Capitolo Sei.

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Lo spettacolo del mare fa sempre una profonda impressione. Esso è l'immagine di quell'infinito che attira senza sosta il pensiero, e nel quale senza sosta il pensiero va a perdersi.
[Madame de Staël]

Quando avevo cinque anni mia madre mi portò a vedere il mare. La poca luce che filtrava dallo strato di nuvole grigie si rifletteva sulle sue acque salate e l'aria era satura di salsedine. Dei gabbiani tracciavano dei buchi nelle nuvole basse. Volavano verso l'alto e poi scendevano in picchiata, e così per poi ricominciare.

Per un po' restammo con i piedi nell'acqua, in silenzio, ad ammirare quell'ammasso di acqua. Io non riuscivo a distogliere lo sguardo. Mi chiedevo cosa potessero celare quelle acque scure. Mi immaginavo che ci abitasse un mostro marino, come quelli che si leggono nelle fiabe. In qualche modo il timore che provavo verso quell'ignoto mi attraeva. Volevo con tutta me stessa immergermi nell'oscurità per scoprire cosa c'era al suo interno.

Ho sempre voluto sapere cosa pensava mia madre  in quel momento. Guardava l'orizzonte come se volesse scorgerne la fine. Come se cercasse qualcosa aldilà del mare. Mi chiedo se centrasse qualcosa con la vita avuta prima che io nascessi. Non mi ha mai raccontato del suo passato, ma ho sempre sperato che lo facesse. Ma lei era come un piccolo scrigno, la cui chiave era stata persa. Poteva celare di tutto al suo interno, ma senza la sua chiave era impossibile anche solo sfiorare con il pensiero il suo contenuto. Si poteva solo immaginare. Magari un passato popolato da anime felici. Quanto lo speravo.

Io tirai la sua gonna lei mi guardò sorridendo. I suoi occhi erano colmi di lacrime mai versate. Se ora fossi stata là molto probabilmente l'avrei abbracciata, ricordandole che qualsiasi cosa le servisse, io ci sarei sempre stata ad aiutarla. Ma all'epoca ero troppo piccola per capire. Perciò mi limitai a fissarla confusa. Poi lei scrollò le spalle e si girò per tornare alle nostre cose. Stava iniziando a piovere, e grosse goccia d'acqua mi cadevano sui capelli.

Quello che successe dopo non è rimasto troppo impresso nella mia memoria. Mi ricordo che feci altri passi in avanti. Poi la sabbia sotto i miei piedi venne attirata dal mare. Mi ricordo di aver picchiato la testa su una roccia e che un'onda mi travolse. Non gridai nemmeno. Ma i secondi successivi non potrei mai dimenticarli. Ai miei occhi, nascoste sotto le mie palpebre, apparvero delle immagini così vivide che anche se tutto questo successe così tanti anni fa, non riuscirei mai a dimenticarle. Mai.

Erano alberi di ciliegio. Tutti in fiore. Alcuni petali rosa cadevano lentamente a terra, sospinti dal vento leggero. La luce filtrava tra i loro rami. Riesco quasi a ricordarmi il loro profumo. Dolce, che ti solleticava le narici. Io ero una neonata, ed ero come sdraiata a terra, che osservavo tutto questo dal basso. Dalla mia posizione ero riuscita a vedere anche mia madre, girata di spalle, con i capelli rossi che ondeggiavano come nastri rossi. Accanto a lei c'era un uomo che la teneva per mano. Sembravano così felici, scambiandosi degli sguardi dolci. Poi l'uomo si chinò su di lei e prendendole il viso tra le mani le posò un bacio leggero. Mia madre assaporò le sue labbra e poi si girò verso di me, sorridendomi con fare materno.

<<Yuki>> mi chiamò. <<guarda che colori.>> poi di diresse verso un ramo e ne prese un fiore, si avvicinò a me e mi prese in braccio. Io allungai le mie mani paffute verso il suo viso lentigginoso e tirai piano alcune ciocche di capelli rossi. Lei rise.

Nel frattempo l'uomo di cui io non conoscevo né il nome né il volto continuava a guardare gli alberi davanti a sé.

Poi sentii mia madre che mi chiamava e un attimo dopo due mani che mi afferravano le braccia. Nel giro di pochi secondi ci ritrovammo entrambe fradice sul bagnasciuga, che annaspavamo in cerca d'aria per riempire i polmoni. Io la fissavo, incapace di formulare quelle domande che avrebbero portato alla luce il mio passato. Incapace di chiedere risposte. E lei si fissava con intensità le mani che tremavano, come se non si capacitasse di avermi appena salvato la vita.

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