Uno

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Sistemo nervosamente i miei capelli castani che mi sfiorano le spalle, spettinando le onde per dare un'aria più selvaggia al mio aspetto. Mi fisso per diversi secondi allo specchio: non sono pronta per un'altra giornata di merda in quella scuola piena di persone vuote e noiose.
Passo velocemente il mascara, copro le mie occhiaie vistose e mi infilo la divisa scolastica, tirando la gonna più in su del dovuto e lasciando la camicia abbastanza sbottonata da far intravedere la scollatura. Perché la gente lo deve capire che non sono più un angelo. Sono un diavolo baby e preparati a bruciare.
«Arianna, sbrigati che é arrivato Ale» urla mia madre dal piano inferiore. Prendo velocemente lo zainetto nero di Gucci regalatomi dai miei per sottolineare il benessere dei Castelli, ed esco di casa correndo. Vedo mamma alla finestra guardare amorevolmente Alessandro, probabilmente approvando che io frequenti persone di buona famiglia come noi. Non so perché lei lo apprezzi tanto, forse é la sua bellezza o perché sembra sempre ragionevole e protettivo. Peccato che quando siamo soli scopiamo, fumiamo canne e andiamo per locali a fare i cretini. Non esattamente ciò che un'amorevole mammina sogna per la piccola figlia dal futuro roseo.
Salgo sulla macchina di Ale e ci dirigiamo verso scuola, entrambi stufi di sopportare in silenzio quel mondo e le persone che ci vivono. Io e lui siamo simili, a volte anche troppo, ma é l'unico con cui riesco a condividere il mio perenne sentimento di insoddisfazione.
É successo tutto di colpo. Prima ero una figlia perfetta, con una media scolastica molto alta, sani principi e totalmente ligia a tutte le regole che mi venivano imposte. Niente sesso, niente tabacco, niente alcol, niente erba. Niente svago, niente evasione. E poi boom, una mattina mi sono svegliata e mi sono resa conto che sarei potuta morire da un momento all'altro. Non so cosa mi é scattato nel cervello, ma é cambiato tutto. Alessandro mi capì, anche lui si sentiva così da tempo, così iniziammo a fumare e bere insieme finché, complici le sostanze, iniziammo a fare sesso tutti i giorni.
E così nel giro di pochi mesi sono diventata un'altra persona, una Baby di Milano, persa nel cercare qualcosa che non trovo e di cui non conosco nemmeno l'entità.
Sospiro pesantemente, guadagnandomi uno sguardo divertito dal mio amico, che in un attimo devia e si dirige verso una zona di periferia vicino a Rogoredo. Non mi lamento, anzi, sono felice di rilassarmi e saltare la verifica di fisica per la quale non sono per nulla preparata. Digito velocemente un messaggio a Sofia, compagna di banco e di sfighe, avvisandola del cambio di piano e guadagnandomi un affettuoso vaffanculo.
«Per oggi saltiamo. Ho portato le canne già rollate, birre e dei cuscini per stare in macchina, che vuoi di più?» esclama sorridendo mentre cerca un luogo isolato dove stare tranquilli. Sorrido di rimando nel vedere i suoi occhi verdi più allegri del solito: sono fortunata ad avere un ragazzo bello e premuroso come lui al mio fianco. Sono cosciente che il nostro é un rapporto destinato a finire presto, ma gli sono grata di essermi vicino in questa mia metamorfosi. Perchè fa schifo quando la prigione ce l'hai in testa.
Ci fermiamo nel parcheggio di un palazzo abbandonato ed ci sediamo sul cofano dell'auto tirando fuori le miste e mettendo la musica a tutto volume. Ale fa partire Giovane Fuoriclasse di Capo Plaza e io inizio a cantare e ballare in modo imbarazzante davanti a lui mentre fumo e mi perdo nel ritmo della canzone. La trap mi da libertà, mi fa respirare un'aria nuova, diversa dallo schifo di questo posto; mi fa sentire anestetizzata da ogni tipo di sofferenza che devo affrontare. Nonostante la periferia sia un mondo totalmente diverso da quello in cui vivo, mi sento parte di ciò che i trapper raccontano, mi sento una del blocco. Perché non importa se sei ricco o povero, fortunato o meno, se hai quel qualcosa, quella tendenza a vedere le cose in un certo modo, ad avere sempre pensieri che ti fottono la testa, a voler cercare sempre di più, beh, allora sei spacciato. Destinato a una vita schiava delle dipendenze, a una tristezza e malinconia perenni, all'estrema insoddisfazione dell'animo. E sei destinato ad arrivare al successo o a morire solo, senza vie di mezzo, senza possibilità di scelta.
Alessandro interrompe il mio flusso di coscienza con una rumorosa risata nel vedermi ballare in modo del tutto poco consono a una ragazza di alto borgo come me. «Se sei così felice solo per una canzone, non oso immaginare come sarai dopo averti dato la grande sorpresa di oggi».
Mi fermo stranita, non capendo il filo del discorso. Di solito le sue sorprese sono erba o qualche nuova fantasia sessuale che vuole provare, ma che c'entra con la musica? Lo invito a chiarirsi, mentre bevo un sorso della sua birra e mi sistemo di fronte a lui.
«Un mio amico che lavora all'Andromeda me li ha procurati. Io lo amo e so che anche tu lo apprezzi, quindi pensavo potessimo andare insieme. É il prossimo weekend, poi se vuoi puoi dormire da me» dice porgendomi due biglietti rossi. Li afferro curiosa, sentendo un pizzico di agitazione mentre li apro, aspettandomi di tutto da uno come lui.
Oh dio, sì sì sì.
Sono prevendite per assistere ad un piccolo live di Capo Plaza, il giovane trapper emergente che fa da sottofondo a tutte le mie giornate.
«Ma é piccolo come locale, ci staremo? Sicuro che viene?» rispondo scettica, incredula che uno come lui possa venire a suonare per figli di papà come noi. É un ragazzo di strada che si é costruito il proprio impero da solo, dubito che vada pazzo per i viziati come noi.
«Ari, fidati, viene. Deve uscire il suo album, non riempie ancora i palazzetti. E poi sta facendo promozione ovunque» mi rassicura Alessandro, ma io ho già smesso di ascoltarlo. Lo abbraccio di getto, eternamente grata di tutto quello che fa per rendermi felice, per farmi pesare di meno Milano e tutto il grigio che la circonda.
Vedrò dal vivo Capo Plaza e voglio renderla una sera indimenticabile. Diamo una svolta a sta vita di merda.

Baby tu non ci pensare💭 ||Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora