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Il gruppo in questione non era famosissimo, si chiamavano gli Yellow Skulls, facevano un genere tra il punk e lo ska. Li avevano sentiti la prima volta in un locale della zona che, di tanto in tantao, organizzava concerti.
Ma erano passati un paio di anni e gli YS sembravano aver raggiunto una maggiore notorietà tanto che ora avrebbero suonato in un locale ben più grande, di quelli fatti a posta per i concerti, col palco alto e un ampio spazio per pogare e fare casino. Solo che era in un'altra ragione.
Riguardo al piano non c'erano molte idee in circolo.
Momo aveva un account su un sito di lavori fatti a mano e, di tanto in tanto, vendeva qualche monile realizzato con le perline infilate con la tecnica peyote. Non gli venivano male ma non ci si metteva molto, sempre presa da cose nuove. Ora le toccava darsi da fare e sperare di venderle!
Pist e Vin avevano optato di rivolgersi come al solito al cugino di Vin che aveva una piccola officina. Certo non potevano lavorare a tutti gli effetti ma qualcosa da fargli fare, lui gliela trovava sempre a partire dal rimpinzare il frigo di birre che si scolava nella pausa pranzo, per mandare giù il panino.
Lisca aveva la zia con un ragazzino ancora piccolo e spesso si offriva di farle da babysitter.
Ognuno aveva trovato un modo per rimediare qualche soldo. Alla fine non ne servivano troppi: gli Yellow Skulls non erano così famosi da far pagare il biglietto una cifra esorbitante e comunque tutti avevano un piccolo fondo cassa pronto per ogni eventualità.
Non restava che organizzare quando partire. Dovevano informarsi sull'orario dei treni e nel caso ce ne fossero di particolarmente economici anche se magari ci avrebbero messo il doppio del tempo. Ma quando viaggi insieme poco conta. Si fa casino e non ti annoi!
Erano lì a tramestare con gli smarthphon sul sito dei treni quando Momo decise di prendere l'iniziativa.
«Direi di prendere quello delle sei, ci mette tre ore e poi si gira ma è quello che costa meno!»
Gli altri tre annuirono. Momo aveva ragione. C'era di meglio ma toccava sborsare troppo. «Allora è deciso!» tagliò corto. Si era fatto tardi e voleva andare a mangiare qualcosa.
«Che voleva "Supernerd"?!» Pist la buttò lì, come quando getti un raudo in mezzo a un campo. E infatti Momo, sgamatissima, quasi sobbalzò.
«Niente, che voleva?!... Era lì e ha salutato».
«Mi sembrava che avesse detto più di un "ciao"».
«Senti, Pist» alquanto scocciata e anche un tantino a disagio, anche se quello non lo dava a vere, «che problema hai?»
«Io?! Nulla... perché?»
«Perché sembri un investigatore con 'ste cazzo di domande!»
Gli altri ridacchiarono e Momo lanciò loro un'occhiataccia. Sperava vivamente che non l'avessero notati e invece a Pist, che solitamente dorme che è una meraviglia, non erano sfuggiti.
Momo si infilò la mani nelle tasche della felpa rosso fragola e girò sui tacchi.
«Ci si vede domani... ho fame e vado a sbranarmi qualcosa» alzò la mano in segno di saluto mentre gli altri la fissavano sconcertati.
«Dai Momo, si scherza... è che dopo che lo hai salvato da Rosco sarai diventata una supereroina per lui!» Lisca cercò di smorzare i toni.
«Anche se fosse gli ho messo le cose in chiaro!»
«Ah, sì?» chiese al volo Pist.
Momo si morse la lingua... ecco, aveva detto troppo.
«A domani, gente!» tagliò corto Momo, senza dare soddisfazione all'amico e maledicendosi per aver abbassato la guardia.

STORIA DI MOMOWhere stories live. Discover now