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C'era sempre l'ingenuità di pensare di sapere tutto su un determinato argomento, che il fatto di averlo già sperimentato, di esserci in qualche modo – già passati- facesse si che non ci potessero essere sorprese al riguardo.

Non era certamente il sentimento più edificante del mondo quello dell'ossessione, c'era un che di morboso e poco sensato che offendeva, e non poco, il suo orgoglio, eppure non era già forse caduto abbastanza in basso da non poter possibilmente fare di peggio?

Naturalmente, non era affatto così. C'era un'intera gamma di sensazioni in più che non aveva messo in conto e lui non sapeva davvero dove andare a sbattere la testa, perché, dopotutto, non era mai stato bravo con questa cosa chiamata sentimento (considerando che era piuttosto convinto di avere la variazione emotiva di un cucchiaino).

In breve, per usare poche parole, Jungkook stava dando i numeri.

Era convinto davvero che si potesse perdere la testa una volta sola, che una volta fosse più che abbastanza, eppure continuava a perdere il suo senso di conveniente o sconveniente, di giusto o sbagliato, quando si trattava di Jimin.

Jungkook strinse la penna tra le sue dita con forza mentre fulminava i documenti impilati sulla sua scrivania come se la sua frustrazione fosse dovuta solo a loro. Certamente occuparsi di documenti cartacei era sempre stata la parte che gli piaceva di meno e sebbene la sua azienda fosse strutturata in modo tale che quelli di cui si doveva occupare lui personalmente fossero davvero una minima parte, era comunque una attività noiosa e c'erano ancora cose che doveva controllare e, in ogni caso, non voleva neanche affidare la gestione completa ad altri almeno finché ne aveva la possibilità ed energie. Tuttavia nessuna pila di documenti, seppur nutrita, avrebbe mai giustificato il senso di fastidio che si sentiva dentro.

La verità era che l'episodio di qualche notte prima continuava a tormentarlo, non tanto per l'imprudenza in cui poteva essere incorso, che alla fine si era rivelato un timore infondato, quanto al fatto che ancora una volta aveva sospeso il suo giudizio e si era lasciato prendere la mano. Di nuovo.

Perchè Jimin era stato uno spettacolo quella notte, lo era sempre e avere la conferma di ciò dopo tante notti passate a ammaginarselo, lo faceva impazzire.

Così voglioso e invitante, ogni volta che accoglieva Jungkook dentro di se.

Jungkook si era sentito girare la testa quando le gambe che prima giacevano aperte per dargli quanto più spazio possibile, si erano avvinghiate invece al suo bacino facendolo scivolare più a fondo e facendolo cadere in avanti. E lui fu svelto a poggiare il suo peso sugli avambracci in modo da non schiacciare l'altro mentre le spinte si facevano più frenetiche, come la fine si faceva più vicina. Sentì la camicia del suo abito appiccicarsi alla pelle sudata della sua schiena per l'intensa attività, e i pantaloni erano un po' un impedimento ma non appena aveva visto Jimin non aveva voluto perdere tempo con i vestiti, aveva voluto farlo suo seduta stante.

Sentì Jimin gemere il suo nome e Jungkook allora perse se stesso. Erano li, in quel momento, lui che si seppelliva nel corpo caldo di Jimin, ed era suo, non importava se era solo una transizione: in quel momento Jimin era suo.

"Mio.." Sentì la parola uscire dalle sue labbra in un sussurrò e fu bello, liberatorio, poterlo dire. La reazione di Jimin fu quasi immediata, sentì il torace dell'altro toccare il suo mentre la sua schiena si inarcava sul materasso e risucchiava Jungkook dentro di se più a fondo e le pareti lo stringevano così tanto che era quasi impossibile continuare a spingere.

Jimin venne con un gemito strozzato e fu troppo anche per Jungkook che senza pensarci senza sentir ragioni affondò in lui un paio di volte fino in fondo, facendo quasi sobbalzare l'altro sul materasso fino a che il piacere si fece così intenso che Jungkook non riuscì a trattenersi ulteriormente. Si fece travolgere da esso mentre collassava sull'altro e contemporaneamente si svuotava dentro di lui con una soddisfazione recondita, un suono gutturale poco lusinghiero che usciva dalla sua bocca.

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