XXIV

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Uniti da quell'abbraccio, ai due non importava più di nulla.
Tutto sembrava essere tornato alle origini, soli con la voglia di stare al fianco dell'amato ancora per un po', fino all'ora dell'alba.

Non volevano pensare al peggio del presente, alla rovina che sembrava aspettarli dietro l'angolo pronta a divorarli senza ripensamenti.

Ma c'erano altre due motivazioni per il quale i due si ritrovavano avvinghiati l'un l'altro come per proteggersi da un nemico astratto.
La prima riguardava Taehyung, che aveva paura l'altro potesse scappare una volta aver lasciato le sue braccia, e Jungkook, che temeva di ricominciare a soffrire se fosse stato, al contrario, il minore a lasciarlo.
La seconda ragione era che entrambi forse sapevano che quella pace non sarebbe durata a lungo, perciò desideravano semplicemente godersi il momento.

Nel frattempo, tuttavia, la donna di casa si era alzata dal letto prima del previsto, dirigendosi verso il piano terra per prepararsi del caffè e svegliarsi definitivamente.

Gli occhi erano ancora mezzi socchiusi ma, prima di svoltare l'angolo che portava alla cucina, due figure alla sua destra richiamarono la sua attenzione, e solo voltandosi si rese conto fossero nient'altri che Jungkook e Taehyung sul divano, stretti in un abbraccio, che di amicizia aveva ben poco, e abbandonati al sonno.

Esitò qualche attimo davanti la scena che le si era presentata davanti, non sapendo come procedere. Ma, nonostante tutto, la sorpresa era quasi nulla, tanto tempo era che già sapeva cosa i due, inutilmente, le nascondevano.

Anzi, se ci pensava, aveva subito notato come Taehyung avesse una cotta stratosferica per quel ragazzo dal primo giorno che gliene aveva fatto menzione, con l'inizio delle loro ripetizioni di recupero.

A farle contorcere il volto in una smorfia non era il fatto che suo figlio si fosse innamorato di un ragazzo, bensì perché non gliene avesse mai parlato, e l'idea che non riuscisse a fidarsi di lei la abbatteva enormemente.
Eppure sapeva cosa significasse nascondere un amore, e in seguito persino perderlo, e non sarebbe riuscita a reggere lo sguardo affranto del proprio figlio se fosse accaduto anche a lui.
L'importante è che entrambi stiano bene insieme.

Dopo alcuni minuti di contemplazione, estrasse il telefono dalla propria vestaglia e lo sollevò verso la sala con l'intento di catturare la dolce immagine dei due ragazzi abbracciati in una fotografia.

Attese qualche attimo in silenzio ma, dopo un 'click' emesso dal cellulare, un nuovo messaggio fece la sua apparizione in alto allo schermo, facendola inevitabilmente urlare di gioia non appena lo lesse.

A causa dell'improvviso fragore Taehyung cadde rovinosamente sul pavimento, quasi sbattendovici il viso, facendo però ridacchiare Jungkook che se ne stava ancora comodo sui cuscini. Ma ciò bastò al minore per non lamentarsi della botta presa al fianco, tornando infatti col sorriso dopo aver sentito quella tenera melodia che era la risata del moro.
Troppo tempo che non ne sentiva il suono, il doppio ne era innamorato.

Fu poi la madre a spicciare parola, <Ho il posto di lavoro!>

✺✺✺

I due ragazzi erano usciti da quella casa per prendere un po' d'aria, stando però ad una debita distanza mentre si dirigevano verso una meta indeterminata, forse per l'imbarazzo di un qualcosa che nessuno di loro riusciva a vedere chiaramente.

Nel silenzio più pacifico che oscillava tra i ragazzi però, Taehyung si spremeva le meningi per accostare a mente le giuste parole e formulare una frase di senso compiuto, sentendo la forte necessità di parlare col maggiore, non avendone mai fatto veramente parola.
E il castano si grattò nervosamente il palmo della mano sudaticcia, dandosi dello stupido per non aver mai provato a farlo prima.

Ma nell'esatto momento in cui raggiunsero un giardino pubblico dalle ristrette dimensioni, Taehyung gli rivolse un sorrisetto indicando il grande scivolo nascosto in mezzo agli aceri e, alla cui cima, vi era accatastata una casetta che aveva tutta l'aria di essere accogliente e spaziosa, o almeno lo era abbastanza per ospitare entrambi i ragazzi.

Cosi il minore di questi afferrò rapidamente il polso dell'altro, come avesse paura quel 'magico' posto potesse scomparire in un battito di ciglia, e lo guidò verso le scalette d'entrata.

Sorpassata la porticina d'entrata strappata via, a quel punto le distanze che si erano inizialmente create sembravano essersi improvvisamente dissolte. Taehyung, difatti, si fece spazio tra le gambe di Jungkook che, seduto a terra, venne colto positivamente di sorpresa.
Il silenzio era tornato a regnare in quel piccolo rifugio, ma il castano non si fece troppe paranoie per afferrare entrambe le mani del maggiore e iniziare a carezzarle delicatamente con i propri palmi.

Era codardo, ma restava il fatto che voleva fargli capire che l'amava più di qualsiasi altra cosa, perciò strinse quelle due care mani e se le portò al petto, lì dove cercava di tenere a bada quello scalpitante cuore tra le sbarre della sua cassa toracica.

<Fa così tutte le volte che ti vedo, ti sono vicino, oppure quando sorridi... Proprio come stavi facendo pochi minuti fa.> disse flebilmente ma con l'audacia di mantenere lo sguardo fisso nei pozzi dell'altro, <Ma soprattutto quando sei il vero Kook.> riuscì finalmente a dire.

E Jungkook in fondo se lo aspettava l'inizio di quel discorso, quello che tanto aveva sperato non arrivasse mai.
Distolse lo sguardo, come scottato dalla realizzazione che non era nient'altri che lui il demolitore di quella strada che si erano faticosamente costruiti insieme per tutto quel tempo addietro.
E il suo stomaco cominciava a venir scortitcato dagli artigli dei sensi di colpa che piano si stavano insinuando nelle sue viscere.

Per quel momento bastò però il solo sguardo di Taehyung, che aveva afferrato il suo viso per riportare la sua attenzione su di lui, a calmare i battiti indomabili del suo cuore, <Promettimi che non lo farai mai più. Ti prego- resisti per me.> aveva poi detto con la voce spezzata dal più cupo timore di non poter essere utile con le sole sue parole.

Ma Jungkook si perse un attimo nei propri pensieri, con lo sguardo bloccato sulla parete legnosa della casetta e la sensazione di gambe mollicce che divenivano un tutt'uno con il pavimento a tavole.
Pensava a come lui fosse sempre stato un soggetto impulsivo, tanto irriflessivo quanto indisciplinato, che aveva il focoso desiderio di provare più quante cose nuove immaginabili. Ed era per quello che non si era posto alcuni freni prima di provare quell'intrigante polverina bianca, gentilmente offerta dal suo nuovo gruppo di amici italiani.

Sarebbe stato facile smettere come lo era stato iniziare, giusto?

<Lo prometto>.

the truth untold - kookvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora