̶C̶A̶P̶I̶T̶O̶L̶O̶ ̶X̶

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Yoongi si ritrovò nuovamente ad osservare i graffiti dipinti sulle pareti bianco sporco dello stabilimento in cui si era trovato assieme a Namjoon solo pochi giorni prima; l'unica differenza che rendeva quella volta diversa dalla precedente, erano le emozioni che i due ragazzi provavano. Il biondo ancora ricordava la leggera inquietudine di Namjoon e il suo fumare continuamente sigarette ammaccate nel tentativo di nascondere il senso di irrequietezza che a sua volta anche lui sentiva. Ora entrambi si sentivano più liberi, quasi come se avessero trovato all'interno del loro corpo una forza che non pensavano di avere. Qualcosa che li aveva spinti a mettersi in gioco pensando che quella volta, e che in quella determinata situazione, i due erano in grado di essere abbastanza. E questo soprattutto Namjoon, aveva tutta l'aria di volerlo mettere in chiaro. Nonostante ai due fossero stati messi a disposizione solo pochi giorni, erano stati capaci di vendere tutto quello che era stato ordinato loro di vendere; ovunque volessero. Yoongi dopo un tempo che a momenti quasi neanche riusciva a ricordare, ebbe la possibilità di infilare le mani all'interno delle tasche con la consapevolezza che a riempirle quella volta, c'erano dei soldi e non le solite mezze rovinate sigarette scroccate da qualcuno che aveva un viso diverso ogni volta. Il biondo per chiunque a quel mondo, sarebbe stato etichettato come una di quelle persone che nella propria vita aveva fatto solo sbagli.

Una misera esistenza collocata in mezzo ad una miriade di errori.

Era nato in una famiglia che non navigava nell'oro certo, ma che comunque riusciva sempre a permettersi tutto quello che di più importante c'era da assicurare ai propri figli. Il signor Min aveva avuto un maschio di cui amava vantarsi con i suoi amici e colleghi, di cui amava anche stabilire la vita, le passioni, le propensioni e perché no, anche un'eventuale futura famiglia, totalmente incurante di ciò che il figlio invece, desiderasse per sé stesso. Yoongi non aveva mai avuto una vita ricca di sfarzi: né i suoi occhi, né tanto meno le sue mani, avevano mai toccato un numero cospicuo di banconote pulite, nuove, completamente stirate e per quanto ne sapeva, non l'aveva mai neanche desiderato. Perché di base, non era mai stato avido. Quella era una caratteristica che a ripetizione, per altre mille volte, il biondo avrebbe continuato ad associare alla figura di suo padre che nei suoi pensieri, ancora figurava come la persona da cui più amava discostarsi. Dopo aver incontrato Hyeri, il giorno precedente, il giovane per qualche attimo era stato offuscato e forse anche spaventato dall'idea di poter cedere anche lui alle smanie di potenza e grandezza che solo la gente con le tasche stracolme di soldi riusciva ad avere. Disgustoso. Ancora una volta, appuntò all'interno della sua memoria quell'idea, con il chiaro intento di utilizzarla come freno inibitore qualora i soldi avessero iniziato a fargli collezionare sbandate. Quando decise di fare le valigie per scappare via di casa, aveva ancora la testa piena di sogni e le idee completamente dirottate verso tutti quei bisogni che sentiva crescere ed ardere sempre di più all'interno delle sue membra e allo stesso tempo, furono pochi i mesi che ancora riuscì a passare in modo più o meno spensierato prima di rendersi conto che stava iniziando a ricevere i primi durissimi insegnamenti.

Aveva abbandonato alla fine, perché finalmente si era reso conto che il frutto che aveva disperatamente sognato di afferrare ogni giorno e ogni notte, era posto troppo in altro per poterci arrivare da solo e per chi non era munito neanche di una scala, la vittoria era un traguardo semplicemente, e allo stesso tempo ferocemente, irraggiungibile. Da quello che riusciva a ricordare, era proprio quello il periodo in cui aveva iniziato ad attaccarsi a compagnie che gli avevano fatto scoprire cosa si provava quando la ragione era completamente assoggettata da sostanze sintetiche che inibivano i pensieri rendendo più acuti i sensi e ancora oggi, il ragazzo non sapeva se ringraziarli per quella scoperta oppure maledire loro e sé stesso per aver deciso di provare. Fu il flebile tocco effettuato da Namjoon sulla sua spalla, a destarlo dai pensieri che lentamente lo stavano portando alla deriva, mentre ancora teneva gli occhi fissati sui colori scintillanti dei graffiti disegnati in modo quasi magistrale su quelle pareti altrimenti spoglie e sporche. Si voltò verso la direzione del più alto e al suo cenno con la testa, si voltò verso la direzione che quest'ultimo stava osservando e quasi rimase sorpreso quando finalmente vide l'uomo che ricordò chiamarsi Ji-Ho, avvicinarsi a loro con uno sguardo impossibile da decifrare, accompagnato dai due che con tutta probabilità, neanche questa volta avrebbero spiaccicato almeno una parola.

R̶E̶G̶R̶E̶S̶S̶I̶O̶N̶  │SOPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora