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Seokjin non apparteneva a quel mondo. Quel mondo fatto di luci di flash, di feste dispendiose e di meeting a porte chiuse. Seokjin era solo il segretario di Kim Taehyung erede della Kim communications. Tuttavia si era sempre ritenuto una persona che sapeva fare bene il suo lavoro e, pertanto, in qualità di assistente personale di Taehyung, aveva dovuto gestire una serie di informazioni che, suo malgrado, avevano finito col trascinarlo in quel mondo.

Seokjin era stato solo un giovane con una laurea in contabilità quando Jungkook gli aveva procurato un colloquio presso la Kim communications e il maggiore non avrebbe mai potuto immaginare che questo lavoro avrebbe finito col coinvolgerlo così tanto. O che avrebbe comportato anche questo, pensò lui mentre sorseggiava il suo solito caffè mattutino, cercando di non lasciare che il suo sguardo si posasse troppo spesso sui documenti posati su un angolo del tavolo.

Seokjin non apparteneva a quel mondo ma almeno una persona a cui teneva, se non due, ne era parte. Il maggiore si lasciò sfuggire un sospiro.

Aveva conosciuto Jungkook quando il più giovane aveva soli quattro anni e lui sette, perchè sua madre era una educatrice presso l'istituto di Jungkook e Seokjin aveva passato molti pomeriggi li a cercare di fare in modo che il bambino non si rompesse il collo mentre si arrampicava sugli alberi. Tuttavia sua madre aveva cambiato lavoro e Seokjin aveva finito col perdere Jungkook di vista e lo aveva ritrovato solo parecchi anni dopo a scuola quando Jungkook di anni ne aveva compiuti dieci e lui tredici. Seokjin era il classico studente modello e spesso la scuola gli affidava il compito di far ambientare i nuovi ragazzi e il più giovane era tra questi. Era magro, quasi una spanna intera al di sotto dell'altezza di Seokjin, e nonostante apparisse timido nella sua giacca smessa e così diverso dal bambino combina guai di cui Seokjin si ricordava, lo aveva riconosciuto al primo colpo.

Jungkook già allora, con quel suo modo adulto di comportarsi sebbene fosse solo un ragazzino e, soprattutto, con quell'aria di orgogliosa solitudine che gli calzava come un guanto, era stato difficile da ignorare e covava già le ceneri di quel fascino algido che avrebbe affascinato così tanti suoi ammiratori da adulto. Nella sua ingenuità tipica delle persone che hanno avuto la fortuna di avere un'infanzia felice, Seokjin aveva voluto provare a fare la differenza e prenderlo sotto la sua ala. Il maggiore non poteva dire di capire Jungkook e probabilmente non ci sarebbe mai riuscito, ma gli ci si era affezionato con tutto se stesso e si era preso cura di lui anche quando questi non aveva saputo come comportarsi di fronte a tutto quell'affetto, preso dall'imbarazzo di chi non hai mai saputo cosa voleva dire ricevere.

Seokjin lo aveva visto crescere, lavorare sodo e infine realizzare le sue ambizioni, e aveva sperato che questo sarebbe bastato per liberare Jungkook di quella cappa di solitudine che si portava dietro. Ma quel mondo, fatto di cose luccicanti e troppo belle per essere vere, era sfavillante ma non lasciava nessun calore. Quando Jungkook aveva fatto amicizia con Taehyung, Seokjin era stato felice. Non era l'incontro ideale, perché erano entrambi spezzati in maniere molto simili sebbene venissero da mondi distanti, ma Taehyung certamente capiva quello che Seokjin non era mai riuscito.

Ma Kim Taehyung, ah Kim Taehyung, non era come Jungkook.

Se Jungkook seppelliva i suoi sentimenti, Taehyung li bruciava in gesti azzardati e progetti stravaganti, e Seokjin sapeva che era questione di tempo prima che Jungkook finisse con l'imitare il suo esempio, cosa altamente pericolosa considerando che Taehyung era nato in quel mondo e sapeva giostrarsi nella fiera della vanità con una disinvoltura che Jungkook non avrebbe mai avuto. In definitiva Seokjin aveva sempre saputo che prima o poi il suo giovane amico avrebbe finito col infilarsi in una situazione troppo complicata per lui e infatti era successo esattamente così.

Diede un altro sorso al suo caffè mentre gettava ennesimo sguardo in cagnesco al plico. Quello che aveva scoperto non era di per se allarmante ma, inserito nel contesto di quel malcapitato quadrangolo amoroso, certamente non aiutava. Seokjin avrebbe volentieri preso a calci Kim Taehyung per la sua follia perché cosa gli era passato per l'anticamera del cervello quando aveva deciso che un escort era una buona idea? Nulla probabilmente, solo la follia di un cuore spezzato.

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