Rido a crepapelle nel vedere Luca litigare con l'autoscatto del suo cellulare mentre siamo in posa per una foto. Sembriamo due completi deficienti messi così.
«Ecco, fatta. È venuta pure bene» esulta il ragazzo, osservando allegro lo schermo del telefono. Me la mostra, soddisfatto del proprio esperimento, per poi pubblicarla e incitarmi a vedere la sua storia instagram.capoplaza
Lo abbraccio, intenerita dalla sua dolcezza, per poi lasciarlo andare a finire di preparare il primo piatto di stasera. Quanto è bello quando fa il casalingo?
Accavallo le gambe per mettermi più comoda, mentre Luca raggiunge il tavolo della nostra cucina servendomi la pasta, dando inizio alla cena. È una delle poche sere in cui siamo solo noi due e la cosa mi fa sia piacere, visto che posso averlo tutto per me, che spavento. Di solito queste atmosfere sono l'antipasto per una cattiva notizia.
«Com'è?» chiede divertito, notando le mie smorfie di disapprovazione mentre assaggio gli spaghetti al pesto. Devo ricordarmi di non lasciarlo cucinare mai più.
«Cristo, fanno schifo, prendo il prosciutto che abbiamo in frigorifero, vah» impreco schifata, mentre butto il mio piatto dritto in pattumiera. Luca ride, per nulla offeso dalla mia reazione, seguendomi a ruota per poi iniziare a farsi un panino come si deve. Mangiamo di merda, uno dei due dovrebbe imparare a cucinare, cazzo.
«Che hai fatto oggi?» domanda premuroso, cercando di essere un perfetto fidanzato modello che si interessa della propria metà. Sorrido, intenerita dal suo animo sempre gentile, borbottando un «il solito, lavoriamo per l'uscita dei singoli di Ghali, tu?». So che non sono il massimo come confidente, ma passo tutto il giorno a lavoro, non voglio portarlo pure a casa.
«Abbiamo fatto una riunione con tutto il gruppo, c'è qualche novità» sospira, sorseggiando il suo calice di vino rosso per stemperare la tensione. «Vorremmo fare un tour europeo nelle grandi capitali, molti locali ci vogliono ed è una grande occasione per la mia carriera».
Sbuffo sonoramente, lasciando il panino sul tavolo e portandomi le mani sul viso. Lo sapevo che stava andando tutto troppo bene per durare così tanto.
«Quando partiresti?» chiedo nervosa, mentre cerco di trattenere gli occhi lucidi: non voglio fare una scenata, ormai sto crescendo, però è difficile resistere. L'ultima volta che è partito per un tour mi ha allontanato e non ci siamo parlati per due mesi, non voglio succeda un'altra volta.
«Tra qualche mese, non abbiamo fretta. Senti, non c'è bisogno di agitarsi, veramente, vieni con noi e basta. Visitiamo le città, mi fai i video ai concerti, partecipiamo a qualche party. Funzionerà, fidati». Mi prende le mani, mentre si avvicina e mi costringe a guardarlo negli occhi per convincermi.
Scuoto la testa, sentendo il panico impossessarsi completamente di me. Respiro con calma, lasciando che il ragazzo mi coccoli, cercando di pensare a cosa fare. Dovrei rifletterci su qualche giorno, parlarne con il mio capo e con i miei amici, prima di prendere una decisione.
«Non lo so Lù. Ovviamente mi piacerebbe venire e visitare tutti quei posti, però il lavoro sta andando bene, mi sto creando il mio spazio, non so se è una mossa saggia mollare tutto per mesi. Devo parlarne con tutto il team, vedere se posso fare qualcosa anche se da lontano».
Gli accarezzo il viso, cercando di fargli capire che non posso rinunciare al mio lavoro e ai miei interessi solo per lui. Sono pronta a fare sacrifici per amore, ma non posso giocarmi il mio futuro per il suo capriccio di avermi sempre con sé.
«Dai, un modo lo trovi per organizzarti a lavorare anche se sei via. Che cambia se sistemi i brani qui o a Berlino? Pensa a quanto ci divertiremmo, quante persone potremmo incontrare, tutti i bei momenti che ci porteremo dietro per tutta la vita».
Luca si alza, inginocchiandosi davanti a me e unendo le mani a mo' di preghiera, supplicandomi. Il fatto che voglia condividere il suo sogno con me mi fa sentire il cuore pesante come un intero oceano in balìa di un maremoto.
«Guarda che io lo voglio più di te, davvero. Però devo organizzarmi, pensarci, non posso fare tutto così, su due piedi. E comunque potrei fare avanti e indietro, venire in alcune città sì e altre no, così riesco anche a dirigere le cose qui a Milano, no?» propongo speranzosa. Mi sembra un buon compromesso, che riesce ad accontentare tutti e mantenere l'equilibrio.
«Sì sì, è un'ottima idea, è perfetta. Ce la facciamo cazzo, ce la facciamo» esulta il ragazzo, con gli occhi illuminati da quando ho fatto la mia proposta. Lo abbraccio, riconoscente di tutto quello che fa per me e di quanto si impegni per far sì che le cose funzionino bene tra di noi.
Ci rimettiamo a tavola, finendo i nostri panini in silenzio, ognuno nel proprio mondo fatto di pensieri. Mi perdo a guardarlo mentre si pulisce dalle briciole rimaste sulla maglia e si imbroncia come un bimbo. Spero che non gli succeda mai nulla di anche solo lontanamente brutto, non se lo merita cazzo.
«Abbiamo i giorni contati, vero? Non dureremo all'infinito, tra tour e impegni vari» sospiro dopo qualche minuto, riappoggiando il calice di vino sul tavolo. So che è una domanda difficile da affrontare, ma di solito gli dico tutto quello che mi passa per la testa, pensieri negativi compresi.
Mi guarda storto, forse non aspettandosi questo mio umore dopo la promessa di venire in Europa con lui, in un modo o nell'altro. Lo vedo cercare bene le parole da usare per rispondere, facendomi intuire dal suo stupore che lui non ha mai pensato a queste cose.
«Non ti fidi di me? Pensi che io possa scoparmi qualcuna? Arianna, ti giuro, so resistere alle tentazioni, e ci saranno pure Lollo e Ava a controllarmi. E poi dai, se proprio devo andare con un'altra, ti farei comunque partecipare». Luca cerca di stemperare la situazione, abbozzando un sorriso contagioso e tirandomi le gote all'insù costringendomi a ridere.
«Mi fido. Però facciamo vite diverse, abbiamo piani per il futuro opposti, tu stai sempre più pieno di impegni vari, io sono chiusa in ufficio a lavorare tutto il giorno. Inizieremo a far fatica a vederci, ad essere nervosi e stressati, a litigare ogni giorno. Ora le cose sono perfette e ti amo in ogni modo in cui un persona può amare un'altra, però le cose belle durano sempre poco, soprattutto nella mia vita».
Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi, altrimenti non riuscirei a trattenere il pianto isterico che sto cercando di controllare. Non voglio che mi lasci, ma penso sia giusto ammettere l'un l'altro che le cose potrebbero peggiorare di molto nei prossimi mesi.
Luca si alza sbuffando e agitandosi, portando le mani sul viso e sfregandolo nervosamente, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Forse ho sbagliato a tirare fuori questo argomento, ma è un po' di giorni che mi tortura la testa, magari parlargliene potrebbe rassicurarmi un po'.
«Cosa dovrei dirti? Non posso sapere quanto dureremo, nessuno può. Magari ci sposiamo, magari litighiamo domani e non ci vedremo più per tutta la vita, magari ad uno dei due succede qualcosa di brutto. Però che cazzo ci posso fare? Non puoi star qui ad avere mille paure di viverti le cose belle solo perché potrebbero finire presto. Respira Arianna, respira e vivi».
Mantiene i suoi occhi scuri nei miei, alzando la voce e muovendosi agitato, cercando di convincermi anche con i gesti. Cristo, sto trasmettendo la mia ansia anche a lui e non voglio: non può stare male per me.
«Lo so, lo so, hai ragione. Però è giusto parlarne, ci aspettano momenti difficili» rispondo a bassa voce, leggermente mortificata dalla situazione. Non voglio essere paranoica o negativa, volevo solo discutere di un mio pensiero che, piacevole o meno, è realistico.
«Lo so bene. Forse non dureremo, hai ragione, siamo due persone che cercano cose diverse dalla vita. Però vediamo come va e basta, io non mi pentirò mai di questi mesi con te, mai» sussurra tenendomi stretta. Mi bacia i capelli, accarezzandoli e prendendomi in braccio, facendomi appoggiare sul divano per calmarmi.
«Nemmeno io mi pento di un cazzo, questo lo devi capire bene. Ti ricorderò fino al giorno in cui muoio, senza te non sarei nulla, lo sai» controbatto a tono, spaventata che possa pensare che non lo ami quanto faccia lui. Se sono sicura di qualcosa è che porterò Luca dentro al mio cuore per l'eternità, qualsiasi cosa accada.
Lo abbraccio, buttandomi letteralmente addosso al suo petto, costringendolo a fare qualche passo indietro per l'impatto. Lo stringo fino a stritolarlo, rimanendo così per diversi minuti, uno nella pelle dell'altro.
«È l'unica cosa che importa amore, se sei felice di quello che siamo stati allora non ci sono problemi. Io ringrazio Dio ogni giorno per aver fatto quel live all'Andromeda e averti aiutata mentre stavi per svenire. Già lo sentivo che eri speciale, giuro, già lo avevo capito». Continua a sussurrare parole dolci al mio orecchio, mentre mi accarezza la schiena su e giù e mi muove da destra a sinistra per cullarmi.
Mi fermo, come illuminata dalla frase che ha appena detto, ricordando il nostro improbabile primo incontro. «Io quella sera ero incazzatissima, però non ho smesso di pensarti tutta notte» rido, ricordando tutte le chiacchierate con Sofia su di lui. E pensare che è stato tutto merito di Alessandro.
Mi stacco, totalmente presa dai ricordi e dai pensieri, iniziando a sviluppare una bizzarra idea nella testa. Afferro il mio cappotto nero della North Face e lancio a Plaza il suo, per poi infilarmi le scarpe di fretta e digitare nervosamente sul mio cellulare.
«Lu! Io non voglio dimenticare e tu nemmeno, giusto? Bene, andiamo, voglio farmi un tatuaggio insieme a te. Andromeda è una costellazione, voglio farmela sul braccio» esulto ad occhi spalancati, presa dall'adrenalina. Il ragazzo mi guarda sconcertato, forse non aspettandosi questa decisione, ma sorridendo in assenso, felice della cosa.
«Sei pazza, cazzo. Ma dove pensi di andare a quest'ora?» chiede sghignazzando, probabilmente credendo davvero che io sia una folle. E in effetti non ha tutti i torti, visto il mio muovermi avanti e indietro presa dell'allegria.
«Conosco uno bravo che se glielo chiedo ce lo fa anche ora. Dai, andiamo, l'hai detto tu di vivere il momento» esclamo, afferrando le chiavi di casa. Ne ho già qualcuno di tatuaggio e li adoro, non mi spaventa farne un altro, anche se deciso così all'improvviso.
«Va bene, va bene, lo faccio insieme a te. Scriviamoci sotto "Look back ai it" però, che così viene una figata» mi interrompe Luca, convincendosi a seguirmi. Afferra le sue cose e si infila giacca e scarpe, aprendomi la porta per uscire di casa.
«Come la tua canzone che sta per uscire? Ma non me l'hai fatta manco ascoltare, magari mi fa schifo» lo sfotto, non capendo perché voglia aggiungere queste parole al tatuaggio. Entriamo in ascensore, quindi afferro in cellulare e avviso il mio amico che stiamo per arrivare, così che possa preparare tutto il necessario.
«Tu fidati di me» risponde secco, cercando di nascondere invano un sorrisetto furbo che evidenzia le sue fossette. Mi bacia la fronte, portando i miei capelli dietro l'orecchio e chiudendomi la giacca, come un padre con la propria bimba.
«Grazie papino» lo provoco, sfottendolo un po', scoppiando a ridere nel vedere la sua espressione sorpresa. Mi giro ed esco dall'ascensore, sentendo poco dopo una pacca sul sedere e successivamente un braccio circondarmi le spalle.
Se potessi, il tatuaggio lo farei sul cuore e ci scriverei il suo nome.
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Baby tu non ci pensare💭 ||Capo Plaza
FanficArianna Castelli, ricca diciottenne milanese annoiata dal mondo e dalla sua monotonia, in una notte di follia incontra il giovane trapper emergente Capo Plaza, nome d'arte di Luca d'Orso, durante un suo concerto. Da quella sera, i due non riescono a...