Il debutto in società: la gabbia della giovinezza.
Questa è la verità, anche se tutti lo descrivono come un evento bellissimo che ti apre gli occhi ad una nuova realtà. Ma la vera domanda è: si può davvero chiamare 'realtà' qualcosa fatto di menzogne e finzioni?
<<Watson Yuki>> rimbomba una voce nella sala e io mi rendo conto che devo scendere la scala. Una cameriera apre la porta della nostra stanza e i miei polmoni finalmente riprendono a respirare normalmente, in uno spazio più ampio. Mi avvicino alla scalinata che mi è stata indicata e lentamente scendo le scale.
Riesco a stento a trattenere una risata... tutti nella sala stanno applaudendo seri, come se questa fosse un evento solenne.
Io scuoto piano la testa e continuo con la mia camminata fortunatamente resa stabile dai miei stivali.
Una volta giù mi metto a fianco di un'altra debuttante e rimango immobile finché tutte le ragazze hanno fatto la loro entrata. Siamo una fila bianca e uniforme, i guanti che ci circondano le braccia fino a sopra i gomiti e il corsetto che preme contro il busto. Davanti a noi si forma un'altra fila di uomini di tutte le età per ballare con noi.
Non capisco chi toccherà a me finché l'orchestra inizia a suonare e un ragazzo anonimo mi si avvicina con un sorriso smagliante sul viso.
Ci posizioniamo e nel giro di pochi secondi iniziamo a muoverci fluidamente in tutta la sala. Io fisso un punto indistinto sulla sua spalla mentre lui cerca di fare conversazione. Povero illuso.
<<Splendida serata, non trovate?>> mi chiede educato.
<<Certamente>> gli rispondo.
<<Anche voi siete splendida questa sera...>> aggiunge.
Io annuisco.
***
Passano così altri cinque balli con completi sconosciuti finché, al sesto, quando decido di abbandonare la pista, Jonathan esce da un angolo ombroso della sala e mi si avvicina. Si china e mi chiede se posso concedergli un ballo.
Mi appoggia una mano sulla vita e con l'altra mi prende la mano. Io gliela stringo e lui al contatto sorride. Aspettiamo che l'orchestra inizi a suonare e ci guardiamo negli occhi con un'intensità tale da poter rompere qualcosa.
Poi gli archi iniziano a suonare, guidati dalle mani esperte del direttore d'orchestra.
Volteggiamo come uccelli in tutta la sala, in modo talmente naturale che mi dimentico di stare ballando. Mi dimentico di essere al mio debutto. Mi dimentico della centinaia di persone che mi stanno guardando. Mi dimentico di tutto... ma solo per cinque minuti, perché dopo l'orchestra cessa di suonare.
Noi rimaniamo per qualche secondo in mezzo alla sala, le mani ancora nella stessa posizione, e gli occhi incatenati come non mai.
Rimaniamo immobili finché lui mi sussurra:
<<Scappiamo...>>
E io annuisco.
Mi prende per mano e usciamo in giardino; sembra già conoscere questa casa...
Mi guida fino ad un ponticello di legno sospeso sopra un piccolo stagno artificiale.
Mi prende le mani ma io le ritraggo di colpo... cosa mi sta succedendo?
Lui scuote la testa e con voce delusa mi dice:
<<A volte mi sembra che tu mi odi. Perché?>>
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Unknown
General FictionCosa potrebbe succedere se le persone si accorgessero che i sogni sono qualcosa di vivo? 1885 Yuki Watson un tempo viveva in Canada, a Toronto. Un tempo sua madre era viva. Ma quando aveva dodici anni lei se ne è andata dalla sua vita. Morta nel so...