Il concerto era stato una figata. Avevano saltato e pogato e fatto casino per tutto il tempo e anche quando il concerto era finito, avevano gironzolato per la zona, sfogando l'euforia.
Pist si era "ucciso" contro uno enorme che saltando gli era andato addosso, atterrandolo. Non che ci volesse poi molto, vista la sua "stazza", ma per fortuna aveva rimediato solo un bernoccolo.
Lisca aveva adocchiato un tipo e avevano passato il concerto a scambiarsi sguardi ma poi questo era sparito nella folla e ciao.
Vin era sembrato meno zombie del solito per quanto, fosse chiaro a tutti che neanche un concerto poteva scuoterlo più di tanto. Certo, aveva fatto anche lui casino ma ci metteva decisamente poco a tornare alla sua dimensione apatica.
Insomma, era stata una nottata su di giri per tutti.
Momo dal canto suo, era riuscita a non pensare alle "enigma-parole" e al suo misterioso autore.
Il treno sfrecciava lungo il panorama ancora dormiente. Campi incolti si alternavano a fabbriche e poi a piccoli paesetti che si stagliavano in lontananza e di nuovo campi, questa volta coltivati e boschetti che nuovamente lasciavano il passo ad altro.
Uno scorrere ipnotico che Momo osservava senza entusiasmo, dalla sua posizione vicino alla finestrino. Era decisamente stanca ma, a differenza degli altri, non era riuscita a chiudere occhio. Va beh, tanto erano quasi arrivati.
Il paesaggio si era fatto familiare e presto avrebbero raggiunto la loro stazione.
Gli altri si erano ormai svegliati e fissavano punti indefiniti con le facce sbattute.
Erano decisamente devastati!
«Non vedo l'ora di raggiungere il letto!» Pist sbadigliò senza preoccuparsi di coprire la bocca con le mani. Momo annuì senza però dire nulla.
«Siamo quasi arrivati» informò, atona, Lisca.
Vin, ovviamente non si espresse, limitandosi ad afferrare lo zaino e ad alzarsi per dirigersi al portello del treno.
Anche Momo prese il suo, lanciando un'ultima occhiata al panorama ed ebbe un sussulto! Di quelli che ti svegliano come una scarica elettrica.
Poco distante dai binari vi era un vecchio fabbricato dismesso, color cemento, come tutte le cose brutte, tristi e abbandonate. Solo che ora non era più tanto brutto e ancora meno triste. Trionfanti spiccavano, di un rosso e arancio squillante, circondate da tanto bianco e giallo, due lettere. Forse un anagramma: "LE".
Ma non fu quella visione a far sobbalzare Momo. Certo, scorgere una nuova opere del fantasma delle "enigma-parole" era entusiasmante ma ancora di più lo era scorgere lui!
Vicino al graffito con una tuta bianca e la bomboletta ancora in mano, vi era un tipo alto e magro... il treno scorse via e Momo si spalmò contro il finestrino.
Pist e gli altri si erano voltati a osservarla, sconcertati.
«Che ti prende?» chiese Pist. «Hai visto un fantasma?!»
Momo si voltò con gli occhi che le brillavano. «Esatto! E non uno qualunque... era lui: "il fantasma delle enigma parole"!»
A quel punto anche Pist si spalmò contro il vetro, invano. Erano ormai distanti e, del vecchio fabbricato, non si vedeva che la sagoma, avvolta nella nebbiolina della mattina.
Momo prese lo zaino dirigendosi verso la porta della carrozza.
Magari avrebbe potuto raggiungerlo prima che finisse la sua opera e finalmente capire chi fosse! Aveva il cuore che le batteva a mille.
Quando il treno si fermò lei schizzò giù come una saetta.
«Non farai mai in tempo, specie a piedi!» le gridò Lisca.
In effetti... si voltò e puntò il dito contro Pist che aveva due occhiaie che neanche dopo aver fumato tre canne di fila.
«Mi serve il tuo motorino! Andiamo!»
Pist fece una faccia disperata.
«Ho sonno, cazzo... non puoi chiedermi di...»
«Oh, certo che posso, ricorda che ti sei voluto ficcare tu in questa storia e ora hai l'occasione di renderti davvero utile!»
Pist scrollò le spalle. Sotto, sotto e sonno a parte, non gli dispiaceva l'idea di riuscire finalmente a scoprire chi o "cosa" fosse il wraiter delle "enigma-parole".
«Ragazzi qui abbiamo una missione, quindi ci vede in serata!» li salutò Pist che sembra aver trovato una ragione a quell'impresa estrema. Momo saltellava sul posto incapace di trattenere l'ansia e la fretta.
«Si, si, ciao... dai Pist ,altrimenti va via!».
Insieme si diressero dove Pist aveva parcheggiato il motorino. Per fortuna era pesaculo e lo aveva preso anche per arrivare in stazione. Tanto, diceva lui, nessuno si fregherebbe quel catorcio.
Catorcio o meno ora doveva condurli sino al vecchio fabbricato, lungo la ferrovia!
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STORIA DI MOMO
Short Story"Momo era simile a tante altre ragazze pseudo-alternative, con i vari eccessi estetici e caratteriali. Ma simile non vuol dire uguale e in lei vi era qualcosa di diverso... non da tutti ma da molti."