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Jimin si svegliò e per un attimo non riuscì a riconoscere la stanza dove si trovava. La stanza era diversa, il soffitto di casa sua non era così alto, le lenzuola non così soffici e il profumo, c'era un profumo diverso nell'aria che lo rilassava moltissimo. Poi i ricordi della notte prima lo assalirono tutto d'un tratto e fu sufficiente per farlo sedere sul letto di botto, causandogli un capogiro per la bruschezza del movimento.

No. Oh no, ditegli che non lo aveva fatto davvero. Aprì gli occhi lentamente, quasi augurandosi che il suo cervello gli avesse giocato un brutto scherzo, ma non c'era nulla da fare. Jimin si trovava in una stanza estranea che riconosceva vagamente come la stanza degli ospiti che gli aveva assegnato Jungkook la notte prima. Si prese il viso tra le mani.

Era stato disperato, lo era ancora ma non aveva mai pensato che si sarebbe convinto a bussare alla porta di Jeon Jungkook. Ammirava Jungkook, di più, lo adorava. Jungkook aveva fatto quello che a Jimin non era riuscito e che aveva sempre desiderato fare. Le sue collezioni sulle copertine gli aveva abbagliato gli occhi, gli avevano fatto vedere come era possibile immortalare il genio e la bellezza nella stoffa.

Jimin aveva smesso di pentirsi della sua scelta di vita perché era stato necessario. Come era necessario lavorare per poter vivere nella società, così lui doveva fare quel tipo di lavoro per potersi mantenere e proteggere le persone che amava. Aveva pianto, aveva pianto per mesi all'inizio, ma per quanto fosse orribile, lui era bravo in quel lavoro e ben presto era riuscito a mettersi in proprio e ad arrivare così in alto nella sua professione da potersi perfino permettere di avere del margine di scelta. Un lusso per un escort. Il suo cliente, Taehyung, non era stato male, anzi era stato il cliente che più gli era piaciuto di tutti quelli che aveva avuto prima, era stato gentile, divertente e gli aveva lasciato molta libertà. Erano diventati amici più o meno, per quanto amici potessero diventare un cliente e la sua puttana. Si Jimin si vestiva con Armani ma questo non cambiava lo stato delle cose.

Quando aveva accettato la proposta di Taehyung, Jimin sapeva benissimo chi fosse, sapeva benissimo che era il migliore amico di Jeon Jungkook e che accettando quell'offerta, aveva sigillato la sua condanna (o la sua salvezza dipendeva dai punti di vista), a non poter essere mai l'escort dell'uomo che ammirava.

Jeon jungkook era un uomo ricco atipico, innamorato del suo lavoro, con pochi affetti e con ancor meno capricci che si concedeva. Nel giro di escort era lo scapolo più conteso e anche quello più inafferrabile. Quando Jimin lo aveva visto a uno dei party in cui i suoi clienti lo aveva portato, si era sentito mancare il fiato. La tentazione di avvicinarsi a lui e di attrarre il suo sguardo e interesse e provare che le escort si sbagliavano e che Jeon Jungkook non era poi così inafferrabile, era stata grande. Ma Jimin non voleva questo. Non era così che aveva sognato di conoscere il suo idolo. E non sapeva cosa lo feriva di più il fatto di non poterlo mai avere o il fatto di poterlo avere solo così. Perciò aveva messo il suo cuore al sicuro, aveva accettato l'offerta del migliore amico di Jeon Jungkook e si era reso inaccessibile a ogni tentazione.

Tuttavia quando Taehyung lo aveva presentato al suo amico, Jimin si era sentito morire un po'. Jungkook era educato, gentile e ancora tremendamente innocente per un mondo come quello. E quando Taehyung lo aveva portato a letto quella notte Jimin gli si era aggrappato disperatamente sperando che nell'avere Taehyung sarebbe stato come avere un po' di Jungkook. Era patetico, patetico, e non poteva negare che era stata anche questa una delle ragioni che gli avevano fatto accettare la proposta dell'altro uomo.

Se il giovane Ceo si fosse accorto della fascinazione della sua concubina per il suo amico, non lo aveva mai dato a vedere e, dopotutto, uno dei motivi per cui lui e Jimin erano andati così d'accordo era perchè a entrambi quel mondo aveva spezzato il cuore e il loro accordo era fondamentale per la sopravvivenza di entrambi in più modi di quelli meramente economici.

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