III

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Le calde braccia del sole avevano fatto la loro comparsa nella camera di Taehyung, ancora avvolto tra le soffici coperte e assorto nel mondo dei sogni.
Un mugolio sfuggì dalle sue labbra serrate prima di stringere i lembi del cuscino e affondare la testa nella stoffa stropicciata, tentando di riprender sonno. Ma invano dato che gli avvenimenti del giorno precedente iniziarono a proiettarsi nella sua mente come una pellicola rotta.

Non si sarebbe di certo aspettato di trovare Jungkook davanti la porta di casa sua, ad aspettarlo con l'intento di dirgli che aveva sentito la sua mancanza e che, per questo, era tornato.

Sì, Jungkook era tornato e lui non sapeva se esserne lieto o meno.

Diceva di non esser partito con Hyuna, e gli credeva. Diceva di essergli mancato, e gli credeva. Diceva di non poter fare a meno della sua vicinanza, e, ancora una volta, lui gli credeva.
Ma sapeva anche di dipendere dalle sue labbra, ed era chiaro che fosse condizionato dalle parole dell'altro, o dalla sua singola presenza.

Tutti i suoi pensieri si erano così stravolti ora che l'altro era tornato, i piani si erano sgretolati e in seguito bruciati al solo vedere la sagoma del ragazzo davanti la sua porta.

Taehyung aveva fissato sulla tabella organizzativa della sua mente il proposito di cercare e trovare l'amore della sua vita, la ragazza perfettamente ineguagliabile, degna di conservare il suo amore.
Tutto era stato pensato e progettato, e odiava così tanto il fatto che Jungkook avesse fatto la sua ricomparsa per poter strappare senza pudore quella sua promessa, perché veramente aveva promesso a sé stesso di essere felice con la giusta persona.

Detestava come l'altro gli avesse disonestamente circondato i fianchi la precedente notte, ma soprattutto come lui glielo avesse lasciato fare.
Ripensò a quelle mani audaci, che se ne stavano saldamente arpionate al suo bacino, e credette di sentire ancora il tocco corrodere sulla sua stessa pelle.

Certo, percepiva la rabbia fluire fin sopra i capelli a tutti quei pensieri, ma non poté dare le spalle a quella sensazione di spiccata gioia che percepiva per il ritorno di Jungkook. E non poteva più mentire; a lui era mancato e non c'era modo di nasconderlo, né alla sua mente né al ragazzo stesso.

Ma c'era qualcosa di diverso in lui, nei suoi occhi. Non seppe arrivare ad alcuna ipotesi, ma giurò di aver notato la presenza di una sconosciuta lucentezza nel suo sguardo. Concluse però pensando che fosse semplicemente stato uno scarso osservatore, e pareva essere plausibile come scusa dato che fin da piccolo era stato uno con la testa fra le nuvole, sempre isolato nella sua piccola bolla qual'era la sua disorganizzata mente.

<Tempo scaduto, ormai ho perso tutta la voglia di tornare a dormire.> sbuffó Taehyung scalciando via la pesante coperta e tirandosi su a sedere per poter stirare al meglio la propria schiena. Svolse poi i restanti atti quotidiani con tutta la calma esistente in corpo suo, finché l'occhio cadde sull'orologio a rana attaccato sopra la porta, facendolo sobbalzare sul posto, <Cavolo sono in ritardo!>.

<Perché non mi avete svegliato?!> sbottò balzando giú per le scale nel mentre tentava di far passare la testa attraverso il collo del pesante maglione di lana, per poi ritrovarsi davanti alla scena di sua madre alla presa con i fornelli assieme a Jungkook, accorgendosi effettivamente che questo non era presente in camera al suo risveglio, <Dormivi talmente in modo adorabile che dispiaceva ad entrambi svegliarti.> spiegò pacificamente lui lanciandogli uno sguardo radiante.

<Kookie ha ragione, sembrava che tu fossi tornato bambino e ha persino dovuto trattenermi dal non strizzarti le guance e cullarti!> si sorresse la testa la giovane donna, come per tenere a bada la commozione che stava provando.

<Kookie?> ripeté incredulo Taehyung al sentir nominare quel vezzeggiativo quanto ambiguo nomignolo, <Sembra quasi che abbiate bevut- Oh lasciate stare, devo correre a scuola.> si congedò alla fine il castano, infilandosi il giaccone e saltellando davanti alla porta per poter infilarsi rapidamente le scarpe.

<E la colazione?> domandarono all'unisono le due figure in cucina, con un broncio sul volto, <Grazie ma devo correre, voi mangiate pure!> disse sbrigativamente per poi chiudersi la porta alle spalle e venendo subito travolto da un'ondata di gelo.
Raccolse un profondo respiro, osservando come venne a crearsi una piccola nuvola bianca appena davanti al suo naso arrossato, poi prese a camminare rapidamente- o meglio, correre in modo goffo- verso la scuola.

Ultimamente era solito arrivare in ritardo, beccandosi furenti ramanzine dai professori, e non poteva permettersi di farne ancora, o ne avrebbe incontrato le conseguenze. Ma in parte, quella volta, ne era riconoscente dal momento che avrebbe dovuto incontrare Jin, come ogni altra mattina, ma la differenza era che avrebbe dovuto raccontare del fatidico ritorno di Jungkook, e sperava di scamparsela almeno per la mattinata, perché sicuramente non ne sarebbe uscito illeso.

the truth untold - kookvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora