Libertà Pt.2

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Allora, qui è l'autrice che vi parla.
Sappiate che mi scuso per l'enorme ritardo, ma sono stata veramente impegnata con lo stage e non avevo veramente il tempo materiale per scrivere e concentrarmi. Scusatemi. Non farò spoiler perché l'altra volta mi sono resa conto di averne fatti anche fin troppi (lol) e la cosa non vi è garbata. Quindi questa volta mi contengo. Se il capitolo vi piace, lasciategli una stellina di supporto!✨

Detto questo,

___Buona lettura___
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Jimin ad un tratto entra dentro la stanza, senza bussare, come suo solito. Ha i capelli bagnati, una maglietta bianca che lascia intravedere i suoi addominali scolpiti e dei boxer.

Più lo guardo e più mi viene voglia di scoparmelo, non so, potrei prenderlo in piedi appoggiato alla porta, o in bagno o sul letto, anche per terra se ne ho voglia. Ma c'è qualcosa che mi ferma, anche se è una piccola sensazione tento di farla uscire affinché mi blocchi. Poi però Jimin si avvicina, mette le sue mani ai lati dei miei fianchi bloccandomi davanti alla finestra.

Mi guarda dritto negl'occhi, cerca di trovare almeno una briciola di desiderio per sfruttarlo a suo vantaggio, ma nei miei occhi apparentemente vuoti trova altro, trova un'altro, e così abbassa lo sguardo.

Non ho mai desiderato così tanto quella sensazione di vuoto che ero abituato a provare fino a due giorni fa, perché ora non c'è più, e al suo posto c'è questo strano dolore al petto che non riesco a spiegarmi, e mi fa fottutamente male.

Nonostante ciò cerco di sentirlo, trattenerlo lì affinché mi possa bloccare dalla tentazione. Lotto con me stesso, con la mia mente, cercando di non pensarci, cercando di essere corretto, almeno per una volta.

Prima di sentire il dolore amplifiacarsi poso le mie labbra sopra quelle di Jimin, lo bacio con forza, con foga, sperando che le sue labbra riescano a confortarmi il petto,ma sono consapevole che non sarà così.

Anzi, il dolore di prima diventa man mano più forte, più acuto. Jimin ha trovato ciò che cercava...
le mie emozioni, l'unica cosa che mi rende debole, che mi fa tornare ad essere una persona normale; l'unica cosa che è ancora i grado di distruggermi.

Lui lo odio, è tutta colpa sua se sto una merda, quel novellino di Jungkook ci sta riuscendo cazzo...

Quando Jimin posa la sua mano sopra la mia guancia sente cadere le lacrime, me le asciuga e continua a baciarmi. Abbassa la sua mano fino ai miei jeans, li slaccia lasciandoli lentamente scivolare a terra.

Gli stringo la maglietta, quasi volessi strappargliela, lo avvicino ancora di più al mio corpo; ora sono arrabbiato con lui, perché so che lo ha fatto apposta, sapevo cos'era venuto a fare qui, io lo sapevo. E lo odio per questo; mi odio...per questo.

...

Quando entriamo dentro al locale gay di nome Stigma sono come smarrito, in questi giorni sono stato talmente tanto dentro la vita di chi sta in comunità che evidentemente mi sono dimenticato di quello che c'è fuori, ed ora, mi sento come un pesce fuori d'acqua, intontito.

«Guarda un po' quanta carne fresca... sta sera mi sa che non sarò solo nel letto» ammicca Hobi sorridente, guardando il panorama della sala a luci rosse e viola.

MinHyun mi guarda, «Ti va di ballare?» domanda, per un'attimo sono come bloccato e dalla mia bocca non riesce ad uscire né un sì né un no, soltanto un' «Mh...» di accettazione che mi fa sentire meno in colpa.

SAVE ME FROM MYSELF // VKOOK [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora