I giorni passavano e la sua "collezione" non procedeva. Pensò persino di uscire nuovamente con Lisca, magari era lei che le portava fortuna sulla questione ma la compagna era stata impegnata: "casini vari" le aveva scritto e quindi, niente.
Così, quel giorno, dopo aver oziato in camera ascoltando musica elettronica, si era alzata dal letto con uno scatto di insofferenza. Aveva chiamato Pist (era un fan accanito dei Sex Pistols e Sex era troppo per lui, in effetti lo era anche Pistols... così, per onorare i suoi gusti ma restare coerenti, lo aveva ribattezzato Pist e anche a lui, come era stato per Lisca, piaceva quel tanto da non fare storie e lasciarselo affibbiare. Vuoi il metabolismo accelerato, vuoi che a volte è solo questione di fortuna... fatto sta che Pist mangiava come un facocero ed era secco come una spina.
Si era fatto trovare sotto casa, con l'aria scazzata e i soliti skinny strappati (secondo Momo ne aveva una decina, tutti uguali.)
«Allora, che si dovrebbe fare? Non ti ho mica capito al cell...».
Figurarsi se Pist poteva capire. Momo si strinse nelle spalle. «Lascia stare, ti va di fare un giro in giro?» Pist annuì e, senza aggiungere altro, staccò il culo dal muro contro cui era appoggiato, per incamminarsi. A quanto pareva anche per lui la meta era irrilevante. Meglio così!
Camminarono per circa venti minuti, sino a raggiungere il centro. Pist aveva ripreso parola solo per uscirsene su una delle sue solite teorie esistenziali che prevedevano spesso e volentieri vita, morte, divertirsi, sballarsi e polemizzare contro una società schifosa ma poi, a conti fatti, lui che faceva se non lamentarsi? Questo si chiedeva Momo ogni volta che partiva in quarta come un cavaliere della fede... il punto era capire quale fede fosse la sua. A parte questi momenti in cui Momo avrebbe voluto che arrivassero gli alieni e se lo portassero via, Pist era un tipo piacevole. Va be', non era quello il termine esatto in cui lo definiva Momo ma era per rendere l'idea. Insomma era uno che quando non si chiudeva, ti faceva sbellicare. Non gli serviva molto, bastava che vedesse qualcuno di particolare o troppo "normale" per uscirsene con battute a raffica.
Ed eccolo prendere di mira un tipo dai capelli chiari che camminava sul lato opposto del marciapiede. Era vestito come uno che si era appena fatto la cresima. E infatti Pist disse che era la noia in persona oltre ad altre varie battutine taglienti. Momo ridacchiò ma poi si voltò a guardare il tizio.
Era certo di averlo già visto, ma dove?!
Pist le picchiettò sulla spalla «Ehi, pronto? Ci sei?»
«Sì, solo quel tizio, non viene nella nostra scuola?» Momo si grattò la testa. Il rosa intenso aveva scaricato durante i lavaggi e ora riaffiorava il biondo decolorato.
«Cos'è, sei stata rapita dal noioso?»
«L'ho già visto...» arricciò il naso.
«Ah sì? Frequenti i manichini?»
Momo assottigliò lo sguardo con l'aria di chi sta meditando di dare un pugno. Poi con sdegnò tirò dritto superando il compagno che fu costretto ad affrettare il passo per raggiungerla.
«Dai, scherzavo!»
Ma Momo non lo sentì, si era di nuovo piantata. Lo sguardo ora lucente. Sotto il cavalcavia, questa volta rosso paprika e giallo con elementi in nero, spiccava un nuovo graffito. E non era solo "un nuovo graffito"... era evidentemente dello stesso autore di quello che custodiva sul cellulare.
«Dobbiamo scendere!»
«Scendere dove?»
Mom fece un cenno con la testa in direzione del suo nuovo ritrovamento «sotto al cavalcavia.»
«Per fare cosa?!» Pist era sconcertato. Lì non c'era nulla di interessante.
«Devo scattare una foto!» e senza aggiungere altro si incamminò verso le scalette che portavano giù.
«Aspettaaa!!!» ma richiamarla per Pist fu cosa inutile. Così, con l'aria sconsolata di chi è costretto a fare un qualcosa che propri non gli va, la seguì.
Momo aveva raggiunto il graffito che anche questa volta, per quanto decorato e arzigogolato, era composto da una sola parola: "SOLO". Che cosa volesse significare lo ignorava. Certo, poteva fare qualche congettura più o meno ovvia ma non era per nulla certa di averci preso. Comunque, scattò la sua foto, felice, se non altro, di aver potuto rimpinzare la sua esigua "collezione". Ma non si fermò solo a quello, con grande gioia si accorse che nella zona vi fossero altri graffiti; poco distanti e più nascosti alla vista. Scatto altre tre foto, atri tre pezzi per la sua raccolta: questa volta si trattava di brevi frasi di senso compiuto, a sfondo critico o anarchico e un disegno grottesco e sarcastico.
Pist la osservava, calciando di tanto in tanto con le sneakers. Sbuffava ostentato la sua noia ma Momo non gli prestò attenzione. Uno: perché tanto Pist, quando non era in vena di cazzate, era di suo critico o annoiato, quindi era uno stato normale del suo esistere. Due: perché si sarebbe fatta perdonare proponendogli di andare nel suo locale preferito a mangiare la pizza con le patatine fritte che lui adorava. Quando ebbe finito di scattare le foto, Momo si girò verso il compagno con un sorriso sgargiante.
«Pizza e patatine al solito posto?!»
E a quel punto anche Pist parve riprendere vita e animarsi di nuova luce. Annuì con convinzione, dimostrando che quella proposta gli aveva infuso finalmente energia vitale. Momo sorrise furba, sapeva sempre quali fossero i punti deboli della sua cricca e, meglio ancora, sapeva come sfruttarli al meglio.
YOU ARE READING
STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."