La finestra temporale nella quale era stata catapultata da Giovanni si rivelò un'esperienza pressoché sconvolgente.
Il rumore dei quattro o forse cinque deumidificatori che si erano accesi automaticamente dopo che l'uomo aveva azionato la corrente erano fastidiosi e ricordavano i suoni meccanici di una fabbrica in piena attività.
<<Metti questo Bianca>>. Il cappotto dal taglio anni cinquanta che le arrivò sotto gli occhi sbloccò finalmente il suo sguardo impietrito e la ragazza con un grosso sforzo si ricollegò al presente, indossando il capo senza fare troppe domande.
<<È dunque questa la tua casa Giovanni?>>.
Il pavimento della stanza di cemento era stato ricoperto da finto legno, alla sua sinistra una vecchia e piccola stufa, sicuramente non sufficiente per riscaldare l'ambiente. Due poltrone in pelle visibilmente usurate stavano una di fronte l'altra. Non vi erano finestre ma lampade ovunque. Una gigantesca libreria ricopriva tutto il perimetro della stanza, eccezion fatta per l'angolo in cui vi era posto un piccolo mobile con scrivania e pochi utensili per preparare il caffè. Bianca rimase molto colpita dal piccolo dispositivo che lampeggiava e con sua sorpresa qualche minuto più tardi l'odore piacevole e forte pizzicò le sue narici, seguito dal rumore inconfondibile: dalla caffettiera uscì del caffè.
<<Direi che questo è più un ufficio per me! Ti va una tazzina?>>.
<<Ma che diavolo ...>>.
La ragazza rifiutò con un gesto gentile ma confuso.
<<Non ti facevo così antica Bianca, è solo una caffettiera automatica!>>.
Invitò la ragazza a seguirlo con un piccolo inchino, mentre lei era nuovamente distratta, questa volta intenta a leggere i titoli dei libri pieni di polvere che la circondavano.
<<Hai letto tutto questo ben di Dio?>>.
Giovanni sorseggiava divertito il suo caffè, sembrava un bimbo di dieci anni, imprigionato nel corpo di un adulto.
<<Non siamo qui per i libri, non oggi almeno: su, da questa parte>>.
Un corridoio stretto, dal soffitto irregolare portava in un'altra stanza, senza porta.
Enormi scaffali di alluminio contenevano oggetti di tutti i tipi che sembravano divisi accuratamente per categorie.
<<Questo è il magazzino degli oggetti smarriti, qui rimangono per i primi nove mesi>>.
<<E poi che si fa?>>.
<<Bé dipende dagli oggetti: la maggior parte li ripulisco e li porto alle comunità che ne hanno bisogno, alcuni li tengo perché possono sempre servirmi>>.
<<Tutta l'ultima fila del primo scaffale ha superato l'anno. Siamo qui per dividere ciò che si può portare o meno nei centri di sostegno della città>>. L'uomo fece una breve pausa, offrendo alla ragazza una sedia, lavorarono poi per diverso tempo senza parlare molto, si scambiarono solo opinioni riguardo agli oggetti.
<<Vado a prendere degli scatoloni per trasportare le cose: Paul ci darà un passaggio fino al centro di accoglienza>>.
Il buon Giovanni sparì in pochi istanti e Bianca rimase sola nei sotterranei della stazione.
"Non conosco nessun Paul", disse lei perplessa a se stessa.
Una strana energia l'avvolse, l'unico rumore che riusciva a percepire e che copriva tutti gli altri era quello dei deumidificatori.
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Qualcosa senza loro
RomanceNon é facile colmare i vuoti che ognuno di noi si porta dentro. La ricerca della giovane Bianca la porterà a seguire la massa fino a farsi confondere. Un intenso conflitto fra il mentire a sé stessi e fare i conti con la propria vocina interiore.