Il richiamo dell'abisso (parte 11)

146 29 57
                                    

Uscii dalla casa trascinando Sara per un braccio, neanche fosse un cadavere, mentre con l'altra mano portavo il temibile libro nero. Mi accostai all'unico albero nei dintorni e scaricai di malagrazia la ragazza ancora incosciente, vicino alla sua adorata bicicletta. Notai che all'altezza del mento si stava già formando un livido, una grossa macchia bluastra dovuta al mio cazzotto, che tuttavia non riuscì a farmi sentire in colpa. Spostai quindi la mia attenzione su qualcosa di ben più importante, ovvero il libro arcano di cui ero diventato improvvisamente il proprietario. Lo aprii e ne sfogliai a caso alcune pagine, per poi tentare di strapparle. Per quanti sforzi facessi non ci riuscii, e anche se me l'aspettavo, fu qualcosa che mi colpì lo stesso nel profondo: quel libro pieno di incantesimi non poteva essere distrutto, e sarebbe stato a dir poco pericoloso se fosse caduto nelle mani sbagliate. Fu allora che decisi di diventarne il custode, almeno fino a quando non avessi scoperto un modo (probabilmente magico) per annientarne il potere. E se proprio non fosse stato possibile, allora avrei trovato qualcuno disposto a custodirlo dopo la mia morte.

Era la più grande responsabilità che avessi mai preso, e avrei fatto di tutto per esserne degno.

Aprii il baule della mia auto e deposi l'antico volume quasi con riverenza, per poi afferrare la tanica di benzina. Tornai ad avvicinarmi alla casa senza provare più alcun timore: ormai il malefico influsso era spezzato, e l'abisso chiuso per sempre. O almeno così speravo. Versai la benzina un po' ovunque su quel vecchio rudere vuoto, che ormai non nascondeva più nessun mistero. Gettai la tanica alle mie spalle e mi allontanai quel tanto che bastava, per poi accendere un paio di fiammiferi, che buttai contro la catapecchia. Prese subito fuoco; le fiamme voraci partirono dal basso per propagarsi con rapidità sorprendente fino al secondo piano. Passarono solo pochi minuti prima che arrivassero a lambire il tetto, sfondandolo con un boato che era quasi un grido: l'incendio illuminava a giorno il paesaggio deserto, e il fuoco ricordava una grande pira purificatrice che si muoveva in alto, verso lo scuro cielo notturno, mentre il fumo nero e denso si spargeva tutt'intorno come inchiostro, a coprire le poche stelle visibili. Era il miglior funerale che potessi organizzare all'abisso e alla casa che per tanto tempo gli aveva fatto da maschera.

- Cosa hai fatto!? COSA HAI FATTO!! - sentii urlare all'improvviso. Mi girai nella direzione da cui veniva quel latrare, e adocchiai una risvegliata Sara correre in direzione della casa che continuava a bruciare. Per un attimo temetti volesse gettarsi tra le fiamme, ma la vidi arrestarsi di colpo e cadere in ginocchio davanti a quella scena di distruzione. Rimasi dov'ero, non avevo certo intenzione di consolarla. Si voltò dalla mia parte e disse in preda al dolore: - Hai distrutto i miei sogni. -

- Quelli non erano sogni tuoi. - risposi tranquillo, alludendo alle false promesse dell'abisso – E facevano pure schifo. – aggiunsi, tanto per mettere le cose in chiaro. La vidi alzarsi furente, e per un momento fui certo volesse aggredirmi. Ma parve ripensarci, memore del trattamento subìto nella casa.

- Che tu sia maledetto! - sibilò con autentico odio, la faccia stravolta in un'espressione da vecchia megera. Non dissi nulla; la guardai raggiungere la bici e inforcarla, per tornare in paese e alla solita vita, che tanto le stava stretta.

Per quanto mi riguardava quella storia era finita. Tornai in macchina prima che arrivasse qualcuno a fare domande, ansioso di riprendere la mia vita, finalmente libero dalle ombre che mi avevano perseguitato nell'ultimo anno. Misi in moto e sorrisi, mentre attraverso il parabrezza scrutavo per l'ultima volta quella casa che tanto mi aveva turbato, e che il fuoco consumava sempre più inesorabile. Avevo vinto, ma sulle mie spalle gravava una responsabilità enorme: non sarei più stato uno fra tanti, ma il custode segreto di un sapere terribile e devastatore. Ma non avevo più paura: ero pronto per una nuova vita, ero pronto a tornare a casa.

La casa sull'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora