La ragazza disse di chiamarsi Sara Saraceno. La osservai con attenzione, ancora stordito per l'improvvisa piega assunta dagli avvenimenti, mentre legava con una catena la bici all'unico albero spoglio e rinsecchito, per poi recuperarla in un secondo momento. I suoi gesti erano rapidi e precisi, aveva proprio l'aria di chi sa districarsi in ogni situazione. Viveva con i nonni nella fattoria a cui era diretta prima di incontrarmi, dove gestivano un piccolo allevamento di bovini; i nonni materni l'avevano adottata a quindici anni, quando i suoi genitori erano morti in un incidente aereo. Mi raccontò queste ed altre cose mentre tornavamo in paese con la mia auto, neanche fossimo ad un appuntamento. Ma forse cercava solo di distrarmi, di mettermi a mio agio. Di certo non avevo una bella cera. Quando mi presentai, a dir la verità ancora piuttosto perplesso, dicendo titubante: - Claudio Moresco, piacere. - notai che la piccola mano che mi tendeva quasi spariva nella mia, ma in qualche modo aveva una presa più salda, più sicura. Fu in quel momento che non ebbi più dubbi: avevo a che fare con una donna di carattere.
Mi aveva trascinato in un bar a fare colazione, e siccome erano quasi ventiquattro ore che non toccavo cibo, non riuscii a dirle di no. Nel giro di pochi minuti divorai un paio di cornetti e un cappuccino, mentre lei beveva un caffè con lentezza studiata, senza mai togliermi gli occhi di dosso.
- E' tutto così assurdo! – esclamai, quando non rimase più nulla da mettere sotto i denti.
- Vivere è far vivere l'assurdo. - rispose Sara imperturbabile.
- Suppongo sia qualche citazione più o meno colta. -
- Albert Camus. -
- Mai sentito. - ammisi – Resta il fatto che sto qui a chiacchierare, mentre so per certo che a pochi chilometri da qui una catapecchia nasconde una possibile apocalisse... Un po' troppo, non ti pare? -
Fece spallucce, per poi accendere un'altra sigaretta.
- Non credo si possa fumare, qui. - le feci notare, mentre cercai con lo sguardo un cartello di divieto, che però non trovai.
- I divieti sono fatti apposta per essere infranti. - proclamò sicura di sé, dopo che ebbe tirato la prima boccata.
- Altra citazione? -
- In questo caso avrei citato me stessa. -
Mi guardai attorno irrequieto. Per un attimo pensai fosse quella sconosciuta senza peli sulla lingua a farmi quell'effetto, ma bastarono pochi secondi per rendermi conto che il malefico influsso non aveva mai smesso di tormentarmi; Sara era riuscita a distrarmi per un po', ma una forza del genere non poteva certo essere tenuta a bada per molto tempo. Ad un tratto sentii l'impulso soverchiante di rovesciare il tavolino e precipitarmi fuori dal locale, pur di correre in direzione di quella dannata casa.
- Qualcosa non va? - chiese Sara con premura. Fu allora che le raccontai tutto. Ero un fiume in piena: le raccontai di Varelli e della sua formula, della drammatica avventura di un anno prima, degli incubi al ritorno a casa, del richiamo sempre più forte che mi aveva ricondotto in quella cittadina... Quando ebbi finito mi sentii più leggero, e anche l'attrazione dell'abisso si era fatta meno insistente, più sopportabile.
- Ti credo. - disse con semplicità quando ebbi finito. A sua volta mi raccontò della sinistra fama di cui godeva la dimora abbandonata, dei racconti degli anziani, delle ricerche che aveva fatto in proposito. In gran parte erano cose che sapevo già, vecchi ricordi della mia infanzia e adolescenza che si sommavano ai deliri del defunto Varelli, più qualche particolare inedito.
- Sono costretta a passarci ogni volta che vado o torno dal paese. - concluse Sara con una nota di disprezzo nella voce. La immaginai mentre passava in bicicletta in mezzo a quel nulla pieno di ombre, fissando disgustata la casa immobile, un cupo guardiano emanante solo sensazioni negative. L'odio per la temuta dimora e i suoi misteri ci legava in maniera inaspettata; in quel momento Sara era la persona che sentivo più vicina al mondo.
- Dai, andiamo! Devi conoscere una persona. - propose di punto in bianco, mentre si alzava in fretta e furia. Non obiettai. Avrei seguito chiunque, sarei stato disposto a qualunque cosa, pur di sfuggire a quel dannato richiamo.
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La casa sull'abisso
HorreurSe guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te. Scoprirai allora una nuova dimensione, in cui l'unica realtà è l'orrore.