CAPITOLO XII

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I miei amici arrivarono puntuali come un orologio svizzero.

– Andiamo Allyson! Quanto ci metti?!– urlò Courtney da sotto la mia finestra.

Mi affacciai e risposi: – Bastava anche solo una chiamata! –

Scesi le scale in fretta e furia; ero davvero entusiasta per questa festa.

– E dopo secoli eccola qui la principessa Ally! –

– Alan! Smettila di chiamarmi così! –

– Smettetela voi due, su, andiamo a comprare i preparativi per la festa. –

In macchina si rideva e scherzava, sapevo già da quel momento che quelle piccole cose sarebbero state per sempre incastonate nella mia memoria, un po' come i diamanti in una collana.

– Dove si trova il negozio? – chiese Alan.

– Vediamo... devi girare la seconda a destra. –

–Sicura Courtney? Io avevo visto che era prima. –

– Allyson, tu sei di Princeton, non puoi capire. –

Dopo qualche minuto...

– No gira qui!!! – urlò Courtney.

Alan inchiodò con la macchina e sterzò verso destra.

– Ma che problemi hai! Non mi puoi avvisare all'ultimo! –

– Quante storie, mi sono solo confusa! –

– Confusa?! Alla fine conosce più Allyson la città che te! –

Iniziai a ridere, quando litigavano facevano morire.

Dopo aver parcheggiato, entrammo al negozio. Più che negozio sembrava un perfetto centro commerciale, era davvero enorme! Ci mettemmo poco tempo a comprare il necessario per la festa, ma ad un certo punto vidi Alan con delle bottiglie di birra.

– E quelle?! – chiesi stupita.

– Dai Ally, un po' di svago ci vuole! –

– Alan, ti ricordo che siamo minorenni! –

– Tranquilla, un mio amico lavora nel cantiere qui dietro, tra poco arriva e ci fa il favore di pagarle. –

– Courtney tu...–

– Ally, non devi preoccuparti, vedrai che avremo tutto sotto controllo. –

Rimasi interdetta, non mi fidavo, sapevo che era una cosa sbagliata, ma infondo, non volevo mostrarmi debole o diversa da loro, non volevo essere etichettata come una sfigata; avevo quindici anni, quasi sedici, quindi era normale fare questo tipo di esperienza.

Come accennò Alan, il suo amico arrivò dopo qualche minuto.

– Dammi le birre, sono riuscito a liberarmi per solo cinque minuti. –

– Ti devo un favore, amico! – disse Alan dandogli una pacca sulla spalla.

– Tranquillo, domani mi paghi una cena. –

Il suo amico andò subito a pagare le birre, ancora sporco di vernice.

– Passami i soldi. –

Il ragazzo, che se non ricordo male si chiamava Phil, prese i soldi di Alan e si avvicinò alla commessa.

Quest'ultima, vedendo Phil con noi, ci guardò in maniera sospettosa.

– Documento? – chiese la commessa.

Un amico invisibile [COMPLETO] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora