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“Che cosa significa che non ci sei?”

Era stata una giornata lunga, fatta di appuntamenti noiosi e riunioni ancora più noiose e Seokjin non vedeva l'ora di tornare a casa e farsi un bagno caldo. Sentiva un leggero dolore alle tempie in quello che si preannunciava un principio di mal di testa, pertanto l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era che il suo capo si presentasse alla sua scrivania parlando a un volume dieci volte più alto di quello di qualsiasi persona normale. Quando Seokjin sollevò il suo sguardo incrociò lo sguardo di fuoco dell'altro e il maggiore non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sospiro. Per essere l'erede di un grande impero e un mago della finanza, Kim Taehyung a volte si comportava come un bambino fin troppo cresciuto.

“Ma ho già organizzato tutto. Da quando in qua ti prendi micro vacanze tu?” Taehyung chiese in tono indignato. Lo sbuffo al telefono fu così sonoro che Seokjin lo sentì anche da quella distanza. Un sorriso divertito si dipinse sulle sue labbra nel riconoscere il tono di voce.

“E da quando in qua tu avvisi prima di invadere il mio spazio vitale?” Furono le parole che Seokjin riuscì a distinguere. Si, era proprio Jungkook.

“Io non invado spazi vitali,” Taehyung disse proprio nel momento in cui si sedeva direttamente sulla scrivania di Seokjin impedendogli di fatto di andarsene dal suo ufficio. Seokjin lo guardò in tralice nello stesso tempo in cui Taehyung alzava il sopracciglio in modo drammatico.

Il suo era un ottimo lavoro, vicino casa, ben pagato e con un sacco di bonus. Ma a volte Seokjin pensava che avrebbero dovuto dargli un premio solo per tutta la pazienza che ci voleva per avere a che fare con quella forza della natura che era il suo capo.

“Va bene ho capito, non ci sei. Guasta feste,” Taehyung concluse con tono di voce infantile prima di finire la chiamata stizzito.

Quindi sbuffò sonoramente prima di guardare Seokjin, il suo segretario personale, negli occhi.

“Sei stato tu vero?” Chiese il suo capo e il maggiore dovette trattenersi dallo sbuffare a sua volta. “Sei stato tu a dire Jungkook di andare via questo weekend?” Spiegò meglio Taehyung.

“Io non c'entro nulla, capo,” Seokjin disse facendo lo gnorri. Ma perché per una volta non poteva lasciarlo andare a casa a riposare in santa pace?

“Non chiamarmi capo, non siamo più in orario di lavoro, Jinnie.”

“Kim Taehyung, non puoi invadere la casa degli altri a tuo piacimento senza tener conto dei loro impegni. Le persone hanno le loro vite sai.” E anche io, pensò Seokjin.

“Ma ho chiamato per avvisare!”

“Solo perchè te l'ho detto io. Seokjin hyung ha ragione Taehyung, non puoi invadere la vita degli altri solo perchè lo trovi divertente. E comunque posso vedere Jungkook un'altra volta, non mi scappa,” Taehyung si voltò così velocemente al suono di quella voce che Seokjin lo trovò quasi divertente.

Eppure quell'espressione sul suo viso, come poteva Seokjin ridere di quell'espressione?

Era felicità allo stato puro, era l'espressione che avrebbe avuto un cieco nel vedere l'alba per la prima volta.

Jung Hoseok era appoggiato allo stipite della porta d'ingresso dell'ufficio di Seokjin, sorriso leggero dipinto sulle sue labbra. Era decisamente un miglioramento rispetto all'ultima volta che si erano visti, ma Seokjin non poteva biasimarlo. Hoseok aveva fatto di tutto per sparire dalla faccia della terra, per allontanarsi da Taehyung, e doveva esserci voluta una enorme forza di volontà per riuscirci. Sebbene Seokjin allora avesse iniziato a lavorare da poco presso la Kim Communications, persino lui si era accorto di quanto si erano voluti follemente bene quei due. E quanto aveva fatto male la caduta. Perciò era comprensibile che quando Hoseok aveva visto Seokjin varcare la porta del suo ristorante, questi lo avesse accolto con una smorfia.

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