Entro in casa di corsa, volendomi fare una doccia calda per poi riposarmi un po', visto che in questi giorni ho fatto spesso serata in discoteca con Luca e i suoi amici. Chiudo la porta d'ingresso silenziosamente, per poi prendermi un infarto nel ritrovare i miei genitori davanti a me con visi spaventosamente seri.
«Ma si può sapere cosa stai combinando?» urla mio papà, facendomi sussultare dallo spavento. Li guardo spaesata, non capendo il nocciolo del problema, e sentendomi anche abbastanza in ansia per ciò che potrebbero sapere. E se avessi dimenticato qualche canna il camera mia? Cristo, mi ammazzerebbero.
«Potete spiegarvi per favore» rispondo cercando di mantenere la calma, anche se invano. Mia madre va in salotto e torna subito dopo con in mano una rivista di gossip che mi fa sussultare. Già so cosa sta per accadere.
«Quando avevi intenzione di dirci che stai con un rapper famoso? Hai idea di che ambiente sia quello? Oh ma chi sei diventata?». Mia mamma mi osserva con gli occhi spalancati, mentre mi sbatte in faccia la copertina di un giornale che ha trovato probabilmente dalla sua parrucchiera.
Ci siamo io e Luca che ci baciamo al suo concerto dopo che mi ha dedicato Uno squillo, e poi un riquadro con la foto del suo ultimo post instagram. Avrei dovuto immaginarlo, ma rimango comunque di sasso nel vedere la mia faccia su una rivista per pettegole. È surreale.
«Siamo i tuoi genitori, è nostro diritto sapere cosa combini» continua mio padre, agitando le braccia. La stanno prendendo troppo sul serio, come se cambiasse chissà cosa tra un Luca famoso e un Luca non famoso.
Mi dispiace non averglielo detto anche perché avrei dovuto aspettarmi che lo avrebbero saputo per altre vie e non sarebbe stato piacevole. Ma non riuscivo proprio a tirare fuori l'argomento, impaurita dalla loro possibile reazione, che difatti stanno avendo ora. Fanculo per davvero, è diciannove anni che non mi capiscono.
«Non mi sembra nulla di allarmante da dovervi avvisare. È il mio ragazzo, fine» asserisco con tono deciso ma tranquillo, per evitare che la discussione dilaghi. Faccio fatica a trattenermi però, perché è da settimane che continuiamo a litigare incessantemente per qualsiasi cosa, ed io non ce la faccio più.
«Ma stai scherzando? Hai idea del fatto che a stare con uno famoso né tu né noi avremo più una privacy?» sbotta acida mia madre, quasi come se a lei fregasse realmente qualcosa delle mie possibili foto su internet. È pure avvocato, potrebbe aiutarmi nel caso qualche pseudogiornalista oltrepassi il limite.
«E poi vogliamo parlare di chi sia? Fa trap, non sono nato ieri, so bene come gira in quell'ambiente: donne facili e droghe di tutti i tipi. Per l'amor di Dio Arianna, dimmi che tu non c'entri in queste cose» continua mio padre, con uno sguardo di delusione che mi porterò dietro una vita intera. Ma perché giudicano Luca così, senza nemmeno averlo mai incontrato? Perché per la gente deve essere sempre normale sparare cattiverie sugli altri?
«Spero di aver capito male» rispondo scandalizzata, offesa da quelle parole così dure. Mi sta dando della puttana? Di una di quelle scalatrici sociali che la danno a chiunque per ottenere qualcosa in cambio? Una che va con i vip per poi vantarsi con le amiche?
«Arianna, non prendiamoci in giro. Ti fai di qualche droga?» chiede mia mamma frenando la rabbia e mostrando un lato più che altro preoccupato. Mi dispiace che loro siano così spaventati dalla situazione, ma il problema è che hanno in testa un pregiudizio totalmente irreale. Nessuno si fa di coca o di eroina, è solo erba, è una cosa totalmente diversa.
«Ma voi state fuori, mi avete proprio rotto il cazzo» sbotto nervosa, esausta delle continue litigate che vanno avanti da diverse settimane ormai. Non ho mai avuto un ottimo rapporto con loro, ma ora sta diventando davvero insostenibile, non ce la faccio più. Sono sempre fuori per lavoro, mi lasciano spesso sola, non hanno il diritto di interessarsi solo ora della mia vita quando è anni che se ne fregano.
«Non osare parlarci con questo tono. Tu non esci più di casa, non mi fido più» asserisce mia madre incrociando le braccia, credendo realmente che io la stia ad ascoltare. È assurdo cazzo.
Non siamo nell'800, non smetto di uscire con un tipo solo perché i miei non lo apprezzano: non è il classico bravo ragazzo, lo so, ma è molto meglio dei tanti figli di papà con cui ho avuto a che fare in questi anni. E poi è facile parlare per loro, nati ricchi, non sanno manco cos'è la periferia di Salerno.
«Io voglio sapere come cazzo hai fatto a conoscerlo. Io ci lavoro con certa gente, lo so come fanno a scegliere le ragazze, non sono nato ieri. Io non ti ho educato così, a divertirsi con quelli famosi solo per i soldi. Che poi non ti sono mai mancati, anzi, quindi non ha proprio senso. Lo fai per vendicarti di noi?». Mio papà ha calmato leggermente il suo tono di voce, ma le parole sono parecchio più cattive.
