All'uscita da scuola era stanca e annoiata. Camminava ciondolando verso casa quando qualcuno le mise una mano sulla nuca. Era Pist.
«Ehi, ti butta male oggi?»
Momo si strinse nelle spalle. Non è che fosse triste o cosa, era solo stranamente apatica. La testa correva verso pensieri confusi e poco coerenti. Il tipo che aveva "salvato" da Rosco si era lanciato in un discorso che ora non riusciva a levarsi dalla testa. Si sentiva improvvisamente banale. Tutte le cose assurde che indossava o i colori pazzeschi dei suoi capelli erano diventati improvvisamente privi di senso.
«Che vuoi Pist?»
il compagno le si parò davanti con un grande sorriso a illuminargli la faccia. Era insieme al suo amico Vin (anche quello era un soprannome. Una acronimo per l'esattezza e stava per: "Violence is nothing" e questo perché la sua pericolosità stava nei terribili lanci di saliva con cui colpiva il nemico, avvalendosi di una mira perfetta. Ovviamente era un nomignolo altamente ironico. Me era da dire che la sua "fama" lo teneva al sicuro da molte teste calde.) Comunque Vin era amico di Pist e tutti e due sembravano la versione sfigata e ridotta dei Sex Pistols.
«Ciao Vin... che ha il tuo amico oggi. Pare che sia posseduto da quegli emotcon sorridenti dei social.»
Vin rispose stringendosi nelle spalle.
«Sempre idota, Momo... e io che ero felice per te!»
«Che c'è da essere felici per me?»
«Dai che ti ho vista dalla finestra che lo difendevi... dillo che ti sei trovata il tipo... lo sfigato sempre pronto per la cresim...» eh, no... Pist non fece in tempo a finire la parola che lo zaino di Momo era già stampato sulla sua faccia.
«Che idiota!» per nulla divertita.
«Ahyaaaa! Mi hai fatto male!»
«Ho fatto poco... ma che ti sei rimbecillito?! A me quello non interessa proprio! L'ho solo difesa da Rosco e spero che prima o poi Rosco becchi anche te, in quel caso, però, lo incoraggerò a pestarti per bene!» le aveva proprio dato fastidio.
«Quanta crudeltà... comunque ho infierito perché sapevo come farmi perdonare.»
«Che logica del cazzo... e sentiamo, come ti farai perdonare?!»
«Dovrai seguirmi.»
«Seguirti dove?» improvvisamente incuriosita. Pist aveva fatto breccia nel suo muro d'astio.
«Tu seguimi e poi vedrai! Ci stai?»
Momo annuì e subito Pist e l'amico, si incamminarono verso il prato del cortile della scuola, verso l'uscita secondaria. Momo li seguiva tenendosi qualche passo dietro, osservandosi intorno nella speranza di dedurre qualcosa. Invano.
«Allora sei pronta?» Disse Pist con un entusiasmo che non gli era mai appartenuto.
«Pronta per cosa?»
«Vedrai, vedrai.» Rispose l'altro con tono enfatico di chi custodisce chissà quale mistero.
Camminarono ancora per un po'. In silenzio. Con Momo che si chiedeva dove la stesse portando e i due che ridacchiavano dandosi gomitate e colpi di anca come se stessero pogando ma in una versione easy.
Usciti dalla scuola svoltarono a sinistra verso uno spiazzo dove di solito ci parcheggiavano i motorino. Ma finito l'orario scolastico si svuotava.
«Ok, ci siamo» disse Pist poco prima di raggiungere lo slargo. «Prima, però, devo bendarti.»
«Che cazzata è questa? Insomma si può sapere di cosa si tratta, so che più avanti c'è il parcheggio dei motorini, sai che novità!»
Ma Pist scosse la testa irremovibile «Devi farti bendare, o almeno coprire gli occhi» cercò di mediare nella speranza che Momo accettasse. La ragazza sospirò rassegnata.
«Mi copro gli occhi con le mani, basta che ci spicciamo»
Pist parve comunque soddisfatto, annuì attendendo che lei facesse come aveva detto. Poi, andandole alle spalle la spinse suino alla spiazzo, e più avanti, raggiungendo il muro di cinta che lo separava dai una zona di erba incolta. Muro che si poteva vedere bene dalla finestra del bagno dei maschi, molti dei quali si affacciavano per controllare il loro "bolide".
«Uno... due... tre... puoi guardare!»
Momo sospirò e levò le mani dal viso per poi restare stupita da quello che le si parava davanti. Un graffito nuovo di zecca e di quelli particolari... quelli composti da una sola parola in quello stile tanto riconoscibile. Il writer era stato così vicino da poterlo incontrare e in vece no... a lei come incontri inaspettati, capitano gli sfigati... "che palle", pensò.
«Allora, mi sono fatto perdonare? Un nuovo pezzo per la tua collezione!»
Momo annuì con un sorriso splendente. Aveva accennato a Pist della sua "idea" di collezionare graffiti scovati per caso, davanti alla famosa pizza e patatine del perdono. Lui di primo acchitto ne era rimasto perplesso ma a quanto pareva non la trovava un'idea poi così assurda. Non più della tante che passavano per la testa della sua amica.
Momo si avvicinò sino a toccare la vernice che ancora odorava di chimico, doveva essere stato lì la notte prima. Questa volta la parola scritta in rosso e blu con finiture bianche era: "RISPOSTE".
Parola che sembrò a Momo azzeccatissima... lei ne cercava sempre di risposte. Ma spesso tutto si fermava alla domanda. Come col tipo, quella mattina. E tante altre varie volte dove di risposte non ne riceveva. Neanche dai prof che, a detta loro dovevano saperne... balle!
Ora non restava che immortalare il graffito e infilarlo nella cartella dedicata. Cartella che ovviamente aveva salvato anche sul pc.
«Come lo hai visto?» chiese infine a Pist.
«Dalla finestra del bagno... ero andato a fumare e be', mentre guardavo fuori ho notato qualcosa di colorato ma c'erano i motorini e da lì non vedevo bene. Così quando Vin mi ha detto che mi dava un passaggio, siamo venuti qui a prendere il suo e ho visto che si trattava di uno di quei graffiti particolari che mi hai mostrato sul cell.»
Momo annuì, era proprio uno di quelli ad opera... serviva un nome! Uno dei suoi tanti nomi inventati. Solo che per il writers anonimo non le veniva nulla.
«Guardate!» Vin indicò un angolo dello spiazzo, dove il muro era mezzo crollato, oltre, si vedevano ciuffi di erbaccia. Momo e Pist si avvicinarono e scovarono una tuta di carta bianca, o meglio, non proprio carta... era un materiale simile, usa e getta, tutta macchiata di vernice. Momo sgranò gli occhi considerandolo un cimelio. "White"... ecco il nome che le mancava!
Si sporse oltre quello che era ridotto a un muretto dissestato, per afferrarla. Vi erano tutti i colori usati per quell'ultima opera e anche altri. L'arrotolò per poi infilarla nello zaino.
«Sapete, ho una nuova missione... scovare l'autore di questi graffiti e voi mi darete una mano!»
I due si guardarono impanicati per poi scoppiare a ridere.
«Sappi che non ci perderemo il sonno ma vederemo di aiutarti, un po' come oggi.» Pist trovava la cosa alquanto pazzesca ma poteva essere anche un diversivo alla costante noia di giornate sempre uguali. E l'amico non doveva pensarla tanto diversamente.
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STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."