Capitolo 1.

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LUNEDÌ SERA, 19.30

Dopo aver passato un pomeriggio produttivo a poltrire sul divano, cazzeggiando alla play e costretto a dovermi trovare con l'acqua alla gola per studiare, decido di prepararmi da mangiare.

Così con tutta la grazia da elefante che mi ritrovo in corpo, mi alzo e mi dirigo in cucina andando ad aprire la credenza, per prendere una confezione di pasta.
Inizio a far bollire l'acqua, verso la pasta e apro di nuovo la credenza per controllare se ci fosse del sale.

"Cazzo, e ora come faccio? Quei due cretini al posto di pensare a quelle porcate di merendine non potevano occuparsi anche del sale? Non posso mica metterci lo zucchero. Mi toccherà andare a rompere ai vicini! Anche perché a st'ora i supermercati sono pure chiusi" penso.

Sbuffo, spengo il fuoco ed esco di casa andando a fare il giro di tutto il vicinato.
Quando finalmente, un'anima pia mi apre.

"Elia?" esordisce guardandomi incredula la ragazza dagli occhi verdi.

"E-Eleonora? Che ci fai qui?" domando curioso

"insomma ci vivo, tu piuttosto che ci fai qui?" ribatte

"mi sono trasferito da appena una settimana, i miei genitori mi hanno dato l'opportunità di poter andare a vivere da solo il che è stato un bene anche perc-" non riesco a finire la frase che mi tira per il polso e mi fa entrare in casa

"interessante, ma ti toccherà raccontarmelo la prossima volta anche perché sono davvero di fretta. Ma hai bisogno di qualcosa?"

"S-Sì beh ecco, insomma.. avrei bisogno di un po' di sale. Non tantissimo, solo un po'. Stasera i miei coinquilini non ci sono e mi è toccato cucinarmi da solo" rido

"Aspetta un attimo, allora" dice mentre si dirige in camera del fratello, urlandogli di alzarsi dal letto perché non ha combinato niente tutto il giorno e di rendersi utile andando a prenderle il sale in cucina.

Detto, fatto.
Una figura longilinea mi si presenta davanti.
Ha i capelli sul rosa, quasi schiarito, una camicia dalla bizzarra stampa floreale e un paio di jeans skinny.
E ultimo, ma non per importanza, il labret.
Lo guardo, notando che mi ha appena finito di squadrare e mi passa il sale.

"Toh, ecco er sale" sorride guardandomi.

"G-Grazie? Grazie, insomma. Se non fosse stato per voi a quest'ora probabilmente mi starei mangiando qualche schifezza" ridacchio

"Prego, Luca..?" mi guarda alzando un sopracciglio, in cerca di risposta.

"no, zì io so' Elia" scoppio a ridere "insomma, tua sorella non ti ha mai parlato dei suoi amici?"

"certo che me ne ha parlato, però non presto molta attenzione a questo tipo di cose, ecco.. faccio pure fatica a ricordarmi i nomi, ma comunque. Io sono Filippo, il piacere è tutto mio"

"piacere Filippo, io sono ELIA. Non sia mai che tu possa scordarti di un bel nome come il mio" lo guardo negli occhi

"sì insomma, Elia grazie per la tua visita e giuro, stanotte dopo ciò che mi hai appena detto non riuscirò a dormire dall'emozione!" ride, ricambiando il mio sguardo.

Li saluto ed esco dal loro appartamento, per poi entrare finalmente nel mio e prepararmi da mangiare.
Mi siedo al tavolo, inizio a mangiare la prima forchettata e sputo il tutto nel piatto.

"Bella merda, nsomma. Credo di aver esagerato col sale"




sale ||ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora