Diciannove

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Sistemo le ultime magliette che rimangono nella mia valigia nel cassetto della camera degli ospiti di casa di Luca. Non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo posto, ma ne sono grata perché anche se ovviamente dormirò con il mio ragazzo, ho tutto lo spazio necessario per le mie cose. Chiudo l'armadio e sistemo i bagagli vuoti in un angolo, per poi scendere al piano di sotto per fumare un po', visto che ho realmente bisogno di rilassarmi.
Raggiungo il bong e mi accomodo sul divano, sentendomi a mio agio quasi come se fosse casa mia. Intercetto gli occhi di Luca che mi osservano dal terrazzo dove sta prendendo un po' d'aria fresca, dato il caldo di fine luglio.
Gli sorrido gentilmente, un po' imbarazzata dalla mia presenza non prevista in casa sua. Sono la sua ragazza, è vero, ma non so per certo se lui sia contento o meno di avermi tra i piedi.
Quasi come a leggermi nel pensiero, rientra i casa e si avvicina a me, sdraiandosi sul divano e appoggiando la testa sul mio ventre. D'istinto, lascio il bong sul tavolino e inizio ad accarezzargli i capelli, preferendo dargli attenzioni a qualsiasi altra cosa.
«A che pensi?» mi chiede qualche minuto dopo, mentre si stiracchia e si rilassa sotto il mio tocco delicato. Mi lancia un'occhiata furba, mentre aspetta una mia risposta, come se realmente fosse interessato a capire cosa mi passa per la testa.
«Che non voglio fare la mantenuta in casa tua. Devo trovare qualcosa da fare e cercare un monolocale che mi posso permettere» sospiro, preoccupata per il mio futuro. Sono sempre stata abituata al lusso, alla comodità, all'avere tutto ciò che desideravo: non è facile fare i conti con questa nuova vita. Non sono una che spreca soldi o vuole vivere nell'oro, però non avrei mai pensato di ritrovarmi in queste condizioni, senza un tetto sicuro in cui stare.
«Oddio, ancora con 'sto discorso. Ti ho detto che ti voglio qui con me, non ha senso vivere da solo in questa casa mentre la mia tipa vive da sola in un'altra. Rilassati e basta, mi posso permettere di mantenerne almeno 100 di fidanzate». Luca si atteggia, pizzicandomi le guance, per poi alzarsi con il busto ed abbracciarmi.
Gli credo. So che lui mi vuole in casa sua, che apprezza la mia compagnia, che a modo suo è innamorato quanto me. Ma non posso vivere sul guadagno di un'altra persona che, in più, potrebbe lasciarmi da un giorno all'altro e abbandonarmi per strada.
«Posso anche rimanere qui, in fondo hai ragione, non ha senso stare divisi. Ma comunque devo trovare un lavoro, voglio dividere tutte le spese e contribuire, non mi interessa se non sei d'accordo». Penso sia un buon compromesso, anche se so bene che il mio stipendio difficilmente raggiungerà il suo. Però l'importante è il concetto: io non dipendo economicamente da lui.
Luca sbuffa, annoiato dai miei soliti discorsi sull'uguaglianza di genere che ormai è obbligato ad ascoltare ogni volta che ci vediamo. Capisco che lo veda come un mondo lontano, ma credo veramente che sia importante che lui e i suoi colleghi inizino a cambiare mentalità. La trap italiana è troppo maschilista, non mi piace il messaggio che dà ai ragazzini.
«Un'idea ce l'ho. Posso dirtela oppure accettare un lavoro che ti ha proposto il tuo ragazzo offende il tuo onore di donna indipendente?» mi sfotte Luca, alleggerendo la situazione. Mi lancia uno sguardo malizioso, sapendo che nulla mi fa incazzare più delle battutine di questo tipo. È proprio un coglione, si diverte con poco.
«Per l'amor di Dio, dimmi. Ma sappi che già che lo consigli tu non mi convince» rispondo a tono, non volendo fare la solita parte della raccomandata. Sto con Luca perché lo amo, non perché è ricco e famoso, ma ho paura che questo la gente non lo capisca, che veda del marcio anche dove non c'è.
Non me ne è mai fregato nulla dell'opinione altrui, ma ora è inevitabile. Sono fidanzata con un personaggio pubblico, i suoi fan mi osservano, mi studiano, cercano di capire chi sono. Come faccio a fottermene? Sono loro che comprano i CD e i biglietti per i live, non posso mandarli a fanculo e basta.
«Allo studio di registrazione della Sto cercano qualcuno che si occupi di scartoffie e di editing dei testi delle canzoni. Tu hai fatto il classico quindi le competenze le hai. E poi serve una persona di fiducia, che non sputtani gli inediti in giro e cose così, e tu lo sei». Mi guarda facendo gli occhioni e gesticolando, tentando in tutti i modi di convincermi.
«Non lo so Lù, se poi non sono all'altezza?» domando dubbiosa, pensando che effettivamente non ho mai lavorato nel campo della musica. Ho fatto qualche progetto di scrittura e editing, ma un testo in prosa e un brano musicale sono due mondi opposti, anche se ammetto di essere parecchio affascinata da questa proposta. Ascolto ogni tipo di musica fin da quando sono piccola e ho un buon orecchio, forse questa potrebbe essere la mia strada.
«Amo, lo sei, so che sei in grado di farlo. E poi verresti a lavoro con me, ci vedremmo durante il giorno, potremmo scopare nello sgabuzzino della Sto, vuoi mettere?» scoppia a ridere, divertito dalla sua stessa battuta. Lo uccido con lo sguardo, seguendolo a ruota dopo poco, scuotendo la testa per la sua stupidità.
Gli sorrido di rimando per tranquillizzarlo, anche se in realtà la mia paura è proprio quella: vedersi ogni giorno sia a lavoro che a casa. Nel caso dovessimo litigare o lasciarci, dovrei per forza licenziarmi se non volessi più vederlo. Anche se non mi sta raccomandando, so per certo che se dovesse succedere una qualsiasi cosa, ci troveremmo nei fastidi a lavorare per la stessa casa discografica, come normale che sia.
Però cerco di mettere da parte l'orgoglio e i timori, riconoscendo che non sono nelle condizioni di poter decidere di molto cosa fare. Ho bisogno di soldi e mi è stato offerto un lavoro che mi piace e che non mi sottomette al mio ragazzo, visto che lavoreremmo in aree diverse, è da pazzi rifiutarlo a prescindere.
«Va bene, lunedì vado a informarmi meglio dai» sbuffo, chiudendo il discorso. Ci devo riflettere ancora un pochino, valutandone bene i pro e i contro, perché è una scelta che potrebbe condizionare il mio futuro.
Faccio per alzarmi, volendo finire di riordinare la mia roba, ma la mano di Luca mi frena, tenendomi il polso e non lasciandomi alzare dal divano. Mi si avvicina, posizionandosi sopra di me e facendomi il solletico sul ventre, divertendosi come un bimbo al luna park.
«Ooh, dove pensi di andare» sussurra con una voce particolarmente maliziosa, mentre fatica a trattenere il sorriso. Mi bacia il collo lentamente, per poi buttarsi sulle mie labbra come se non le baciasse da anni. Sento il peso del suo corpo sul mio mentre si fa trascinare dalla passione e tenta di sfilarmi la maglietta.
«No Lù, tra meno di mezz'ora arriva Ava per sistemare il pezzo con la dpg» lo fermo, volendo evitare scene imbarazzanti con il suo migliore amico. Non mi sembra proprio il caso.
«Eddai, lo facciamo aspettare un po' fuori dalla porta, mica si offende. E poi ormai il testo è pronto, è una bella trappata peso, ti dico solo che Tony la vuole chiamare Gang Shit». Si mette a ridere, probabilmente pensando ai suoi cari amici romani che si divertono sempre ad avere idee trash.
«Dai, non farti distrarre. I tuoi fan mi uccidono se per colpa mia non fai uscire belle canzoni» commento, avendo veramente timore che Luca possa non essere abbastanza concentrato. Mi sposto da sotto di lui spingendolo delicatamente indietro e mi alzo dal divano, scoprendomi dispiaciuta che Ava debba arrivare proprio questo pomeriggio.
«Uff, perché devi fare la santarellina proprio ora che sto smattando di voglia» sbotta con un sorrisino furbo, cercando di nascondere la leggera delusione. Forse sono stata un po' troppo brusca, ma cosa posso fare se il suo produttore sta per arrivare?
Luca impreca, non riuscendo a trattenere il nervosismo, per poi accomodarsi meglio sul divano in pelle nera, tenendo fisso lo sguardo su di me. Sposta lentamente il braccio verso il suo membro, accarezzandolo da sopra i pantaloni.
«Non me ne frega un cazzo, sto impazzendo, me la risolvo così» borbotta, come a volersi giustificare di una cosa normalissima. A volte mi sembra un ragazzino innocente, che vuole apparire perfetto ai miei occhi, solo che per me lui è già fantastico così com'è.
Scoppio a ridere, divertita dalla situazione per poi avvicinarmi lentamente al divano, mentre lego i capelli in una coda disordinata. Mi piego sulle mie ginocchia, facendo allargare le gambe a Luca e posizionandomi tra di esse. Vedo i suoi occhi completamente scuri, lussuriosi e gioiosi, probabilmente immaginandosi il significato della mia posizione.
«Tesoro, tu non mi conosci» sussurro con tono ironicamente sexy, prima di sfilargli la costosa cintura di Gucci che porta in vita. Con il suo aiuto sfilo anche i pantaloni e i boxer, per poi avvicinarmi al suo sesso lentamente, pronta a fargli provare piacere con la mia bocca. Spero solo che Ava sia in ritardo di qualche minuto, o che Luca oggi soffra di eiaculazione precoce.

Baby tu non ci pensare💭 ||Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora