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Quando Jungkook aveva pronunciato la parola mare, Jimin si era immaginato al massimo Busan e la barca su cui aveva già trascorso un bellissimo fine settimana.

Certamente non si era immaginato un resort di lusso presso, “Jeju island?” Jimin aveva esclamato, quasi singhiozzando per la sorpresa nel leggere la destinazione sul tabellone dei voli in partenza.

Jungkook gli aveva strizzato un occhio complice prima di mostrare le carte d'imbarco al personale dell'aeroporto e procedere quindi a guidare Jimin verso il tunnel che portava al velivolo, non dimenticandosi di cingere le spalle di Jimin e stringerlo a se in una presa sicura e confortante.

Erano cose come questa che, dopotutto, facevano la differenza, Jimin si trovò a pensare mentre si concedeva di abbandonarsi nell'abbraccio dell'altro.

Tutti i suoi passati clienti avrebbero potuto permettersi vacanze come quella e anche molto di più e alcuni di loro lo avevano anche fatto, avevano prenotato un volo per Jimin affinché lui li raggiungesse oltre confine presso la località dove loro si trovavano per una visita d'affari o qualche altro avvenimento lavorativo. Ma anche se Jimin cambiava posizione geografica la sua routine, essere sessualmente a disposizione del cliente di turno, rimaneva invariata.

Alla fine scambiava solo una camera da letto con un'altra.

Jungkook, invece, non faceva nulla di tutto ciò, non lo spostava da una parte all'altra solo per avere convenientemente a disposizione una piattaforma per rilasciare lo stress accumulato. Lo portava in giro con sé, lo incoraggiava a fare ogni sorta di attività, gli lasciava il tempo di esplorare e divertirsi.

Jimin non aveva mai lasciato prima da allora che le proprie fantasie mentali avessero la meglio sulla sua tabella di marcia perché permettere ciò non solo sarebbe stato inutile, ma cullarsi in illusioni che non avrebbero mai potuto concretizzarsi avrebbe finito col ferire solo se stesso.

Eppure, semmai aveva immaginato o sperato di sperimentare cosa volesse dire stare insieme a qualcuno, stare veramente insieme a qualcuno, quello che la sua immaginazione aveva partorito era fin troppo simile al suo presente con Jungkook.

Jimin, che in quel momento stava nuotando pigramente, ebbe quasi voglia di mettersi a urlare ma riuscì fortunatamente a trattenersi, optando invece per un semplice sospiro prima di lasciarsi scivolare nuovamente nell'acqua piacevolmente a temperatura ambiente della piccola piscina esterna della loro suite.

I suoi piedi toccarono il fondo, l'acqua che si richiudeva sopra di lui in una marea di bolle. Jimin contò una ventina di secondi nella sua testa prima di riemergere in superficie, rivoli di acqua che cascavano dai suoi capelli e che lui sperava potessero portare via con sé i pensieri spiacevoli. Con due bracciate arrivò all'altro lato della vasca, piantando i gomiti sul bordo della piscina per issarsi leggermente dalla superficie dell'acqua e poter così appoggiare la testa sulle propria braccia incrociate.

Essendo una suite attico, dal terrazzo esterno dove si trovava la piccola piscina era possibile godere di una vista mozzafiato dell'isola e Jimin decise di concentrarsi sul panorama piuttosto che sui suoi pensieri confusi. Era sempre stato convinto che nel momento in cui tutto sarebbe risultato troppo, lui avrebbe avuto la prontezza di spirito di staccarsi prima che fosse troppo tardi. Ma a quel punto forse il troppo tardi lui lo aveva già superato da un pezzo.

Fu lo splash rumoroso di un tuffo e una dose generose di schizzi che raggiunsero la sua schiena nuda a riportarlo nel presente.

Non dovette aspettare molto prima di sentire le forti braccia di Jungkook circondargli la vita e un torso umido appiccicarsi alla sua schiena e poi, labbra poggiarsi leggere e bagnate sulla sua scapola per depositarvi un bacio.

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