La sera al locale passò come tante altre. Insomma, cambiava lo scenario ma la compagnia era più o meno la stessa. A Pist e Vin si erano aggregate anche due tipe che Momo conosceva e trovava "accettabili" e uno che doveva essere un mezzo parente di Vin e infatti condivideva la stessa attonita presenza/assenza. Doveva venire anche la sua semi-amica: Lisca ma all'ultimo aveva declinato per uscire con la cugina, di un paio di anni più grande di lei, che a volte la invitava ad aggregarsi alla sua comitiva.
Momo era assorta, con lo sguardo nel suo cocktail analcolico alla fragola che si intonava ai divanetti del locale. Il vociare intorno a lei le arrivava distante e confuso poi Pist le mise un a mano sulla testa agitandola come se fosse stata un pupazzetto. Ma, stranamente... molto stranamente, lei non reagì.
Cosa che allarmò non poco l'amico.
«Si può sapere che hai?! È tutta la sera che sei assente. Potevi dirlo che saresti venuta solo di presenza!»
Momo finalmente si decise a dargli la sua considerazione.
«Se mi conosce e mi segue allora potrebbe essere anche qui, non credi?»
Pist non si aspettava di certo che lei, anziché rispondergli, se ne uscisse con una simile considerazione che, diciamocelo, ci stava come i cavoli a merenda!
«Beh, sì potrebbe...» Pist si guardò in torno osservando i presenti.
Momo lo imitò anche se il suo sguardo era molto più intenso di quello dell'amico.
«Quindi, magari... se ora prendo le mie cose e me ne torna a casa... lui mi seguirà?!» afferrò lo zaino alzandosi.
«Ma che fai?! Davvero vuoi andartene e poi da sola?! È tardi!»
Momo annuì.
«Aspetta, ti accompagno!» Pist non era un mostro di generosità ma Momo era la sua amica e quella di lasciarla andare a casa da sola non la trovava un'idea felice.
«No!» disse lei categorica. «Non serve... prendo il mezzo che mi lascia vicino casa e poi è sabato e c'è gente in giro».
Pist non era per nulla convinto, ma quel "no" era chiaro e nessuna argomentazione avrebbe convinto Momo ad accettare la sua presenza. E poi lui si stava divertendo e non voleva tornare a casa.
«Come preferisci...» accondiscese rassegnato.
L'attimo dopo Momo era fuori dal locale. L'aria fresca della notte la investì. Era decisa a venire a capo della cosa ma, diciamocelo, il suo "piano di azione" non era il massimo.
Corse sino alla fermata per poi sedersi sulla panchina di ferro che le provcò un brividino lungo la schiena, era decisamente freddina. Si guardò intorno. Nessuno. Un gruppetto di ragazzi passò dall'altra parte della strada. Da come gridavano e ridevano dovevano essere piuttosto brilli.
Momo cacciò il cellulare, si mise le cuffiette e scelse il primo brano che le capitò sott'occhio. Era stata davvero la mossa giusta? Sospirò. Quella situazione la stava facendo sclerare non poco.
Finalmente arrivò il mezzo e lei si trovò a salire da sola. No, nessuno l'aveva seguita. Il mezzo era semivuoto. Osservò i visi delle persone sedute e non le parvero molto raccomandabili.
Che idiota, decidere di tornarsene a casa da sola a quell'ora ma era così convinta di scoprire l'identità del writer misterioso, così certa che quella sarebbe stata la volta buona!
Pensò bene di restare accanto al conducente sino a che non arrivò alla fermata vicino a casa sua.
Ora, dalle sue parti passavano due bus: uno arrivava sino a un paio di isolati dalla sua via e l'altro, alla famosa strada dove si trovava il "monolito" e che distava una decina di minuti da dove abitava.
A distingue i due mezzi solo una barra che lei ovviamente non aveva considerato e ora realizzava che di aver preso quello sbagliato. Le toccava farsi un po' di strada a piedi e in quella zona, a quell'ora, non girava molta gente.
Camminava lungo la via rigida e a passo svelto, attenta ad ogni suono. L'essere soli non è il massimo ma è da dire che, sino a che lo resti, non corri rischi.
Si rilassò un minimo quando vide, a distanza, la strada svoltare. Il lungo percorso che costeggiava la nazionale stava per finire e da lì arrivare a casa sarebbe stato un tantino più rilassante, con i bar e i locali aperti.
Affrettò il passo ed era così proiettata verso la fine della via che non si accorse del motorino che stava arrivando sgommando e sgasando.
Fu questione di istanti: si sentì strappare via lo zaino che portava ad una sola spalla, cosa che la fece finire a terra, sbattendo contro il muretto che costeggiava il passaggio pedonale. In quel momento solo un pensiero: il cellulare! Fortunatamente per sicurezza, in caso di necessità, lo aveva messo nella tasca del giubbino... la sua collezione di graffiti era salva! Ma il sollievo mutò presto in un buio vuoto. La botta le fece perdere i sensi.
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STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."