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Il motorino sfrecciava lungo la nazionale. Sfrecciava... ok, era pur sempre un cinquantino di seconda mano, con due passeggeri per giunta!
Comunque, sempre meglio che farsela di corsa. Non era lontanissimo ma neanche a due passi.
Momo fremeva stringendosi alla vita di Pist. Sapeva che non potevano andare più veloce di così ma a mente si ripeteva: "dai... dai... dai..."
Pist dal canto suo, si poteva dire che avesse perso il suo solito piglio apatico, dimostrandosi piuttosto bravo alla guida ma di correre non gli era mai fregato poi molto. Così, non si era preoccupato di truccare il motorino per renderlo un po' più "reattivo".
Quando finalmente arrivarono allo stabile, Momo schizzò letteralmente via, dirigendosi di corsa verso la parte che ridava verso i binari.
Ed eccolo lì... no, non il fantasma. Lui se ne era andato... ma la sua opera: "LE", un nuovo anagramma.
Momo era delusa. Si strinse nelle spalle scuotendo la testa. Non ce l'avevano fatta.
Pist le poggiò una mano sulla spalla cercando un qualche argomento che potesse ridarle nuovo entusiasmo.
«Magari ha lasciato qualche indizio... cerchiamo per terra! L'ho visto fare in un sacco di telefilm dove cercano l'assassino. Certo, questo non è il luogo del delitto ma...»
«Cosa speri di trovare?! Non c'è niente qui!» lo interruppe bruscamente lei, «e soprattutto, non c'è lui...».
Ma Pist non aveva intenzione di arrendersi. Si mise a setacciare il praticello incolto, misto a brecciolina e calcinacci, davanti al graffito.
«Ehi, ho trovato il tappino di una bomboletta! Potremmo fargli analizzare le impronte!» idiotissimo, ma non si rasegnava a lasciare la sua amica con quell'umore nero.
Momo non rispose, limitandosi a sospirare.
Si voltò versò la ferrovia ripensando che poco prima lui era dove si trovava lei adesso mentre lei era su quei binari, nel treno che correva via.
Mentre gironzolava Pist venne incuriosito da uno strano sasso. Era più grande dei sassetti che erano lì e non era un pezzo di calcinaccio.
Era di quei sassi grossi e piatti che si potrebbero trovare presso le rive di un fiume.
Si avvicinò guardingo, neanche fosse una bomba mascherata da sasso ma quando vide che sotto spuntava della carta si affrettò a prenderlo, trovando un foglio ripiegato in più parti e macchiato degli stessi colori del graffito.
«Momo!»
«Pist, piantala non è ara!»
«No, devi vedere cosa ho trovato!»
«Un altro tappino?»
«Ma che tappino è un messaggio!»
Momò sgranò gli occhi attraversata da una scossa di ansia e sorpresa.
«Come un messaggio?!» e nel chiedere lo raggiunse, scorgendo a sua volta il foglietto bianco, sporco di colore.
Pist glielo consegnò, allungando la mano verso di lei. Momo l'afferrò di scatto ma non osava aprirlo.
Si chiedeva se quel biglietto contenesse un messaggio per lei.
Se l'avesse vista sul treno. Se aveva saputo del suo viaggio e non fosse stato un caso che avesse dipinto proprio quel muro.
Pist la osservava comprendendo il suo esitare. Ebbene sì, Pist era meno idiota e superficiale di quello che dava a vedere!
Dopo aver preso un profondo respiro per farsi coraggio, Momo si decise a dispiegare la carta e leggerne il contenuto. Era scritto con un pennarello nero:
"Ho intenzione di dedicati un graffito... sarà per te ma dovrai dimostrarmi che, oltre ad apprezzare i miei lavori, sei anche un tipo sveglio, che hai capito. Hai capito, vero?
Sarò alla vecchia fabbrica di piastrelle alle 16:00, spero verrai ad ammirare la mia opera."
Momo era letteralmente pietrificata. Pist aveva letto da sopra la sua spalla ed era rimasto alquanto sconcertato.
«Momo, quel posto non è sicuro! Davvero conti di andare?»
La vecchia fabbrica di ceramiche era un ennesimo "rudere cittadino". Anni prima vi si producevano piastrelle ma poi l'azienda era emigrata altrove, lasciando uno stabile sfitto per anni e ora ridotto a un mucchi di calcinacci, ruggine e vetrate rotte. Giusto qualche muro in cemento a reggere la struttura fatiscente.
Qualche tempo prima Momo era andata in perlustrazione col suo vecchio gruppo. Era scesa la notte e loro si aggiravano, come avventurieri, con la torcia in mano. Poi un rumore indefinibile, un sibilo strano e sinistro li aveva messi in fuga. Troppa ansia per stare lì a chiedersi da cosa potesse essere dipeso.
Successivamente Momo aveva vagliato varie ipotesi: ad esempio il vento che sibilava attraverso alcune lamiere o pezzi di plexiglass.
«Certo che ci andrò!»
«Lascia almeno che ti accompagni! Resto fuori, promesso, ma se accade qualcosa basterà che tu getti un grido e io arriverò... anzi no, prima chiamo la polizia e poi arrivo!» Pist accennò un sorriso incerto per spezzare la tensione che si era creata ma Momo era troppo chiusa su quella dannata domanda: "Hai capito, vero?".
No, che non aveva capito! Cosa c'era da capire?! Era un writer come tanti o forse no, forse era davvero un fantasma o vi era dell'altro? Ma cosa?!
Si avvicinò al graffito per fotografarlo. Come aveva fatto con tutti gli altri. Poi, uno sbadiglio le ricordò che aveva passato la notte in bianco dopo una giornata decisamente turbolenta. Era sfinita.
«Andiamo, qui tanto non c'è più altro da fare.»
Pist annuì e insieme si diressero al motorino.
Momo non si dava pace, quella domanda dimostrava tutta la sua inettitudine. Lui era certo che lei fosse brillante e invece no!
Mentre partivano si strinse a Pist poggiando la guancia contro la sua schiena.
Ripercorrevano la strada verso casa e in quel momento, lei comprese quanto Pist fosse sempre stato disponibile, anche in quell'occasione, nonostante il sonno, nonostante le lamentele, aveva deciso di unirsi alla "sua causa".
«Grazie...»
Pist, era concentrato a guidare, lo sguardo avanti a sé e il vento che gli sferzava il viso.

STORIA DI MOMOWhere stories live. Discover now