Capitolo Diciassette.

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Sto correndo.
Attraverso un corridoio illuminato da una scarsa luce a grandi falcate. Ogni volta che avanzo mi sembra di vedere una fine a questo ammasso di cemento sconfinato, ma la speranza muore sempre sul nascere.

Continuo a correre finché non raggiungo un bivio.

Tipico.

Non è la prima volta che sogno di dover scegliere fra due strade e devo ammettere che è un sogno abbastanza ricorrente.

Dunque devo scegliere:

A destra si trova una porta di ferro anonima, mentre a sinistra la stessa porta di un sogno precedente: una porta scarlatta, intarsiata di smeraldi e lapislazzuli.

Quest'ultima però è leggermente diversa da ciò che mi ricordo dell'ultima volta... dallo spazio  fra la porta e il pavimento si espande del muschio fresco. Immagino che al di là deve trovarsi una sorta di bosco.

Faccio un respiro profondo e varco la seconda porta.

I miei occhi vengono come ricoperti di neve da quanto è intensa la luce.

Quando questa cessa di bruciare riapro gli occhi: sono di nuovo in Canada. Mi guardo intorno cercando di capire in quale zona del bosco mi trovo e noto che una zona del terreno è imbrattata di sangue vecchio che continua a scia per un lungo tratto, fino a disperdersi.

La seguo mentre i miei occhi vanno alla ricerca delle orme dell'animale a cui potrebbe appartenere il sangue. Un uomo deve avergli sparato e poi aver portato via il corpo.

Che persona orribile. Non potrei nemmeno immaginare di fare una cosa simi-

Mi blocco di colpo quando mi ricordo cosa era successo nel sogno di circa un mese fa: avevo assistito alla morte di un lupo...

Quello che poi si era trasformato in un ragazzo.

Quello che era morto per colpa mia.

Sono patetica.

Stavo già iniziando ad odiare uno sconosciuto per qualcosa che non ha fatto quando invece il mostro dovrei essere io...

Scrollo le spalle, come se così riuscissi a estirpare questi pensieri, e mi siedo a terra, appoggiandomi al tronco di un albero.

Affondo le dita nella terra fresca e attendo pazientemente il risveglio.

A volte basta rilassarsi per riuscire a svegliarsi.

***

<<Signorina!>> mi chiama irritata una voce femminile.

Sento un fruscio frettoloso e una luce malvagia riesce a penetrare anche attraverso le palpebre.

Mi strofino gli occhi e mi metto a sedere sul letto: Beatriz mi guarda irritata con le braccia incrociate.

<<Vi volete alzare o avete intenzione di dormire per tutto il giorno?>> mi chiede.

Io deglutisco e guardo l'orologio a pendolo: segna le undici e mezzo di mattina...

Mi passo una mano sul viso mentre cerco di alzarmi, sempre sotto lo sguardo scocciato di Beatriz.

Mi dirigo in bagno e mi guardo le mani: sono macchiate di rosso.

Subito perdo un battito e trattengo il respiro; non può essere sangue.

Beatriz si accorge che mi sono fermata e mi si avvicina per vedere quale è il problema.

<<Non per offendervi, ma devo ammettere che questa mattina siete più paranoica del solito... è solamente il colore che avevate sulle labbra.>> mi dice seccata.

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