Il pomeriggio aveva tutta l'aria di essere fiacco e monotono. Col trio, al cazzeggio, si era unita anche Lisca e sua cugina LaMilly. Tutto insieme. Un soprannome che Momo trovava piuttosto scialbo. La tipa era del nord e usava l'articolo davanti al nome, e sin lì... ma il diminutivo? Niente di fantasioso o "caratteristico" era solo la versione fighetta di Milena.
Dopo una sortita al solito bar dove se ne stettero svaccati ai tavolini mangiucchiando e bevendo, avevano deciso di andare ad un negozio di musica dove lavorava, par time, un amico di Pist.
Momo non e era molto entusiasta ma acconsentì in virtù della maggioranza. Lisca invece aveva abbastanza soldi per considerare di comprarsi l'ultimo album della sua band preferita e Milly dava l'idea di non essere da meno in quanto ad acquisti compulsivi. Solo Vin sembrava disinteressato quanto Momo.
Camminavano in ordine sparso lungo il marciapiede che costeggiava una grossa strada quando Momo notò qualcosa che poteva rientrare nelle sue tipiche "attrattive", capaci di portala via dal mondo per qualche secondo.
Si bloccò osservando una roba che non aveva né capo né coda. Sul lato interno del marciapiede vi era un muro, ma più che un muro ricordava il monolito di "Odissea nello spazio" (per chi non conoscesse il film è un parallelepipedo alto e stretto che piomba dallo spazio sulla Terra, in quel caso di colore nero, in questo, grigio cemento, anche perché era di cemento). A pensarci bene si trattava di una roba davvero pessima! Che senso aveva un coso del genere piantato, lì? Forse doveva essere qualcosa di diverso ma poi il progetto era stato abbandonato. Momo si grattò la testa interdetta. Di certo si trattava di qualcosa di particolare... ma bello o interessante anche no!
«Momo che che ti prende? Muoviti altrimenti ti lasciamo qui a contemplare 'sta schifezza di cemento!» Pist, non vedendola più nel gruppo era tornato indietro a riprenderla. Si guardò intorno. Anche per lui quel coso non aveva alcun senso e cercò di capire se doveva essere raccordato ad altro. Ma non vi era nulla nei paraggi oltre a quel semi-muro più alto che largo. Si strinse nelle spalle.
«Allora, ci sei?...» la strattonò per la shirt quando si fermò di colpo sogghignando.«ehi, ehi, guarda che si vede, il tuo "amore", lo sfigato!»
Momo fece uno di quei suo sguardi torvi che promettevano botte. Neanche si voltò a guardare, limitandosi a rispondere.
«Non provarci, Pist... ti prendo a schiaffi se lo ridici! Ti ho detto che neanche lo conosco e comunque che palle, dove sto io sta lui, ma che fa, mi segue?!» Era decisamente innervosita da tutti e due. Così tirò dritto senza notare che il lo "sfigato" aveva alzato la mano per salutarla. Momo accelerò il passo raggiungendo gli altri e lasciando Pist dietro di lei e il tipo sull'altro lato della strada. Questi si strinse nelle spalle riprendendo a camminare nel senso opposto. Mentre Pist si fece una corsetta sino ai sui compagni. Aveva un'aria tra il colpevole e il divertito ma non osò dire più nulla a riguardo.
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STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."