CAPITOLO VI

43 12 2
                                    


Cosa?! La signora Pete era sua madre?!

Rimasi a fissare Jackson per qualche minuto.

- Salve, ha bisogno di qualcosa? - chiese la signora Pete.

Rimasi in silenzio, aspettando che Jackson mi dicesse cosa fare, infondo, era stato lui a voler suonare il campanello, ma non diceva nulla, era fermo a guardarla.

- Scusi, non mi ha sentito forse, ma le ho chiesto se ha bisogno di qualcosa. -

Niente, ero ferma, paralizzata. Mi metteva inquietudine e per di più, non sapevo cosa dirle.

Decisi di fare di testa mia, Jackson, aveva bisogno del mio aiuto.

- Salve, mi chiamo Allyson, sono qui per farla parlare con una persona. -

- Con chi mi scusi? -

- Con una persona che le sta molto a cuore: suo figlio Jackson. -

- Come si permette?! Mio figlio è morto! Le sembrano scherzi da fare?! - la signora Pete era furiosa, infondo, si poteva capire, aveva perso suo marito e infine suo figlio.

Mi voltai verso Jackson e gli dissi:

- Credo sia arrivato il momento che tu mi dica qualcosa. -

Jackson sospirò.

- Dille...dille che sono nato a Ottawa, sono nato lì perché mio padre è seppellito al Notre-Dame Cemetery. -

- Suo figlio dice che è nato ad Ottawa, perché è lì che è seppellito suo padre. -

- O mio dio... Come fai a sapere queste cose? -

- Allyson, ancora non ci crede, dille che sono nato il 5 luglio e che mi hanno dovuto tenere per dei giorni lontano da lei per insufficienza respiratoria. -

- Suo figlio dice... che è nato il 5 luglio, ma non ha potuto tenerlo subito in braccio perché era in piena insufficienza respiratoria. -

In quel momento, la signora Pete fece meno paura.

Iniziò a piangere disperata e anch'io a stento riuscivo a trattenere le lacrime.

- Il mio piccolo Jackson...-

- Signora Pete, parlo per conto di Jackson... Tutto quello che sto dicendo è da parte sua. -

- Adesso dov'è? -

- Alla sua destra, le sta accarezzando il viso. -

In quel momento, la signora Pete, inclinò la testa toccandosi la guancia, non smetteva di piangere.

Dopo qualche istante, la mamma di Jackson, ci accolse dentro casa, voleva parlare un po'con suo figlio.

- Adesso dov'è? - chiese la mamma.

- Seduto accanto a me. -

Eravamo seduti uno di fronte all'altro, ci separava solo un tavolino in vetro su cui sopra, la madre, appoggiò dei biscotti e del succo di frutta.

- Può sentire le mie domande? -

- Sì, Signora. -

- Mi chiami Christine, altrimenti mi fai sentire vecchia. -

- Va bene, stessa cosa vale per lei, mi chiami Allyson. -

Sorridemmo, forse per smorzare un po' la tensione.

- Mi manchi, Jackson. -

- Ha detto che gli manca anche lei. -

- Perché Jackson... Perché mi hai lasciato da sola anche tu...- crollò nuovamente, poi continuò - Forse perché volevi conoscere papà? O stavi male con me? Perché ti vergognavi per come mi sono trascurata? -

Un amico invisibile [COMPLETO] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora