Tornata a casa si era fatta una doccia e poi era crollata. Aveva dormito dieci ore di fila. Un sonno decisamente incasinato dove situazioni legate al concerto si mischiavano al "Fantasma delle enigma-parole".
Era a poca distanza da lei, in un angolo della pista. Tutti saltavano e pogavano mentre lui se ne stava fermo. Era seminascosto dall'ombra, con la tuta bianca che spiccava, a differenza del viso, che era una macchia nera.
Alzò una mano verso di lei che stava saltando come tutti gli alti, mostrandole il palmo. E sul palmo c'era scritto: "Sei come tutti gli altri!". Si bloccò e fu come se un pugnale la trafiggesse. Si portò la mano al petto per constatare se vi fosse una ferita, niente. A quel punto tutto cambiò. Con lei c'era Pist. Erano sul motorino e il motorino mutò in un cavallo. Ora si trovavano in una landa desolata e dovevano raggiungere un qualche posto ma nessuno dei due sembrava sapere bene dove si trovasse, poi qualcosa l'afferrò facendola cadere all'indietro. Tutto si fece buio e sentì Pist gridare il suo nome. Ma la voce venne offuscata da un suono metallico, come di alluminio... una cascata di miriadi di bombolette spray che si ammucchiano l'una sull'altra. Ne prese una, rigirandosela nella mano. Sopra vi era una scritta: "Sei una delusione!", la lasciò cadere come se fosse divenuta incandescente.
Quando finalmente si risvegliò era più rincoglionita di quando fosse andata a dormire.
Si passò le mani sul viso cercando di riorganizzare le idee.
Infine si alzò andando diretta verso il telefono. Scaricò tutte le foto che aveva fatto delle "enigma-parole", sul pc e iniziò ad osservarle cercando di ricordare anche la situazione in cui erano state trovate.
Cercò qualcosa di analogo nei siti a tema, tentò di comprendere quelli che le sembravano solo acronimi... niente.
Era demoralizzatissima. Le foto riempivano lo schermo e lei le osservava con l'aria scazzata e il viso poggiato sul palmo della mano.
Fu in quel momento che ebbe l'illuminazione!
Leggendo e rileggendo, prima in fila e poi casualmente, comprese che erano tutte legate tra loro e quelli che era certa essere degli acronimi, erano in realtà degli articoli o dei pronomi. Tentò un paio di ipotesi ma solo al terzo tentativo trovò la giusta sequenza della frase. Certo non le era chiaro il motivo: si trattava di una sorta di insegnamento o era piuttosto uno sfogo? Forse il fantasma delle enigma-parole era stato frainteso, considerato in modo sbagliato e ora voleva dire la sua.
Qualsiasi fosse stata la ragione, ora lei poteva affermare di aver conquistato un punto a suo favore. Anzi, più di un punto, tutta la partita! Era certa che lui volesse che capisse proprio questo. Non erano "enigama-parole" come le aveva sempre definite ma una "enigma-frase" che lei aveva svelato. Un sorrisetto soddisfatto e tronfio le si stampò sul viso ancora provato dalla dormita turbolenta.
«No, non sono come tutti gli altri... posso arrivarci, magari dopo, ma ci arrivo!»
Ovviamente rispondeva a uno degli elementi del sogno che più l'aveva colpita, restandole fastidiosamente impresso.
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STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."