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Ci è voluto un po' di tempo per raggiungere il mio appartamento: riconoscere le giuste scorciatoie e stradine al buio è risultato più difficile di quanto pensassi, ma non potevo rischiare di passare davanti al museo. Sicuramente, la scientifica e il resto della polizia non ha ancora abbandonato il luogo.

La mia mano e quella di Yoongi sono ancora intrecciate, anche se, ormai, ci troviamo davanti al portone del palazzo.

Non ha fiatato per tutto il tragitto e non ha nemmeno provato a scappare.
In realtà, camminava a fatica.
Forse, è veramente stanco e non mi sta prendendo per il culo.
O forse, è un bravo attore.

Lo conduco alla mia porta, che, fortunatamente per lui, si trova al piano terra.

Tiro fuori la chiave e apro, ma mi fermo all'entrata, ricordando di aver lasciato la stanza in disordine.

-Yoongi, tu vai pure a sederti sul divano e accendi la tv, se vuoi. Devo un attimo mettere a posto una cosa.- gli comunico, lasciandogli delle ciabatte davanti, nella muta richiesta di togliersi le scarpe.

Annuisce soltanto, con gli occhi aperti a malapena e, dopo che gli ho tolto le manette, pone fine al nostro contatto, slegando le sue dita dalle mie.

Per un attimo, per un momento, mi sento...vuoto?
Come se mi fosse stato tolto un pezzo.

Lo osservo mentre cade a peso morto sul sofà, per poi allungare un piede verso il telecomando.

-Ah, Yoongi, potevi prenderlo prima di sprofondare nel divano.- mi lamento, avvicinandomi e passandoglielo.

Sussurra un flebile "scusa", subito coperto dai rumori della televisione.

Corro in camera, cercando di ordinare velocemente il più possibile e in una decina di minuti riesco a finire tutto.

Torno dall'azzurro, trovandolo intento a seguire con attenzione un reportage sulla rapina di stanotte.

-La polizia si trova ancora nel luogo del furto e il quarto ladro, colui che si crede essere la mente dell'intero colpo, ancora non è stato preso. Gli altri tre sono stati portati in centrale, per essere identificati e processati. Le autorità sospettano che il criminale mancate sia niente meno che Min Yoongi, il re dei ladri, conosciuto in ogni angolo della città. State dunque attenti ad un ragazzo sui vent'anni, con i capelli dal colore blu sbiadito.-

Spengo l'apparecchio e, appena si accorge di me, fa tornare quello sguardo stanco.

-Puoi andare a dormire nel mio letto, il bagno è lí accanto e, se hai bisogno, posso anche darti un pigiama o qualcosa di più comodo.-

-No, Hoseok, posso anche stare sul divano, non c'è nessun problema.- prova a fare il gentile, ma si noterebbe pure da un miglio che non vede l'ora di fiondarsi su un materasso morbido.

-Sta' zitto e vai a dormire, scemo.- sorrido, cercando di metterlo più a suo agio.

Non insiste oltre e, dopo avermi ringraziato, si chiude in bagno.

Entro in camera per togliere la divisa e mettere una tuta, ma vengo interrotto dall'ingresso inaspettato del mio ospite, che mi trova a petto nudo.

Abbassa subito la testa e fa per andarsene, ma gli prendo il polso e lo porto dentro.

-Non ti preoccupare, tanto rimango qua.-

-Rimani qua? Perché, scusa?- chiede, forse con un po' troppa veemenza.

-Perché non mi fido di te e, per quanto ne so, potresti anche buttarti dalla finestra e correre via invece di dormire.-

Alza gli occhi al cielo, infastidito, e capisco che probabilmente ci avrebbe provato.
Sorrido divertito, per poi mettere qualche lenzuolo a terra, creandomi un letto improvvisato.

-Ah, ma stai per terra?-
Sembra quasi in colpa dallo sguardo che mi lancia.

-Sí, perché? C'è qualche problema?- replico, confuso.

-No, niente, fai come vuoi.- risponde subito in difesa con le braccia alzate.

-Ehm, d'accordo...vabbè, ora spengo la luce, perciò buonanotte.-

-Buonanotte.- bisbiglia, già sotto le coperte.

[...]

Grida e urla mi svegliano di soprassalto, facendomi sbarrare gli occhi, quasi accecati dalla luce della prima mattina.

Mi alzo immediatamente, seguendo i lamenti e finendo accanto a Yoongi, che si agita nel sonno.

Le sue urla di (penso) dolore si affievoliscono sempre di più, mentre cerco di abbracciarlo con dolcezza e premura.

Passo la mano sulla sua schiena, accarezzandola, inducendolo a poggiare la testa sul mio petto, che sento bagnarsi a causa delle sue lacrime.

Ripeto il movimento più volte, toccando anche la sua cute.

-Mamma, mamma! Svegliati! Svegliati, ti prego...- sussurra, con la voce rotta e gli occhi ancora chiusi, mentre stringe con forza la mia maglietta.

Ha perso sua madre da piccolo?
Il ricordo è rimasto impresso nella sua mente, costringendolo a riviverlo ogni volta che abbassa la guardia?

Mi sento terribilmente dispiaciuto per lui e vorrei anche saperne di più, ma, probabilmente, sarebbe meglio se non ne facessi parola.
In ogni caso, non penso che si aprirebbe con me.

E la cosa mi fa dannatamente male.

*:・゚

Sento ancora lo sparo, in continuazione, senza sosta.

Urlo il suo nome, cerco in ogni modo di tirarla su, di farla riprendere.

I suoi occhi rimangono vuoti.
La sua pelle rimane fredda.
Il suo cuore rimane fermo.

All'improvviso, la sua immagine sanguinante scompare, sostituita da un petto muscoloso.

Un paio di braccia forti mi tiene appiccicato alla maglietta che copre i pettorali, mentre delle dita affusolate scorrono lungo la mia spina dorsale.

Impiego qualche secondo per rendermi conto di essere abbracciato ad Hoseok e, senza pensarci due volte, lo spintono, correndo fuori dal letto, ancora con il fiatone.

Cazzo, non avrebbe dovuto vedere quella mia parte.
Dovevo sapere che avrei avuto di nuovo quell'incubo, come ogni volta che mi riposo dopo essere stato attivo per più di 24 ore.
Sono proprio un coglione.

-Fa finta di niente, okay?- bisbiglio, avendo la gola ancora troppo affaticata per poter usare un tono di voce più alto.

Non aspetto neanche una sua risposta che mi nascondo in bagno, girando la chiave nella serratura.

Abbasso il coperchio del wc e mi ci siedo sopra, cercando di calmarmi.
Vorrei mettermi a piangere e finire tutte le mie lacrime, ma non c'è tempo per queste cazzate.
Non c'è tempo per i miei sentimenti.

Tiro fuori il cellulare di Hoseok, che ho rubato ieri sera dal suo comodino, e aggiungo il numero di Namjoon nella sua rubrica, prima di mandargli i messaggi con il piano per liberarmi.

Risponde in qualche minuto, capendo tutto al volo.
Mi alzo, cancellando tutte le prove della nostra conversazione, incluso il suo contatto, e raggiungo nuovamente la porta.

La mia mano trema sulla maniglia, ma devo uscire e tornare da Hoseok.

Devo affrontarlo proprio come tutti gli altri.

Con freddezza e sarcasmo.

RUN┃yoonseokDove le storie prendono vita. Scoprilo ora