Non ci volevo credere: un perfetto sconosciuto era in camera mia, seduto a gambe incrociate, proprio sopra l'armadio. Ma soprattutto era lui, il ragazzo con la felpa, lo stesso ragazzo che avevo visto durante la partita e lo stesso dell'incidente con Ryan.
Inutile dire che finii per svenire.
Mi risvegliai la mattina successiva con un forte mal di testa e persi addirittura un giorno di scuola da quanto dormii.
Guardai per qualche secondo il cellulare appoggiato sul comodino; mi saltò subito all'occhio il messaggio di Merith: era preoccupata perché mi ero dimenticata di avvisarla una volta arrivata a casa. Sicuramente era in collera con me, inoltre avevo anche saltato scuola quel giorno, in effetti avrebbe potuto pensare mi fosse successa qualsiasi cosa: che fossi morta, che non fossi mai arrivata a casa, insomma, tutte cose negative. Decisi così di mandarle un messaggio vocale per rassicurarla
- Ciao Merith, scusami, ieri notte sono crollata e non sono riuscita a mandarti il messaggio, spero vivamente che tu mi possa perdonare, magari ci vediamo questo pomeriggio, ti va? -
Spensi lo schermo del cellulare e andai nella sala da pranzo, dovevo chiedere a mia madre perché non era venuta a svegliarmi, così, appena la vidi le chiesi - Mamma, perché non mi hai svegliata? - Lei mi guardò con aria arrabbiata - Non ti ho svegliata? Saranno stati dieci minuti di inutili tentativi! -
Rimasi interdetta, come avevo fatto a non accorgermene? Incominciai a pensare che tutto era dovuto al sogno strano della scorsa notte, o almeno, così credevo.
Decisi comunque di togliermi ogni dubbio chiedendo a mia madre - Non hai sentito nessun rumore ieri? -
Mi guardò pensierosa e poi disse - No... non mi è sembrato di avere sentito qualcosa, perché? -
Abbassai lo sguardo e poi le confidai l'intero episodio cercando di ricordare il più possibile - Ecco, ieri sono tornata a casa e l'ultimo ricordo che ho è quello di un ragazzo sopra il mio armadio che mi chiedeva se avessi paura. -
Mia madre mi guardò attonita e poi balbettando rispose
- Magari è solo un sogno, capita molto spesso di avere sogni che sembrino reali, soprattutto quando si è sotto stress. -
Sentire quelle parole mi rassicurò, infondo, era di sicuro solo stress.
Come me, anche mamma la vedevo molto sciupata, quindi, presi la situazione in mano e le chiesi
- Perché non esci con papà oggi? Sono anni che non vi prendete del tempo per voi, so badare a me stessa ormai. -
Non dimenticherò mai la faccia che fece mia madre, iniziò prima con un sorriso di approvazione, ma poi tornò seria - No tesoro, devo dare una pulita alla casa, ti sei dimenticata che tra qualche giorno arriva Sydney? -
Sydney era la mia sorella maggiore, se così si può definire: andava al College, ragion per cui, rimaneva per mesi lontana da casa, concedendosi delle visite appena poteva.
Sydney era il mio opposto: aveva i capelli castano chiaro e gli occhi color nocciola, inoltre rimaneva leggermente più alta di me, circa 10 centimetri.
Non mi feci bloccare dalla risposta di mia madre, così, provai a proporle una soluzione -Perché non lasci fare a me? Pulirò io la casa oggi, certo, magari non sarà splendente come quando lo fai tu, però, ti troveresti con meno lavoro da fare. -
Sembrava avesse funzionato dato il suo sorriso a trentadue denti, quindi continuai a provare a convincerla A che ora torna papà? - le chiesi.
- Non saprei, credo che oggi avrà la giornata piena, quindi, presumo torni per le sette di sera. - mi rispose.
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Un amico invisibile [COMPLETO]
Romance17 Ottobre 2014. Giorno in cui udì le più forti urla della mia vita. Alla mia destra, il finestrino sporco di sangue. La fuga delle persone non presagiva nulla di positivo. Poi, la notizia: un adolescente si era suicidato. Fu in quel giorn...