XXI

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Taehyung si era completamente dimenticato della rovina che aveva sotto la maglia, quella che lo aveva tanto sfidato.
Non sapeva perché non se ne fosse ancora liberato, avrebbe dovuto gettarla da qualche parte dal primo istante in cui era capitata sotto i suoi palmi.
Ma non lo aveva fatto, e ancora non aveva intenzione di farlo, perché temeva che il maggiore non sarebbe più tornato da lui.

<È di Jungkook, dico bene?> sospirò Yoongi passandosi una mano sul viso per stropicciarsi gli occhi stanchi e segnati da leggere occhiaie; ma nello stesso istante in cui lui spiccicò parola, lo sguardo dell'altro si fece subito lucido.
Cercava di reprimerlo, respingere ancora quel nodo di ansia che non gli faceva prender fiato, ma invano.
E Yoongi se ne accorse, come poteva non farlo?

Con un movimento della mano fece sedere il minore accanto a sé, con il solo intento di fargli capire che fosse vicino a lui, in tutti i sensi.

<Puoi parlarne con me.> cominciò con un sussurro colmo di serenità e comprensione, mentre con lo sguardo vagava sulle dita tormentate del castano, <Ormai sai chi sono e come sono, mi conosci. Puoi fidarti.> il tono pacato, la schiena scioltamente ricurva, le labbra socchiuse e rilassate.

A quel punto Taehyung si voltò, e fu sufficiente il solo incontrare quegli occhi rassicuranti per comprendere che fosse al sicuro, che potesse liberamente narrare tutti i fatti bui con cui si era scontrato. E lo fece, spiegò di filo e per segno tutte le peripezie che Jungkook aveva trasportato nella sua vita, sin dal momento in cui era tornato lì in Corea, da lui.

Le sue parole evidenziavano indirette quanto amasse profondamente quel maledetto ragazzo dai capelli corvini e lo sguardo scuro come l'inchiostro.
Non provava vergogna nel mostrare le proprie emozioni, non in quel momento di estrema fragilità. Sapeva che Yoongi avrebbe accolto le sue spiegazioni e, senza toni contrariati, gli avrebbe spiegato il suo punto di vista come un amico.

Amico.
Le membra del blu sarebbero cedute al solo fronteggiare di quell'appellativo.
L'idea di poter essere la sua unica ragione di vita era ormai lontana anni luce, e le possibilità di superare il piedistallo che Jungkook si era costruito nel cuore del minore erano vane, nulle.

Le proprie unghie affondavano nella pallida carne dei palmi, tanto alta era la necessità di sbattere la porta di casa e andare a prendere a pugni quello stronzo che faceva soffrire il piccolo, senza nemmeno rendersene conto.

Taehyung continuava a piangere.
Quel viso che tanto ammirava di nascosto era tracciato da una smorfia amara. Le guance erano ormai zuppe di lacrime, che ancora si tuffavano copiose sulla sua felpa. Le labbra a cuore tremavano, e i denti le morsicavano nervose.
Sembrava così afflitto, e Yoongi volle baciarlo, carezzare quelle labbra stregate che lo invitavano a restare ammaliato per eterno, assaporarle e prendersi tutta la tristezza che in quel momento lo stava, da egoista, martoriando.

Ma Taehyung non poteva, e non doveva, venire a conoscenza delle emozioni che da sempre cercava di reprimere il maggiore.

<Le persone non sanno mai cosa fanno, o di come le loro azioni abbiano un pessimo riscatto negli altri vicini a loro.> le parole uscirono come un sospiro dalle labbra di Yoongi, e nemmeno si rese subito conto del calore che gli si era cosparso nel petto. Lo sguardo cadde lentamente in basso, dove la minuta e tremolante figura di Taehyung se ne stava stretta contro di lui, con le braccia agganciate alla sua schiena e il viso schiacciato contro la sua maglia nera.

Una mano scattò automaticamente verso quelle ciocche castane, e l'altra si apprestò a circondare le sue spalle.
Lo stava abbracciando. Un mondo era scoppiato silenzioso dentro di lui.

Ma doveva smettere di illudersi in quel modo.

<Lo ami così tanto?> lo sguardo era scattato davanti a sé, realizzando di starsi per pugnalare al cuore con le sue stesse mani.
La risposta la sapeva già, ovviamente, e forse era un tanto sofferente quanto squilibrato masochista.

<Sì.> una risposta chiara che scagliò sfacciata una freccia nel cuore già freddo e affaticato di Yoongi.
Aveva l'immensa necessità, ossessione, di cambiare le posizioni.
Non voleva scavarsi la fossa da solo, per una volta voleva essere lui quello a vincere.

Jungkook nemmeno sapeva quanto fosse fottutamente fortunato ad avere il cuore di Taehyung nelle proprie mani. Era un bambino che si divertiva a conquistare una persona, e poi a rovinarla con il suo fare da egoista.
Il minore meritava cose più alte, meritava il vero amore, che probabilmente solo lui sarebbe stato in grado di dargli.
Yoongi avrebbe ucciso solo per vedere il suo amato sorridere.

<Se tu ami veramente una persona, saresti in grado di cambiare solo per il suo bene, per renderla felice. Se Jungkook dice di amarti, allora dovrebbe iniziare ad impegnarsi.> si sentiva debole a pronunciare quelle parole, ma era la verità.
Yoongi avrebbe ucciso per il suo sorriso, sì, ma era anche solo disposto a spegnere il proprio.

the truth untold - kookvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora