-Namjoon-

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Namjoon non poteva essere più frustrato

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Namjoon non poteva essere più frustrato.

Perché era così finta, tanto da non permettergli  di entrare nei suoi pensieri?

Perché gli presentava con un assurda testardaggine quella maschera di freddezza anche dopo mesi di relazione?

Perché non si lasciava andare?

Ogni suo freno gli sollevava una domanda e la bellezza che risplendeva tenebrosa nei suoi occhi, tanto luminosi quanto misteriosi, lo intrigavano a scavare sempre più a fondo.

Era tesa, stringeva i bordi del suo vestito con la forza necessaria a procurarle un leggero candore sulle sue nocche e con postura elegante, ma estremamente rigida, sedeva nel sedile del passeggero, mentre Namjoon lasciava talvolta scivolare lo sguardo  sulle gambe nude della ragazza, stando comunque attento a non distrarsi troppo: un incidente non era decisamente nel programma della serata.

La stava portando in uno dei ristoranti più in voga del momento con la specifica richiesta del tavolo migliore del locale, facendole preparare uno dei più eccellenti menù di pesce mai serviti, sperando d'impressionarla.

Dopo cena l'avrebbe portata a casa sua, dove aveva già programmato una notte di passione e lussuria: se la ragazza era così restia nell'aprirgli i propri pensieri, allora lui avrebbe cercato un altro modo per lasciare che lei  gli si concedesse totalmente.

Teneva gli occhi bassi e nulla sembrava sfiorarla.
Perché era perennemente imbronciata?

Aveva più difetti che pregi, eppure il ragazzo trovava difficile e quasi impossibile starle lontano.

Si chiedeva se lui, nella vita della ragazza, contasse almeno la metà di quanto lui la considerava nella propria e la risposta lo spaventava.

Passava le ore a corteggiarla, a farle capire quanto lei fosse speciale per lui, ma la ragazza sembrava come di ghiaccio a tali attenzioni.
Namjoon si sarebbe accontentato anche solo di un contatto distratto, ma chissà quanto ancora avrebbe dovuto attendere prima che lei si aprisse del tutto.

La giustificava davanti ai suoi amici dicendo che ogni suo comportamento era dettato dall'insicurezza e dal timore che ogni essere umano ha di lasciarsi andare, ciò non toglieva però che si sentiva estremante inadatto e banale in sua presenza, ma non si sarebbe dato per vinto, aveva ancora l'ultima carta da giocare: l'istinto animale, che con maestria la ragazza nascondeva da anni sotto gli occhi da cerbiatta.

...Chissà se dopo cena si sarebbe concessa...avendo così l'onore di possederla...




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-Ti sembra normaleMax Gazzè

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Max Gazzè

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