Era stata una lunga giornata e Jungkook non vedeva l'ora di tornare a casa. La sua segretaria lo avevo visto staccare dal lavoro in orario con profondo sollievo. Jungkook si sentì in colpa per tutte le volte che l'aveva fatta rimanere fino a tardi o che l'aveva fatta preoccupare con le sue tendenze da malato del lavoro. Era una brava donna.
Ad ogni modo Jungkook spense il computer, prese la sua ventiquattr'ore e si apprestò a tornare a casa. Percorse i corridoi della sua maison, orgoglioso come sempre di constatare fin dove era arrivato con il suo duro lavoro. Lui era Jeon Jungkook.
Eppure mentre entrava nell'ascensore e osservava il suo riflesso nelle pareti specchiate non era questo a cui pensava, sebbene per anni fosse stato il suo unico pensiero.
No, a invadere i suoi pensieri era il ricordo di capelli neri sparsi su un divano bianco, erano occhi che lo guardavano dal basso verso l'alto, erano labbra aperte e lucide e il respiro caldo accelerato a pochi centimetri dalla sua bocca. Era successo, era stato reale e non solo una delle sue fantasie: aveva avuto Jimin sotto di lui.
Jungkook si allentò il nodo della cravatta e si aprì i primi bottoni della camicia. La verità era che più passavano i giorni più quel poco di ragione e decenza che gli erano rimasti evaporavano alla stessa velocità di cubetti di ghiaccio sotto il sole torrido di agosto. Come quella mattina in ascensore. Era stato più forte di lui aveva dovuto baciarlo e non se ne era pentito.
Si passò un mano sul viso.
Avrebbe dovuto svuotare il sacco e dire tutto a Taehyung, sarebbe stato più semplice, Taehyung lo avrebbe perdonato prima o poi e forse il tutto non sarebbe apparso così ingarbugliato come invece appariva ora.
L'ascensore arrivò fino al piano terra, Jungkook uscì velocemente non dimenticandosi di fare un breve cenno all'addetto alla reception, perché nel suo palazzo tutti erano importanti. Fuori dall'edificio la sua macchina lo stava già aspettando e Jungkook vi ci si tuffò dentro.
Chiuse gli occhi e lasciò che il rumore leggero del motore lo cullasse. Aveva bisogno di rilassarsi, avrebbe pensato alle implicazioni dopo, in quel momento voleva solo pensare al fatto che c'era un bellissimo giovane uomo ad aspettarlo a casa. Tuttavia, i suoi occhi si erano chiusi da malapena qualche minuto, la stanchezza pesante sulle sue palpebre, quando il suo dannato telefono squillò. Di nuovo. E dalla sua suoneria sapeva che non era il telefono di lavoro ma quello che aveva specificatamente assegnato ai suoi numeri privati.
Ma cosa avevano oggi tutti quanti? Quello doveva essere un numero per le emergenze. Eppure sembravano volerlo sentire tutti quel giorno, prima Hoseok, anche se questi era l'unico che avesse avuto un motivo valido per disturbarlo, poi Taehyung che si era infilato come sempre a forza nel suo ufficio e ora chi?
Poi vide il nome sul display del cellulare e Jungkook si lasciò sfuggire un sospiro, perchè sapeva che non poteva non rispondere. Perchè Seokjin lo aveva sempre chiamato in ufficio o passava direttamente a trovarlo, visto che era più il tipo di persona da prendo e ti vengo a fare visita che il tipo che sprecava il suo tempo con futili messaggi. Era raro che lo chiamasse.
"Hyung," Jungkook esordì con voce stanca, occhi ancora mezzi chiusi.
"Jeon Jungkook. Dobbiamo parlare," Jungkook aprì gli occhi di scatto improvvisamente all'erta. Quando Kim Seokjin ti diceva un "dobbiamo parlare" non era mai un buon segno. Una volta era successo che Taehyung avesse fatto un caos totale con le fatture per i rimborsi spesa, come ci fosse riuscito era al di là della comprensione di tutti visto che lui era il responsabile di un impero, eppure ce l'aveva comunque fatta, finendo col mandare all'aria l'unico giorno libero che Seokjin aveva avuto in mesi. Anche quella volta aveva usato quel "dobbiamo parlare," che di solito non erano parole o il tono che Seokjin avrebbe mai utilizzato nei confronti dei suoi superiori neppure quelli eccentrici come Kim Taehyung. Dopo quella conversazione, comunque, Taehyung aveva tenuto le sue fatture impeccabilmente in ordine e nessuno aveva mai saputo cosa si erano detti boss e segretario. Perciò si, Jungkook era un po' allarmato.
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Dirty Cash
FanfictionJimin ama il denaro e gli piace circondarsi di uomini ricchi. Tuttavia ha come regola di rimanere fedele a chi richiede la sua compagnia fintanto che essa è richiesta. Jungkook è un giovane uomo di successo che ama con distacco ma con un debole per...