Capitolo 9

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SABATO SERA, 21:30

Mi trovo in fila per il diciottesimo di Chicco Rodi con Giovanni, Martino e Luca.
Giulia e Niccolò ci raggiungeranno più tardi, perché stanno frequentando un corso di lingua insieme.

Avanzo il passo con i ragazzi, per controllare se i nostri nomi fossero sulla lista.

"Garau con la U, è sardo" dice Giovanni, ammiccando un sorriso, rivolgendosi al buttafuori.

"Colosio, Santini e Rametta" dice Luchino, per facilitare il lavoro a me e al roscio.

Entriamo dentro la reggia, sì perché casa di Chicco Rodi è una villa immensa, dirigendoci dal gruppo delle Matte.

Luca si avvicina a Silvia, la quale lo saluta con un bacio a stampo.
Eva è mezza ubriaca, con una mano tiene la bottiglia di vodka mezza vuota e l'altro braccio lo tiene attorno alla spalla di Eleonora. Quest'ultima mi guarda facendomi un mezzo sorriso.

"tuo fratello Filippo c'è?" le domando, alzando di tanto in tanto il tono della voce per farmi sentire meglio

"dovrebbe arrivare a momenti, tranquillo" dice rassicurandomi con una pacca sulla spalla.

Le sorrido e mi allontano dal gruppo per poi dirigermi al bancone, dove ordino un mojito.
Dopo qualche minuto lo prendo e inizio a bere, tirando su il contenuto del bicchiere dalla cannuccia.

Un ragazzo mi addocchia e si avvicina a me, con fare provocatorio.

"succhi molto bene, a quanto pare" dice ridacchiando in modo cattivo

"come scusa, potresti ripetere che non credo di aver capito molto bene?" ribatto.

"sei un succhiacazzi" ribatte a sua volta, in tono cattivo

"mbeh? E anche se fosse? Non dovrei giustificarmi di niente con una testa di cazzo"

A quelle parole, il ragazzo accecato dalla rabbia, inizia a mettermi le mani addosso, spingendomi con violenza contro al bancone e tirandomi un pugno in pieno volto.
Io cerco di difendermi, tirandogli un pugno dritto allo stomaco.

"REGÀ SE STANNO A MENÀ" le urla di Rocco Martucci richiamano l'attenzione di tutti i presenti nel locale.

Giovanni e il resto dei Contrabbandieri vengono in mio soccorso.
Edoardo Incanti interviene, togliendo la bottiglia di mano a Eva per tirarla sul collo del ragazzo che aveva iniziato la rissa.
Io mi dimeno dalla presa di Giovanni e scappo uscendo dal locale.

Una volta fuori, mi metto a correre velocemente e tiro un pugno a una vetrata già scassata.
Ci rimedio le nocche sanguinanti.

Riprendo a correre e mi fermo, piegandomi per vomitare un mix tra mojito, sangue e saliva.
Prendo un respiro e mi rimetto a correre, arrivando davanti al palazzo in cui vivo, citofono più volte al nome "Sava".

Salgo le scale correndo, mi apre la porta e ci guardiamo per qualche secondo.
Urlo per poi iniziare a scoppiare a piangere, alternando singhiozzi.
Filippo mi stringe a sé, prendendomi le mani e lasciandoci sopra dei baci.

Mi porta con sé in bagno, medicandomi le ferite.
Tiro su col naso e lo guardo ancora con le lacrime agli occhi.

"Grazie Filippo" dico flebilmente, per poi sedermi a gambe aperte sul gabinetto e guardarlo negli occhi.

"Bentornato a casa, Elia" mi lascia un bacio sulla fronte

sale ||ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora