Capitolo Quindici.

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<<Io ti amo.>> mi dice Will.

Mi guarda aspettando la mia reazione, ma io non riesco a pensare.

<<Yuki... ti prego, dì qualcosa...>> mi supplica ma io rimango in silenzio.

<<Yuki, non deve cambiare niente fra di noi... maledizione cosa ho fatto...>> si rimprovera.

<<De- devo andare.>> sussurra e corre via, lasciandomi pericolosamente sola con i miei pensieri.

Rimango immobile per vari minuti, lo sguardo perso nel vuoto, ma poi mi rendo conto di tutto quello che è successo.

Di colpo sento il bisogno disperato di sporgermi del ponticello, come se potessi raggiungere una quantità di ossigeno maggiore.

Mi strappo i guanti dalle mani e conficco le unghie nel legno. Voglio sentire dolore fisico.

Mi dondolo avanti e indietro, ininterrottamente, continuando a ripetermi che è solo un incubo, che presto mi risveglierò.

Due delle cose che temevo di più sono appena accadute, senza quasi che io ne fossi consapevole.

<<Cosa faccio adesso?? Come faccio?>> mi dico con voce spezzata.

Vorrei poter scacciar via il ricordo delle mani di Jonathan sul mio corpo ma sembrano impresse nella carne. Cosa mi è successo?? Quella non sono io.

Un demone deve essersi impossessato del mio corpo, deve essere per forza così.

Ho spezzato cuore a Will, senza nemmeno accorgermene.

Come ho fatto a non capirlo prima??

Ha ragione. Sono troppo presa dal mio dolore per accorgermi del resto del mondo.

Non pensavo di essere così egoista.

Non riesco nemmeno a piangere per lui... sono così terrorizzata da quello che succederà che non riesco nemmeno a stare male per lui.

A volte se devo essere sincera mi sforzo di piangere, per ricordare a me stessa che c'è ancora qualcosa di umano in me, ma non esce neanche una lacrima.

Poi una mano mi si appoggia sulla spalla.

<<State attenta... rischiate di cadere così>> mi ammonisce una voce profonda dietro di me. 

Io mi allontano di poco dal bordo e mi giro per vedere chi mi sta parlando: un uomo giapponese mi fissa con espressione preoccupata.

Sto per rispondergli quando la mia mente viene invasa da un ricordo.

Lo stesso uomo mi guarda dall'alto di quella che sembra essere una culla:

<<Diventerai una donna stupenda>> mi sussurra dolcemente e io allungo una mano paffuta verso il suo volto.

E se fosse...

<<Signorina? State bene?>> interrompe lui i miei pensieri.

<<Si, vi ringrazio. Mi scuso per le mie condizioni... è stata una serata movimentata.>> gli rispondo.

Lui mi osserva e annuisce.

<<Ho notato che siete corteggiata da due gentiluomini...>> mi dice <<se posso permettermi... seguite sempre il vostro cuore. Non fatevi mai influenzare da questioni economiche>>

Mi viene voglie di ridergli in faccia. Chi si crede di essere per potermi giudicare? Ma ovviamente gli rispondo educatamente.

<<Vi ringrazio del consiglio.>>

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