CAPITOLO 19 - Buio e Banditi

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L'imbarazzo era palpabile mentre combattuta, sceglieva il momento migliore per suonare il campanello.

Lo fece poi d'impulso ed appoggiandosi al muro aspettò di sentire il suono della risposta.

Passarono diversi minuti e l'indecisione sul risuonare o meno diventò il successivo quesito interiore.

La voce che ne uscì disegnò delle immagini che descrivevano il profilo di un uomo sulla cinquantina ,abbastanza stanco ed annoiato del suo lavoro.

"Il loro tempismo è sbalorditivo, spero che la loro velocità di intervento non sia sempre questa. Mi auguro di non trovarmi mai più in certe situazioni".

<<Sono Bianca, la ragazza che poco fa ha subito una rapina>>

<<Avanti prego>>.

L'entrata con la pavimentazione in pietra lasciava intravedere la piazza interna della caserma e subito sulla destra oltre al vetro della reception un uomo in divisa che senza troppe sorprese, corrispondeva al profilo immaginato dalla ragazza, solo con un po' più di pancetta.

Uscì sul vialetto per accoglierla: la fece passare tenendole la porta aperta, lei lo seguì in egregio silenzio fino alla saletta d'aspetto. <<Si accomodi, posso offrirle qualcosa da bere nell'attesa?>>

<<Lei è molto gentile, non voglio scomodarla>>.

L'uomo sparì per pochi attimi ed i rumori che provenivano dall'altra stanza erano quelli di un distributore automatico. Tornò con una coca cola in lattina con tanto di cannuccia: <<Hanno segnato?>>.

In sottofondo risuonava la voce di un telecronista. "La partita" pensò lei.

<<Non credo, non mi pare abbiano esultato>>.

Si rese conto che forse quei ritardi negli interventi erano davvero conseguenti alla partita dei mondiali, lo confermavano i due agenti ed il televisore che aveva intravisto in un'altra stanza passando per il corridoio. Trovò la cosa inverosimile.

La testa era pesante e non si era mai sentita così sola prima. Prese coraggio e si mise composta sulla sedia, sorseggiò la bibita aspettando pazientemente.

Chissà per quanto tempo avrebbe dovuto aspettare, si ricordò solo in quel momento della serata alla quale era stata invitata da Sabrina. Si alzò per raggiungere l'agente: <<scusi, sa dirmi che ore sono?>>

<<Certo, sono quasi le dieci>>

Tornò a sedere e provò ad accendere più volte il suo telefono senza alcun successo.

<<Graziano buonasera, dov'è la ragazza?>>

<<E' in sala d'aspetto, non preoccuparti, sta bene>>.

Il suono di quella voce la risvegliò dall'agglomerato di pensieri provocati dalla calma dopo lo spavento.

Si sentì stupida nell'aver creduto che potesse essere una voce familiare.

Arrossì quando lui comparve improvvisamente con il viso preoccupato. Sospirò, sentendosi finalmente al sicuro. I suoi capelli erano spettinati e sembrava uscito di casa di scatto, per raggiungerla.

"Che stupida sono, sarà sicuramente qui di passaggio".

Il carabiniere addetto alla portineria si era fermato sull'uscio, assisteva silenzioso alla scena.

L'uomo in borghese si accovacciò davanti a lei, assicurandosi che stesse bene. Le posò una mano sulla sua.

<<Come ti senti?>>

Qualcosa senza loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora