che tu sia maledetto Nefek-Khepher-Ra!!» disse Ahmanet Nefer abbassò lo sguardo e corse via, uscì da palazzo, saltando di corsa in groppa al suo cavallo nero.
Percorse le vie della città nel cuore della notte al galoppo.
Amuner il suo amico arciere che stava venendo in direzione del palazzo lo guardò sconvolto, non aveva mai
visto Nefer così spaventato.
Nefer arrivò alle mura, mostrò il suo ciondolo e le guardie spalancarono il portone verso il deserto, Nefer
scomparve nelle sabbie del deserto lasciando dietro di sé una nube di sabbia, cavalcò tutta la notte e la
mattina del giorno successivo, senza meta fino allo zenit.
Faceva caldo, il suo cavallo cadde a terra sfinito, facendo cadere anch'egli esausto.
Nefer non aveva le forze per alzarsi, in lontananza risuonava un galoppo di cavalli.
Venivano nella sua direzione, qualcuno si avvicinò, prese il suo corpo sfinito, come se fosse privo di vita, lo mise in groppa su un cavallo e iniziò a galoppare verso una direzione Che Nefer non riuscì a comprendere.
Nefer si svegliò in un tempio sotterraneo, l'umidità era così forte da rendere l'aria pesante.
Era disteso a terra, si alzò stordito, con la vista sfocata, qualcuno gli porse una ciotola rossa, decorata con
triangoli gialli:«bevi, tranquillo è una medicina» disse una voce maschile, calma, ma fredda.
Nefer accettò la ciotola, bevendo lentamente la medicina, quando finì di sorseggiarla, posò la ciotola a terra
«dove sono? chiese:«nel mio tempio» disse la voce.

La Mummia: Il risveglio della Luna  (Fan Made)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora