CAPITOLO 24 - 37 giorni senza

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Trentasette giorni senza lui.
Trentasette giorni senza un pezzo del suo cuore.
Aveva acquistato infiniti biglietti per il museo della Pinacoteca, nella speranza d'incontrarlo.
Se ne stava seduta nel loro luogo preferito d'incontro circondata dalla calma e da quel particolare clima d'altri tempi.
L'odore della sala le ricordava quello che si sente nelle librerie, il profumo dei luoghi che custodiscono all'interno cose antiche e preziose.
Non smetteva di fissare il dipinto ed una delle ultime volte ci passò quasi quattro ore. Gli addetti alla sicurezza e le guide la salutavano come se fosse ormai una persona conosciuta. Bianca era sicura che avrebbero salutato anche Giovanni se fosse stato insieme a lei.
Forse non vi é nuova la sensazione di cercare più o meno disperatamente qualcuno o qualcosa, l' insicurezza di non vederlo o di non avere più sue notizie. Era un'emozione ben diversa della perdita o dalla morte, l'incertezza faceva da padrona e controllarla é uno fra i compiti più difficili per l'essere umano.
Che ne era stato di Giovanni? Dove se n'era andato tanto di fretta, senza lasciare sue notizie? Forse faceva parte della sua libertà , un tratto della sua personalità che indiscutibilmente doveva essere forte. "E se gli fosse successo qualcosa?" pensò lei massaggiandosi la gamba che ormai era piena di formichine per averla tenuta troppo ferma.
"Come farò a stare senza te. Che ne sarà di me?".
Pregava senza rendersene conto.
Sentiva che il momento era arrivato: prima o poi si rimane soli.
Nessun aiuto, nessun discorso filosofico o consiglio sulla vita. Niente scorciatoie.
Anche la stazione non era più la stessa senza la sua anima nei paraggi.
Si era portato via con sé il suo spirito saggio e leggero, ogni briciola di buonumore, di solide verità.
Non era la prima volta che spariva così d'improvviso, glielo aveva assicurato uno dei poliziotti.
La vita di città era pronta ad accoglierla nuovamente come un altro numero in lotta per la sopravvivenza, pronta ad infilarsi nell'ennesimo treno, nella fila successiva, cercando un piccolo posticino temporaneo in attesa della giusta fermata.
Fra il trambusto di Milano, fra i suoni ed i rumori, tra le mille conversazioni futili, la calma ed il silenzio di Giovanni erano qualcosa di estremamente prezioso.
Quello fu un momento di smarrimento: il test che avrebbe valutato ciò che la ragazza era disposta ad imparare e soprattutto quanto sarebbe stata disposta a sbagliare prendendosi le proprie responsabilità.
Si bloccò quasi involontariamente davanti alla libreria della stazione. Si voltó ad osservarne l'entrata, assaporando la nostalgia e sorridendo quando i suoi ricordi la portarono al loro primo incontro.
Gli spiriti grandi, e non per questo i migliori, hanno bisogno di molto più spazio, ma sono lenti nell'entrare nel cuore delle persone. Li inaliamo come un gas potentissimo che va in circolo nel nostro corpo, in modo silenzioso, mentre completamemte ignari, continuiamo la nostra vita di tutti i giorni. Per gli spiriti grandi, come quello di Giovanni, accontentarsi dei luoghi, della materia e perfino del tempo é indisponente. Con il risultato di fargli fluttuare altrove, fino a fargli scomparire.
"Posso cavarmela" una voce parlava dentro lei. Ma la paura per qualche istante la scavalcò.
La voce del vuoto, della caduta, della paura é un grido che copre i più naturali desideri ed impulsi.
Sarebbe bene rallentare fino a far scomparire la sensazione di sconfitta che vive in noi. Realizzare con luciditá di essere sempre in posizione di perdita, di bassa aspettativa, tanto da poterne solo trarre vantaggio, tanto da raccogliere ogni cosa buona che arriva.
Non importa quanto amore ci possano portar via. Pensiamo che una fetta se ne sia andata via da noi per sempre. Eppure spesso, sottovalutiamo il fatto che possa rinascere dentro di noi sotto altre forme che crescono più solide e concrete.
Giovanni si era portato via molto, così tanto da avvertirne la mancanza in modo costante.
La giovane si sentiva a metá di un viaggio ormai avviato, senza più un traghettatore, senza una guida. In bilico fra passato e futuro, nel limbo dello strettissimo presente.
Il silenzio fra il caos si fece potente. Le uniche a far rumore erano le voci dei suoi pensieri, delle sue paure che risuonavano nella sua testa.



<<Pulce! Ma possibile che te ne gironzoli tutto il tempo per la città?>> la voce squillante di Sabrina al suo rientro la fece sentire al sicuro.
<<Sono felice di vederti>> disse Bianca all'amica abbracciandola forte.
<<Stasera ho una piccola sorpresa, so che non ti ho avvertita prima ma c'é una cena in programma al Ristorante Centro>>.
<<Quel ristorante Centro?>>
<<Sí, quello vicino al canale. Non azzardarti a guardarmi così perché ci vieni senza discutere>>.
<<Non se ne parla, non ho nulla da mettermi e non voglio agghindarmi di tutto punto per finire nel mezzo di qualche stupido festino>>
<<Ho già pensato a tutto>>
"Oh mio Dio quando fa così non c'é via d'uscita!"
<<E chi sarebbero i cavalieri di stasera?>>
<<Ti prego non arrabbiarti, hanno insistito tanto>>.
Due ore più tardi le due sorseggiavano del vino in cucina e scherzavano riguardo ai clienti del negozio di Sabrina. Arrivò il messaggio di scendere: i ragazzi erano arrivati. Buttarono giú il vino alla goccia ed entrambe senza dirselo, se non con lo sguardo, avvertirono una scossa di adrenalina.
L'immagine dello specchio all'entrata rifletteva due donne che grazie a make up e vestiti sembravano più grandi e più sicure.
Bianca si osservò con la coda dell'occhio prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Indossavano due abiti tubino neri di media lunghezza. Quello di sabrina aveva delle piccole arricciature in vita ed una manichina corta. Bianca aveva le spalle scoperte ed il suo vestito era dalla linea semplice e pulita, fu uno dei motivi per cui accettò di prenderlo in prestito dall'amica. I tacchi altissimi erano di due modelli diversi ma realizzati con lo stesso materiale di finta pelle animalier e risuonavano per tutto il cortile interno della casa. Quella volta Sabrina vietò a Bianca di portare le ballerine di ricambio nella borsa. I loro profumi impregnarono gli ambienti durante il tragitto, lasciando intendere che erano passate di lì poco prima, come le briciole nella favola della quale purtroppo non ricordo il nome.
La strada quella sera era piuttosto trafficata ed anche le persone che camminavano in centro erano molte. La macchina degli sconosciuti era davanti al portone con le quattro frecce. I due stavano in piedi fuori dalla macchina quando udirono il chiacchierio delle ragazze e subito si raddrizzarono composti. Appena le videro si scambiarono un'occhiata ed in segno forse di nervosismo, misero entrambi le mani dietro la schiena.
<<Non mi avevi detto che saremmo usciti con due principesse>> disse l'uomo brizzolato che non esitò a presentarsi a Bianca facendole fare un giro su se stessa accompagnandola delicatamente con il braccio.
<<Piacere, sono Bianca>>.
<<Oh lo so bene chi sei, anche se Samuel non é in grado di descriverti così bene. Io sono Danilo, piacere mio>> le disse all'orecchio poco prima di lasciarle andare la mano.
Cercò il suo sguardo solo dopo aver discostato il viso dal volto di Danilo e lo vide che salutava allegramente Sabrina, felice di vederla.
Si diedero il cambio e Samuel stampò due baci veloci sulle guance di Bianca, quasi imbarazzato. Lei non se ne accorse, troppo presa dall'emozione nel rivedere il ragazzo. "L'ultima volta che ci siamo visti ero in caserma dopo la rapina". La sorpresa per lei fu piacevole e Sabrina se ne accorse immediatamente.
<<Siete bellissime ragazze>> disse lui mentre le invitava a salire in macchina.
Bianca sorrise guardando l'amica e fu felice di aver bevuto quel bicchiere di vino prima della serata, l'avrebbe aiutata ad essere meno tesa.
<<Danilo, raccontaci di te!>> disse Sabrina curiosa.
<<Non c'è molto da dire tesoro: sono stato sposato, ho tre bambini ed ho una concessionaria poco fuori Milano>>.
<<Avete fame ragazze? Siete mai state al Centro?>>
<<Più di una volta>> disse Sabrina, <<é un posto così elegante>>.
<<Sembra piuttosto difficile stupirti Sabri>> disse Samuel fermandosi al semaforo.
<<Non é incredibile che a fine ottobre possa fare ancora tanto caldo?>>
Bianca non sapeva che dire e goffamente parlò del tempo.
Sentì con sorpresa che il suo imbarazzo venne accolto e trasformato in un dialogo fluido e divertente. I ragazzi iniziavano a starle simpatici.
Parcheggiarono l'auto in una piazzetta ricoperta di ciottoli, qualche albero era stato piantato quí e lá di recente. Le case circostanti erano piuttosto moderne e probabilmente anche il ristorante era stato ristrutturato da poco. Verso l'imbrunire le lucine del tendone esterno del ristorante si ammiravano anche da fuori. Una grossa fiaccola bruciava la sua fiamma all'entrata.
I ragazzi presero sotto braccio Bianca e Sabrina di loro iniziativa, intuendo che camminare sopra le pietre rotonde con i tacchi sarebbe stato complicato.
Bianca in particolare era rapita da tutta questa galanteria, le sembrava di essere in un film antico, avrebbe potuto farci l'abitudine. Impazziva per gli uomini dai modi gentili.
Samuel parlò con uno dei camerieri per pochi secondi e lui fece subito strada al gruppo senza esitazione.
La pavimentazione del ristorante era la stessa dell'esterno, il bianco di tovaglie , tendone e camicie del personale davano l'aspetto ancora più chic a quella che era una maxi tenda che copriva una normalissima piazza.
Candele accese e giganteschi mazzi di fiori freschi erano posizionati in tutto il locale.
"Sto sognando e fra poco mi sveglierò" pensò Bianca ricordandosi di non spalancare la bocca dallo stupore.
Si accomodarono ad un tavolo al centro.
Il cameriere accese anche le candele del loro tavolo.
Samuel e Danilo erano seduti di fronte alle ragazze. <<Signorine un goccio di vino lo bevete vero?>> disse Samuel con aria convincente. I due poi si consultarono velocemente, ordinarono vino e cibo tutto all'insaputa delle loro ospiti.
Si accorse che si era nuovamente dimenticata di Giovanni fra un discorso e l'altro, ma fu un attimo troppo breve perché la tristezza facesse ritorno.
I due dovevano aver pensato che le ragazze a casa non mangiassero e non bevessero visto che il cibo non smetteva di arrivare.
Sabrina aveva tutta l'aria di essere davvero molto a suo agio, cosa che non era proprio così per Bianca.
La più piccola uscì per una sigaretta con Danilo.
<<Sai chi sono quelli seduti al tavolo vicino a noi?>>
<<No Danilo, perché dovrei? Sono famosi?>>
<<Prometti di essere discreta e te lo dirò>>
<<Giurin Giurello!>>
La curiosità era alle stelle.
<<Era almeno da una vita che non sentivo -giurin giurello->>
<<Eddai non sviare il discorso!>>
<<Bé lui é il calciatore del Milan, lei é la figlia di Berlu>>
<<Stai scherzando spero!>>
<<E perché dovrei>>
Pochi attimi più tardi Danilo si vantò di aver avuto un marchio di moda per molti anni, e che in futuro se le ragazze avessero concluso gli studi lui avrebbe investito volentieri dei soldi nei loro progetti.
"Cena chic e proposte di lavoro in meno di mezz'ora... mh qualcosa qui non torna". Bianca storcé il naso di sfiducia come era solita fare con le persone che conosceva da poco tempo.
Rientrarono nel locale pochi minuti dopo, subito dopo che Bianca trovò il modo di cambiare argomento. Sbirciò curiosa fra i tavoli per vedere se riusciva a riconoscere i Vip e li riconobbe. Fu estasiata di sedere accanto a persone tanto conosciute, in un locale esclusivo.
Sorpresero Samuel e Sabrina parlare con quello che doveva essere il gestore del locale.
<<Queste sono le vostre due amiche quindi>> disse lui con un sorriso buono e gentile.
Si presentarono al bell'uomo proveniente dallo Sri Lanka.
Lasciò i quattro soli e fece mandare al tavolo quello che nel locale chiamavano: "il buffet dei dolci". Una trafila di pasticcini, dolcetti e fette di torta arrivarono in quantità indescrivibile .
<<Pulce hai visto?>>
Bianca non riuscí a rispondere per lo stupore.
<<Pulce questa sera ne mangiamo un pochi ma domani si torna a dieta!>>
<<Solo aria domani?>> la interruppe Bianca.
<<Brava pulce! Impari in fretta>>.

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