Nove

3.2K 92 14
                                    

Spengo la tv, annoiata di dover stare in una casa non mia tutta sola, mentre aspetto che Luca torni da un pranzo di lavoro. Voglio fargli una sorpresa, per stare un po' con lui, perché da settimana prossima sarebbe meglio che io non balzassi troppi giorni di scuola, visto che la maturità si avvicina.
Inoltre l'altro giorno ho origliato una sua conversazione al telefono, e a quanto pare tra poco partirà con il tour per un paio di mesi. Mi ha ferito che non me ne abbia parlato, ma io non so come affrontare la questione senza ammettere di averlo spiato.
Mi accendo una canna, mentre fisso il soffitto e penso a cosa potrei cucinargli per merenda: vorrei che fosse una giornata carina, come se fossimo due fidanzati. So bene che non lo siamo, ma vorrei veramente iniziare a sapere qualcosa in più su di lui.
Senza che io me ne accorga, la porta d'ingresso si apre di colpo, facendomi sussultare. «Cristo, mi sono presa un infarto» urlo infuriata, convinta di trovare Luca sull'uscio di casa sua. Mi alzo e corro verso l'ingresso, indecisa se insultarlo o saltargli subito addosso.
Mi fermo di colpo, trovando davanti a me un ragazzo parecchio alto e smilzo, con dei dread rossi e gialli e una faccia da vero rimasto. Drefgold, come non riconoscerlo: lo ascolto poco ma "Sciroppo" la so a memoria. Ci fissiamo per un po', uno terrorizzato dall'altro, cercando di capire chi cazzo abbiamo di fronte.
«Plaza, credo ci sia qualcuno in casa tua» urla alle sue spalle, sembrando veramente spaventato dalla mia presenza. Ma di solito non è la donna quella in posizione di pericolo?
Un gruppetto di ragazzi entra in casa, e io riconosco, oltre a Dref, Ava che mi saluta con un cenno della mano e Luca, che mi lancia un'occhiataccia.
Iniziano ad essere tante le volte in cui è scazzato senza motivo e se la prende con me, ed io mi sto stancando. Non so cosa ha ma non è possibile che ha sempre il broncio e non dice mai mezza parola dolce. Non sono la sua puttana e basta cazzo.
«Che ci fai qui? Dobbiamo lavorare» mi dice nell'orecchio a bassa voce, tentando invano di non farsi sentire dagli altri che, però, capiscono. Me ne sto zitta, non capendo perché la mia presenza sia un problema, soprattutto visto che sono disposta a farmi i cavoli miei e non impicciarmi nelle loro cose.
«Ma fa niente dai, magari ci aiuta pure. Io sono Drefgold, o Elia, come vuoi» mi porge la mano il ragazzo dai capelli bizzarri, sorridendomi gentilmente. In pratica in questa stanza sto simpatica a tutti tranne che a Plaza, ottimo. Stringo la mano a mia volta, contenta che qualcuno mi consideri, finché il momento di calma non viene rovinato.
«No, non fa per lei. Dai Arianna, torna a casa tua, ci vediamo domani, se riesco».
Luca mi porge la mia borsa e la  giacca, mentre mi accompagna alla porta sotto gli sguardi imbarazzati e sbigottiti dei suoi amici. Lo guardo in faccia, cercando di capire perché deve essere sempre così stronzo, ma non trovo risposta, solo il nero dei suoi occhi.
Prendo le mie cose e me ne vado in silenzio, rassegnata al fatto che non mi tratterà mai come merito. Cerco di farmene una ragione: questo è ciò che lui ha da offrire, sesso e poco più. Sta a me decidere se continuare ad accettare o meno, e francamente, inizio ad essere stanca.

***
«Non so più cosa pensare ti giuro, ieri volevo sotterrarmi, mi ha fatto vergognare davanti agli altri!!» spiego a Sofia, mentre siamo in coda davanti alle macchinette della scuola. Sento parecchi sguardi addosso, soprattutto dalle primine, e solo ora mi rendo conto che pure a scuola è girata la voce di me e Luca. Fanculo le pagine di gossip, andrà a finire che lo scopriranno pure i miei.
«Non lo so, non lo capisco. Ti tratta come se fossi solo una scopata, però continua a volerti vedere e non se ne cerca una nuova. È stronzo e basta».
Sbuffo, sentendo che la mia amica la pensa come me, e che quindi le mie non sono stupide paranoie. Speravo mi dicesse che il suo comportamento è assolutamente normale e che probabilmente si sta innamorando di me. Lo so, mi piace sognare.
«Però promettimi che se la cosa va oltre il limite, lo molli e basta, anche se è famoso, bello e tutto il resto. Se ci stai più male che bene, scaricalo Ari» mi consola Sofi, parlandomi come mai aveva fatto in vita sua. Probabilmente le mie numerose assenze a scuola e la faccia sempre smorta per le poche ore di sonno l'hanno fatta allarmare. Le sorrido, cercando di tranquillizzarla: da fuori sembra chissà che cosa, ma sto bene, lo giuro.
Il mio cellulare vibra, così gli do un'occhiata, annoiata dal sentirmi al centro dell'attenzione di quel corridoio.

7 messaggi da Alessandro

Arianna ti prego

Mi dispiace veramente

Non so più come chiederti scusa

Non mi frega di tornare a scopare o tutto il resto

Però non perdiamoci di vista cazzo, non possiamo smettere di parlarci così

Ci conosciamo da una vita, lo sai

Arianna ti supplico parliamone, insultami, fa qualcosa.

Subito lo spengo, scocciata dagli ennesimi messaggi tutti uguali di Ale. Sofia mi guarda interrogativa, così le faccio leggere velocemente la chat piena di visualizzati senza risposta.
«Lo sai che non puoi evitarlo a vita, vero?» commenta, trovandosi d'accordo con ciò che Alessandro dice. Non si infamano anni di amicizia per una discussione, anche se ne sono uscite parole pesanti. E lo penso anche io, ma è giusto farlo penare un po'.
«Lo so, ma ho bisogno di tempo per capire bene cosa dirgli. Ma la rabbia ormai mi è passata, anzi, quasi mi manca» confesso, prendendo il caffe dalla macchinetta e tornando in classe. Non sopporto più il vociferare delle persone, quasi come se fossi una star: dio santo, manco fossimo fidanzati!
«Basta che prima o poi gli parli. Ci sta male davvero, vuole solo sapere che non ce l'hai a morte con lui e stop. Nessun doppio fine». Le lancio un occhiata, infastidita che lei sembri più dalla parte di Ale che dalla mia. In fondo lui ha sbagliato e di tanto, mi sembra il minimo non perdonarlo subito. In questo periodo ho l'impressione che tutti ce l'abbiano con me, come se fossi la ragione di tutti i loro mali, finirò per impazzire.
«Quando ne avrò voglia» chiudo il discorso forse un po' troppo brusca, appoggiandomi al mio banco e tirando fuori i libri. Lo farò quando ne avrò il tempo, preferibilmente dopo la partenza di Luca, così da evitare possibili casini.
Mi alzo svogliata all'ingresso di quella povera stronza di fisica, che già dal modo in cui mi guarda so che ha intenzione di interrogarmi. Vorrei lanciare tutto in aria e scappare fuori da quel buco di merda di scuola, piena di gente ricca fuori e vuota dentro. Vorrei fare come cazzo mi pare per un buona volta. Correre fuori, prendere un treno e andarmene lontano da qui.
E invece respiro profondamente, mi risiedo e apro il libro, sperando di non essere chiamata. Purtroppo è la vita: non si può fare sempre come si vuole.

Baby tu non ci pensare💭 ||Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora