Quel giorno lei, Pist, Vin e Lisca avevano appuntamento allo spiazzo vicino al parcheggio dei motorini. Quello dove "il fantasma delle enigma-parole" aveva lasciato una delle sue "opere". L'idea era stata di Pist. Visto che presto ci sarebbe stato un concerto che interessava tutti, voleva mettersi d'accordo per andare insieme. L'impresa prevedeva di prendere il treno e loro avevano fondi zero. Quindi serviva un piano!
Siccome era più pratico per raggiungere lo spiazzo, Momo aveva deciso di uscire dalla porta secondaria della scuola, risparmiandosi un po' di strada.
Tanto per cambiare le si era fatto tardi e ora correva verso la zona prefissa per l'appuntamento.
Aprì la porta antipanico e si affrettò a scendere la stretta scalinata.
«Ciao!» si sentì salutare. Interruppe la sua corsa voltandosi per capire chi fosse. La voce non gli era sconosciuta ma non riusciva ad associarla.
Quando realizzò che contro il muro, infondo alla rampa, c'era "Supernerd" storse il naso.
«Ciao» rispose senza entusiasmo, giusto non essere cafona.
«Oggi non ci sono i tuoi amici?»
«Certo! Abbiamo appuntamento altrove e si da il caso che sia anche in ritardo quindi ci si vede!»
«Senti...» continuò lui, esitante.
«No, senti tu!» lo interruppe Momo. «Non so che idea ti sia fatto ma anche se ti ho salvato il culo con Rosco non cerco niente, non mi interessi... capisci? Siamo troppo diversi tu e io e comunque ora ho fretta!» aveva parlato di slancio, quasi in panico per il timore che quel "senti" fosse potuto scaturire in altro. Ma si rese conto che ci era andata giù un po' troppo dura. Il concetto ci stava ma avrebbe potuto porla in modo un po' più "carino", ecco.
Il ragazzo biondo scosse il capo.
«Sei fuori strada, ma ok... come non detto» accennò un sorriso che per un istante diede una luce nuova agli occhi scuri che era solito tenere bassi e sfuggenti.
Momo arricciò il naso, un'espressione istintiva che svelava una certa sorpresa.
«Beh, allora ci si vede...» continuò lei. Non ricordava il suo nome o forse non glielo aveva mai detto.
Lui la tolse dall'empasse: alzò la mano in risposta al saluto, girò sui tacchi e andò via.
Momo si grattò la testa restando ad osservarlo mentre si allontanava.
Se prima era in ritardo adesso lo era ancora di più. Scosse il capo, contrariata. Doveva darsi una mossa.
Ma soprattutto doveva evitare di dire che aveva perso ulteriore tempo a causa di "Supernerd"!
Sfrecciò attraverso il parcheggio, ormai vuoto, dei motorini. Poteva vederli mentre mostravano il loro solito scazzo esistenziale.
Alzò una mano salutandoli a distanza. Loro si voltarono e anziché ricambiare il saluto le gridarono in coro: «Ma dove eri finita?!»
Eh, bella domanda... Momo si limitò a sorridere con un piglio paraculo.
Alla fine non era una novità il suo essere ritardataria, no?
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STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."