Lo guardo per un po' mantenendo il silenzio, cercando di capire se stia scherzando oppure se crede davvero alle parole che ha detto. Mi sta dando della troia? È surreale che un padre lo dica alla figlia, figurarsi solo per una cosa del genere.
Lo capisco che sia una situazione strana, davvero lo capisco, anche perché chiunque sa come funzionano le cose nel mondo della musica, soprattutto quella trap. Però perché non ci sediamo ad un tavolo e non ne parliamo? Perché devono arrivare a conclusioni assurde?
Basterebbe lasciarmi spiegare e capirebbero tutto; ma no, devono sempre sputare le solite stronzate. Non ce la fanno proprio ad andare al di là del proprio naso, a capire le situazioni, ad ascoltarmi. Sempre e solo sparare sentenze su persone che nemmeno conoscono.
«Lo capisci che potrebbe compromettere il tuo futuro? Se per farti notare hai inviato a questo ragazzo o altri rapper delle tue foto intime per esempio, un giorno quando cercherai lavoro potrebbe diventare un problema» mi spiega mia madre, mantenendo quel tono da "mia figlia ha 3 anni e le devo spiegare tutto perché è scema". Bella opinione che hanno di loro figlia, davvero.
Scoppio a ridere nervosamente, allucinata da tutte le parole che sto sentendo e che mi sembrano irreali, perfino per due stronzi come loro. Mi avvio verso camera mia, intenzionata a prendere le mie cose: ho bisogno di una pausa da loro, non li sopporto più e finirò per impazzire se non cambio aria.
«Voi due non state bene. L'ho incontrato normalmente, senza giri strani. Ma mi raccomando eh, voi continuate a dire le vostre cazzate se vi fa sentire meglio» sbotto acida, per poi cercare un paio di valigie e uno zainetto. Prendo tutti i vestiti che trovo sottomano, trucchi e creme varie, ringraziandomi mentalmente per aver fatto così tanti viaggi da saper preparare i bagagli in 5 minuti.
«Ma dove pensi di andare? Da lui? Te lo vieto, ti chiudo qui dentro piuttosto» si impone mio padre cercando di bloccarmi la via d'uscita. Mia mamma si tiene la testa nelle mani con fare disperato, continuando a scuotere la testa e trattenendo gli occhi lucidi.
«Rimanere qui per cosa? Continuare a urlarmi contro come fate da mesi? Lo sappiamo tutti quanti che è meglio se me ne vado, almeno per un po'. Prima o poi torno. È meglio così, fidatevi». Mantengo la calma, usando il tono più serio e impersonale che sono in grado di fare, per non farmi prendere dalle emozioni. È giusto così, in questo momento viviamo vite troppo diverse tra loro per riuscire a riappacificarsi.
Mio padre sbuffa, consapevole che ho ragione, ma è comunque ferito dalle mie parole così dure. Si sposta dalla porta e si avvicina a mia madre, cercando di rassicurarla e lasciandomi fare come credo. Mi spiace vederli così, ma abbiamo idee sul mondo completamente diverse.
Rientro in camera, portando le mie due valigie e lo zaino fuori da casa, sperando di non essermi dimenticata nulla. Apro il baule della mia 500 nuova e carico i bagagli, per poi tornare verso l'ingresso e salutare i miei genitori.
«Ci farà bene. Potete chiamarmi in caso di bisogno» dico con tono fintamente tranquillo, mentre stringo la mia felpa tra le mani per il nervoso. Loro annuisco leggermente, poco convinti della mia scelta, per poi riprendere a insultarmi, senza però ottenere risposta.
Mi volto e mi dirigo verso la mia auto, volendo lasciare il prima possibile quella casa e quell'atmosfera troppo malinconica da sopportare. Esco dal parcheggio e metto il cellulare in vivavoce per chiamare il mio ragazzo e avvisarlo del mio arrivo improvviso a casa sua.
Normalmente avrei chiamato Sofia o Alessandro, ma sono entrambi in vacanza per il viaggio di maturità al quale io ho rinunciato all'ultimo per essere presente all'arrivo della Dark. Non mi offende che mi abbiano lasciato da sola, però in questo momento li sto odiando parecchio perché ho realmente bisogno di loro. Stasera li devo assolutamente videochiamare.
Mi spiace dover disturbare Luca, soprattutto in questi giorni in cui sta sistemando il pezzo per il featuring, ma non saprei veramente dove andare. E poi lui ha sempre insistito sull'avermi più spesso in casa, quindi non penso gli dispiaccia accogliermi per qualche settimana.
«Pronto?» interrompe i miei pensieri una voce assonnata, accompagnata da diversi versi di piacere tipici di una persona che si sta stiracchiando. Sono le due del pomeriggio, è assurdo che si sia svegliato solo ora: fortuna che doveva lavorare eh. Rido nel sentirlo così rilassato, come un bimbo appena iniziano le vacanze estive dopo un duro anno scolastico.
«Ciao, senti sto guidando e anche se sei in vivavoce non voglio distrarmi. Sto arrivando a casa tua, temo che dovrai sopportarmi per un po'» sdrammatizzo, concentrata nel non sbagliare strada, visto che a Milano le vie sono tutte uguali. Spero che la convivenza ci fortifichi e non ci uccida.
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Baby tu non ci pensare💭 ||Capo Plaza
FanficArianna Castelli, ricca diciottenne milanese annoiata dal mondo e dalla sua monotonia, in una notte di follia incontra il giovane trapper emergente Capo Plaza, nome d'arte di Luca d'Orso, durante un suo concerto. Da quella sera, i due non riescono a...