Luca ed io ci stacchiamo esausti e accaldati, abbandonandoci sui cuscini del divano in pelle nel salotto di casa sua. È da giorni che continuiamo a vederci, non facendo altro che scopare e stuzzicarci a vicenda, e mi sento in paradiso. Tra noi c'è una chimica assurda, ogni volta che mi sfiora sento scariche elettriche lungo tutto il corpo.
«Mi porti una birraa» mi implora facendo il labbruccio, mentre mi alzo per dirigermi verso il frigorifero, coprendomi con la sua maglietta. «Che culo a mandolino» commenta con tono malizioso, guadagnandosi un dito medio da parte mia. Proprio non ce la fa a non fare battute riferite alle sue canzoni, è esageratamente egocentrico.
Afferro due Tennet's e ritorno verso il divano, dove trovo Capo Plaza in tutto il suo splendore, a petto nudo con degli skinny jeans slacciati. Se ne sta a testa in giù mentre canticchia delle canzoni trap francesi e armeggia con il mio telefono.
Si beh, lui ha un concetto di privacy un po' a sè. Non che controlli quello che faccio, ma ogni volta che non ha voglia di cercare il suo iphone, usa il mio. Ancora non ho capito se è pigro o se è una scusa per vedere se Alessandro o altri mi scrivono. Comunque a me non interessa, non ho nulla da nascondere o giustificare, tanto meno a lui.
Mi siedo e avvicino a me il tavolino in vetro, prendendo un filtro, una cartina e dell'erba pura che Luca riesce a procurarsi in modi a me oscuri. È buona quanto quella di Amsterdam, non so come sia possibile: aveva ragione la sera del suo concerto a dire che fumavo merda.
Tengo il filtro in bocca e giro la canna, per poi chiuderla velocemente, facendola rimanere tutta storta. Va beh, l'importante è l'aspetto interiore, no? Me la porto alle labbra e la accendo, ritenendomi molto soddisfatta di averla fatta così lunga senza commettere grandi disastri. Mi rilasso, appoggiandomi allo schienale del divano, aspettando che l'erba faccia il suo magico effetto.
«Che fai?» domando dopo poco, leggermente infastidita dall'atteggiamento di Luca, che continua a usare il mio cellulare e non mi degna nemmeno di uno sguardo. Mi lancia un occhiata divertita, facendomi irritare ancora di più, per poi porgermi il telefono. «Visto che dici sempre che sono stronzo, guarda cosa faccio quando dormi» sussurra, prima di stamparmi un bacio sulle labbra e rubarmi la canna che avevo in mano. Lo insulto, avendo fatto solo due tiri, e cerco di riprenderla, ma lui è più veloce di me e la porta troppo in alto per le mie braccia.
Arresa, osservo il mio iphone, sorpresa nel trovare una sua instagram story sul mio account:aricastelli
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Se fosse stato un ragazzo normale non me ne sarebbe fregato nulla, ma essendo un cantante famoso, non è un gesto da poco. «Le tue fan impazziranno, lo sai vero?» gli ricordo, avendo notato che qualche sua fanpage mi segue su Instagram.
Lui sorride, pizzicandomi le gote, per poi baciarmi la fronte, come si fa con i bambini quando fanno tenerezza. Chiudo gli occhi, godendomi questi suoi piccoli gesti, che forse per me non sono poi così piccoli.
«Potrebbe essere chiunque dai, si vede poco. Almeno abbiamo un ricordo» commenta, aspirando dallo spinello che ho girato poco tempo prima. «Devo insegnarti a fare le canne decentemente» aggiunge sfottendomi, per poi dissetarsi con la birra che si è fatto portare. Fregno e bastardo, eh.
«Sono già bella, simpatica e brava a scopare, non posso mica saperle pure girare dritte» rispondo scherzosa, spostandomi i capelli in modo vanitoso. Mi piace provocarlo e mantenere sempre un'atmosfera allegra tra noi, posso solo immaginare quanto deve essere stressante fare il suo lavoro. Non è facile farsi spazio nel mondo della musica, pieno di squali pronti a divorarti per una manciata di soldi. Almeno a casa è un suo diritto potersi svagare e stare sereno.
«Su questo ho qualche dubbio» mi prende per il culo, attirandomi a sè per potermi baciare. Mi metto a cavalcioni su di lui, appoggiandomi al suo bacino e strusciandomi lentamente, leccandogli l'orecchio con la punta della lingua. Lo sento sospirare, mentre mi afferra i fianchi, per poi fare il cane bastonato «scherzavo dai, mostrami quanto sei brava». Mi piace vederlo sottomesso, fa ridere ridurlo così, quando invece nelle canzoni fa l'invincibile gangster spezzacuori.
Mi stacco da lui, alzandomi dal divano e spostandomi in un'altra stanza, dove prendo il necessario per farlo lavorare. «Oh ma lo sai che sei stronza?» mi urla dietro Luca, lanciandomi addosso, con scarso successo, il mio reggiseno. Quanto è bello quando si scazza?
«Dai, devi finire di scrivere le canzoni, lo sai che le vogliono pronte entro poco» lo richiamo al suo dovere, mentre gli consegno carta e penna e mi accoccolo sul suo petto.
I suoi appunti sono tutti confusi, scarabocchiati, fatico molto a comprendere ciò che scrive, ma poco importa, visto che non vuole essere disturbato. Lo osservo, mentre è impegnato ad appuntarsi le idee e ha il viso corrucciato, con la lingua leggermente di fuori e i muscoli tesi.
Sorrido, ammaliata nel vederlo nel suo mondo: fare musica. Se imparasse a guardarsi come lo guardo io, probabilmente imparerebbe ad avere molta più fiducia in sè e in quello che fa. Dopotutto, sono ancora una sua fan.
«È solo scoparci, vero?» domando dopo qualche minuto, pentendomi subito dopo del mio essere così diretta. Sono consapevole di essere solo una distrazione e iniziare a rompere non farà altro che allontanarlo da me. Eppure ho bisogno di sapere cosa gli passa per la testa.
È che pensavo fosse solo una voglia, invece ora lo guardo e mi rendo conto che non voglio perderlo. Voglio che sia mio, non di altre, voglio vivermelo, anche nei momenti no, anche quando sta male. Non sono più sicura di volere una cosa fisica che durerà massimo un mese. Forse sogno di più.
Ricambia il mio sguardo, un po' confuso da quella domanda che nessuno dei due aveva mai osato fare all'altro. Mi accarezza i capelli, probabilmente intenerito; «non lo so, davvero» confessa dopo poco, «però mi stai dando l'ispirazione per questo pezzo». Sorrido istintivamente, avvicinandomi a lui per poter provare a leggere ciò che sta scrivendo.
«Baby vieni solo con me? Seriamente? E chi te lo dice scusa?» commento ironica, cercando di farlo ingelosire, ma con scarso risultato. «Nessuno è come me, lo sai» si vaneggia, pizzicandomi il braccio e accendendosi un'altra canna.
«Ci credi tanto nella musica, eh? Vorrei avere anche io una passione così» sposto la conversazione su qualcosa di più intimo, volendolo conoscere in tutto. Sbuffa, quasi contrario alla mia frase «avere un sogno significa avere anche tante paure. Fidati, sei fortunata ad essere così come sei».
Rimango in silenzio per un po', cercando di comprendere quelle parole nel loro significato più profondo. Non mi aspettavo di certo una risposta del genere, anzi, di solito quelli come lui incoraggiano sempre i sognatori. Mi sorprende vederlo così negativo.
«Lù, di che hai paura?».
Mi guarda, probabilmente valutando se essere sincero o meno con me. E impazzisco. Perchè voglio che si apra, che mi dica tutto, che si fidi ciecamente. Aspetto una sua risposta, e nel mentre ho la guerra nello stomaco.
«Di tornare da dove sono partito, nelle popolari di Salerno. Che ne sai che la trap non è una moda? Che i miei fans domani si sveglino e diventino haters? La gente cambia idea in fretta». Ha detto la verità, glielo leggo negli occhi, e il mio cuore impazzisce nel rendersi conto che in fondo, si fida, e mi rispetta.
Penso bene a cosa dire, volendo calibrare ogni mia singola parola, consapevole che potrebbe ferirlo o consolarlo. «Non puoi mai sapere nulla. Magari sparisci, magari diventi come Jay-Z. Non penso che la trap sia solo moda, è da un bel po' che gira ormai». Lo penso davvero, non è solo cercare di tirargli su il morale, ci credo sul serio in quello che fa.
Fa una smorfia tenera, mentre mi accarezza la schiena, «lo so, anche io non penso che sia una cosa passeggera. Però che ne sappiamo? Magari la trap rimane ma io no, divento uno dei tanti» continua fissando il vuoto. Glielo leggo in faccia che la questione lo preoccupa realmente, e vederlo così indifeso me lo fa vedere sotto un'altra luce. È agnello e leone allo stesso tempo.
«Non ti so rispondere, però ti posso dire che nonostante le mode, io continuerei ad ascoltarti, giuro». Uso un tono infantile, facendo gli occhi dolci, sperando veramente che le mie parole possano farlo stare meglio. Fargli pesare meno il fardello di chi fa arte e ha paura di non riuscire a trasmetterla.
Mi sorride, non convinto del tutto, per poi passarmi la canna, chiudendo un discorso che non avrebbe voluto nemmeno aprire.
Il pomeriggio passa così, uno attaccato all'altro, a fumare insieme. Come due amici. Come due che si vogliono bene sul serio.
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Baby tu non ci pensare💭 ||Capo Plaza
FanfictionArianna Castelli, ricca diciottenne milanese annoiata dal mondo e dalla sua monotonia, in una notte di follia incontra il giovane trapper emergente Capo Plaza, nome d'arte di Luca d'Orso, durante un suo concerto. Da quella sera, i due non riescono a...