̶C̶A̶P̶I̶T̶O̶L̶O̶ ̶X̶X̶

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ATTENZIONE
Questo capitolo contiene delle TEMATICHE DELICATE. Se questi argomenti vi infastidiscono non continuate la lettura.



Era tarda mattina quando Namjoon aprì la porta di casa soffermandosi a testa bassa sulla soglia della porta per qualche secondo, prima di entrare sconfitto all'interno dell'abitazione che condivideva assieme agli altri ragazzi ormai da un paio di anni. E per un tempo incalcolabile, neanche pensò di interrompere la quiete che aveva davanti agli occhi con le parole che continue, incessanti e impossibili da dimenticare, gli vorticavano nel cervello da quando uscendo, si era chiuso la porta del locale alle spalle senza alcuna voglia di voltarsi indietro. Al contrario, l'unico pensiero che riusciva ad attraversare la sua mente, era quello che continuava a ricordargli il fatto che sarebbe dovuto scappare via, almeno per un giorno, da quel luogo le cui pareti lo avevano fatto sentire in trappola come un ratto per minuti che a lui erano parsi quasi paragonabili a degli anni. Aveva pensato di vagare per qualche tempo in mezzo alle strade a quell'ora desolate della capitale, con il vento gelido come unico compagno ma i suoi piedi, contrari alle sue intenzioni, lo avevano condotto nell'unico luogo che il suo subconscio percepiva come sicuro o vagamente caloroso per la sua anima attanagliata dai primi semi del rimorso che giorno dopo giorno, avevano iniziato ad attecchire in lui senza dargli il beneficio di potersene rendere conto. Decise di accendersi una sigaretta quando la lucidità, tornata momentaneamente padrona dei suoi sensi, lo portò a rendersi conto di essere ormai lontano dalla sua casa solo pochi metri e quasi si accigliò quando la sua sigaretta consumatasi troppo velocemente, a causa dei suoi profondi e lunghi respiri ma anche a causa del vento che incessante non aveva smesso di schiantarsi furente contro tutte le superfici che ostacolavano il suo cammino, non lo costrinse a gettare il filtro annerito ai lati di un marciapiede ancora bagnato dall'ultima pioggia.

Quando sentì lo sguardo confuso di Yoongi poggiarsi sulla sua figura come a volerlo scrutare mettendolo di conseguenza a nudo sotto i suoi occhi scrutatori, si decise a sfilarsi dalle spalle larghe e dalle braccia il piumino sfatto che ormai si portava dietro da un tempo che non riusciva neanche a delineare con esattezza. Avanzò qualche passo in direzione del biondo, che nel frattempo continuava a tenere lo sguardo inchiodato sul più alto, prima di sedersi accanto a lui, su una delle sedie occupate fino a poco tempo prima da un Taehyung che in compagnia di Jungkook, era sgattaiolato velocemente nel buco accanto per farsi di acidi pur di evadere dalla realtà. Una realtà che ora come ora, perfino Namjoon mirava ad allontanare in ogni modo possibile dinnanzi alla sua mente che sempre più stanca, iniziava a non dimostrarsi più volenterosa nei riguardi della formulazione del più piccolo e insulso pensiero, della più piccola e insulsa riflessione. Ma la situazione che quella mattina, di buon ora, gli si era parata davanti, gli aveva fatto capire che né per lui, né tanto meno per Yoongi, esisteva quel tipo di lusso: l'autoconcessione di un momento di leggerezza per loro era impossibile da ottenere. Non quel giorno e non per quel momento. Per qualche sporadico e fulmineo istante, mentre camminava percorrendo a ritroso la strada, aveva anche pensato al come dover affrontare quel tipo di conversazione con il biondo ma l'idea di quello che sarebbe potuto succedere, di quello che Yoongi avrebbe potuto dire o fare, lo aveva portato a strizzare forte gli occhi nel tentativo di reprimere le lacrime che taglienti e prepotenti, spingevano per fuoriuscire dalle sue palpebre scorrendo di conseguenza, libere e gloriose sulle sue guance divenute più rosee, forse per il freddo che imperversava all'esterno o forse a causa dell'agonia bollente che dilagava in lui.

-Com'è andata, hai venduto quello che avevi?- Chiese il biondo, improvvisamente incuriosito dall'andamento dell'altro e soprattutto dal modo in cui erano tesi i lineamenti contrariamente piuttosto morbidi, sul viso paffuto del più alto.

-Si... Ho incontrato anche un tipo piuttosto assurdo.- Tentò subito in risposta, come per sviare momentaneamente il discorso da qualcosa che sapeva avrebbe dovuto comunicare pur non avendo però la forza di farlo. –Nei giorni passati ha pedinato il suo facoltoso e ricco papino, scoprendo non solo che si fa di acidi la sera prima di tornare a casa ma che si fa anche almeno tre puttane a settimana.-

R̶E̶G̶R̶E̶S̶S̶I̶O̶N̶  │SOPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora