Mi stringo nel mio maglioncino nero mentre aspetto che Alessandro mi raggiunga all'entrata dell'Andromeda. Spengo a terra ciò che rimane del mio ennesimo spinello ed accendo il telefono, faticando a leggere sullo schermo a causa della mia vista totalmente offuscata. Per passare il tempo, entro su Instagram a guardare il post che ho caricato un paio d'ore prima con l'outfit per la serata.
aricastelli
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@aricastelli non avere niente é tutto #nisida
@sofibianchi 😍😍
➡@aricastelli la prossima volta devi venire anche tu!«Eccomi» esclama Ale alle mie spalle, mentre mi porge una bottiglia di vodka alla pesca e beve da quella del rum. Sono troppo fatta per rendermi conto della cazzata che sto facendo, quindi apro la bottiglia ed inizio a bere a goccia.
Entriamo quasi subito, prendendo posto il prima fila, appoggiati sulla transenna di fronte al palco. Il mix di alcol ed erba inizia a salirmi ed io mi pento di aver unito due cose che insieme sono letali. Mi guardo intorno e noto che il locale è ben più affollato di ciò che le norme di sicurezza permettono, chiudendo qualsiasi via di fuga. Sospiro e inizio a ballare nel piccolo spazio che mi è concesso, cercando di mantenere una certa dignità e muovendo i fianchi più lentamente di quanto vorrei.
Alessandro mi lancia un'occhiata storta, non so se perché sono completamente andata o se è geloso che altri mi guardino. «È tutto okay?» biascico leggermente, avvolgendo le mie braccia attorno al suo petto tonico.
«È che mi sembri troppo su di giri, perfino per te». Mi zittisco, cercando di comprendere la sua frase e mi rendo conto che ha ragione, visto che mi ci vuole un intero minuto prima di capire il senso delle sue parole. Dovrei uscire, prendere aria, mettermi due dita in bocca e vomitare, ma qui c'è troppa gente per potersi muovere e io tengo troppo a questo concerto.
Le luci si abbassano e dalla folla si alza un boato enorme: sento l'adrenalina percorrermi tutto il corpo, regalandomi una sensazione che non sentivo da tempo. Le gambe mi tremano ed io mi aggrappo alla transenna mentre Capo Plaza fa il suo ingresso e inizia a esultare cantando Allenamento 2. È vestito con una magliettina scura e dei jeans stretti, ma non riesco a distinguere bene il suo viso. Cerco di riprendermi e cantare insieme agli altri, nonostante la mia testa inizi ad avere dei vuoti, black out totali di coscienza. Non ragiono più, cazzo.
Inizio a saltare più che posso, mi agito, urlo e mi dimeno per cercare di farmi notare dal cantante davanti a me, mentre un'onda di energia ed estasi si impadronisce di me. Sono imbarazzante in ogni mio movimento, ma questo purtroppo non lo si capisce mai mentre si è fatti e sbronzi.
Parte Billets ed io mi calmo, non conoscendone bene le parole; ma è proprio fermandomi che mi rendo conto di non star bene, inizio a vedere dei puntini neri e a sudare freddo.
«Questa c ha un culo alla Cardi B, lei sta ballando si sopra di me, lei non ti vuole a me dice oui»
Plaza esulta saltando sul placo e indicando con il braccio verso di me, dedicandomi quei versi dopo aver notato il mio cambio di umore. Sono riuscita a farmi vedere totalmente andata perfino da lui. Gran bella figura di merda, Arianna.
Sorrido imbarazzata, mentre ritorna l'adrenalina nel sentire l'inizio di Tesla e continuo la mia danza frenetica, schiava di sostanze che mi stanno divorando. Nel giro di qualche secondo però, l'aria inizia a mancarmi a causa della moltitudine di persone che mi spingono e mi schiacciano verso le transenne, cosi mi accascio sopra di esse.
Sento Ale urlare e dimenarsi in preda al panico, mentre le braccia di un bodyguard afferrano il mio corpicino minuto per farmi scavalcare il parapetto.
«Vi supplico, non chiamate ambulanze se non é veramente un'emergenza. I suoi la ammazzano se scoprono com'è ridotta» sono le uniche parole che riesco a percepire, mentre sento che la musica continua senza che nessuno ci canti sopra. Gli addetti alla sicurezza iniziano a discutere con il mio amico, perché vogliono giustamente chiamare i soccorsi, ma vengono interrotti da un secco «Che succede qui?» di una voce sconosciuta e allo stesso tempo familiare. «Il giovanotto non vuole chiamare il 118 perché la ragazza ha fatto uso di sostanze illegali, ma non possiamo lasciarla qui così».
Nel mentre, io ho un altro collasso e inizio a sentirmi veramente una merda, appoggiandomi totalmente al bodyguard che mi ha soccorso poco prima. Le ultime parole che riesco a distinguere sono «Bel fidanzato eh. Portatela nel backstage, c'é il mio medico, affidatela a lui, poi vediamo cosa fare».***
Mi risveglio su un lettino scomodo nel bel mezzo di una stanza bianca e scarna: mi tiro su di colpo, non riuscendo a riconoscere il luogo. Sento che il mio corpo ha sudato parecchio, eppure tremo dal freddo, quindi attiro a me la coperta che si trova ai miei piedi.
«La ragazzina si è svegliata, ma buongiorno» esulta un uomo sulla quarantina con addosso un camice bianco, sorridendomi in modo affettuoso. Dietro di lui, vedo spuntare gli occhi di diversi ragazzi che mi guardano divertiti e curiosi. «E voi chi cazzo siete?» sputo acida, cercando di nascondere il mio timore per quello che può essere successo. Ricordo solo di essere entrata all'Andromeda e di aver ballato e bevuto con Alessandro. Ma si può sapere dove cazzo è finito?
«Ah però, gentile la pariolina milanese, le salviamo il culo e manco ci ringrazia» commenta una voce divertita, nella quale noto anche una punta di fastidio. Fa il suo ingresso un ragazzo dagli occhi scuri e i capelli molto corti, esageratamente smilzo e con l'aria da tamarro. Sbianco nel riconoscere in tutto il suo splendore Capo Plaza davanti a me. Indossa un paio di occhiali da vista buffi e le sue labbra sono ben più carnose di come appaiono nelle foto. Qualcuno me lo poteva pure dire che era così bello da vicino, cazzo. «Magari la prossima volta vieni al mio concerto per ascoltarmi e non per farti ammerda e scomodare tutti, grazie».
Rimango interdetta da tale acidità e cerco di ricompormi, alzandomi e prendendo la mia roba. Alcol ed erba però, circolano ancora nel mio sangue, e non posso fare a meno di sentirmi ancora su di giri. Barcollo, ma subito un ragazzo dagli occhi chiari, che presumo essere Ava, il produttore del trapper, mi sorregge. «Dai Luca, come se tu non lo avessi mai fatto» mi difende il mio nuovo amico, al quale dedico un cenno di gratitudine. Lo sguardo di disprezzo che Plaza ha nei miei confronti mi ferisce più del dovuto, forse perchè immaginavo una persona ben diversa da quella che ho davanti.
Ringrazio velocemente tutti quanti e scappo via da quella stanza diventata soffocante, riconoscendo Ale alla fine di una rampa di scale e correndo da lui. Nel mentre però, la stessa voce che prima mi aveva offeso, mi ferma «Comunque cara figlia di papà, abbi più rispetto per chi lavora, non tutti hanno papino che paga tutto».
Divento ghiaccio nel sentire la cattiveria di quella frase, e mi giro lentamente sullo scalino, per poi salire di qualche gradino.
«Ma si può sapere che cazzo vuoi? Se ora ti fai i live é perché le figlie di papà come me pagano per vederti» rispondo a tono, sentendo tornare l'adrenalina di poche ore prima. Lo guardo dritta negli occhi, cercando di sfidarlo, ma trovando solo un muro di indifferenza.
«Tu non sai un cazzo del blocco, della vita in periferia. Sparisci, che le parioline sono buone solo a svuotare le palle». Boccheggio sorpresa, non capendo quanto lui possa essere su di giri e quanto invece sia solo un povero stronzo. Più sono belli e più sono infami, è una regola ormai.
«Ma vaffanculo. Tempo un anno e torni a fare lo spaccino con i 15enni. A mai più». Lo vedo tentennare, probabilmente non aspettandosi tale cattiveria, ma subito sfodera un sorrisetto strafottente, accendendosi una mista. «Tesoro, almeno la mia è roba buona, non come quella del tuo fidanzato. Vuoi provarla?» mi canzona porgendomi la canna per farmela fumare, e non posso fare a meno di coglierne il doppio senso. Mi volto e prendo violentemente il braccio di Ale, che ha ascoltato tutto ed è sbigottito quanto me, pregandolo di portarmi immediatamente a casa sua, esausta della situazione. Non era esattamente così che immaginavo questa serata.
«Fossi in te non starei con uno che non voleva chiamare l'ambulanza nonostante fossi mezza morta. Buonanotte baby» mi saluta con la mano Plaza, sfottendomi.
Ma pigliatela in culo, stronzo. Io non so nulla di te e tu non sai nulla di me.
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Baby tu non ci pensare💭 ||Capo Plaza
FanfictionArianna Castelli, ricca diciottenne milanese annoiata dal mondo e dalla sua monotonia, in una notte di follia incontra il giovane trapper emergente Capo Plaza, nome d'arte di Luca d'Orso, durante un suo concerto. Da quella sera, i due non riescono a...